Elezioni regionali Marche: le riflessioni post voto
Le recenti elezioni regionali nelle Marche, tenutesi il 28 e 29 settembre, hanno sancito una netta vittoria per il centrodestra. Il risultato ha imposto una profonda riflessione all’opposizione, che vede nella riconferma del presidente Francesco Acquaroli anche il segnale di errori politici che dovranno essere analizzati in vista delle prossime sfide elettorali, sia a livello nazionale che locale. Qui vi riportiamo una sintesi degli interventi di Maurizio Mangialardi (Pd), Massimo Bello (FdI) e Paolo Battisti (M5S): l’AUDIO dell’intervista ai tre esponenti, in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) mercoledì 1 ottobre alle ore 20 e in replica giovedì 2 alle ore 13:10 e alle 20, e domenica 5 alle 17:10, è però disponibile anche qui grazie al lettore multimediale.
Il centrodestra dei progetti concreti
Massimo Bello, presidente del consiglio comunale nonché esponente di Fratelli d’Italia, accoglie la vittoria come la conferma dell’impegno e del buon governo degli ultimi cinque anni. Il dato elettorale, afferma, è stato estremamente chiaro, una netta vittoria determinata dalla concretezza del lavoro svolto. Secondo Bello, i temi che hanno convinto l’elettorato sono stati principalmente gli investimenti infrastrutturali, la questione sanitaria e l’utilizzo dei fondi europei. Ma la differenza è stata nella proposta: il centrodestra ha presentato un «progetto per i prossimi 5 anni» su cui ha chiesto la fiducia degli elettori per continuarlo, mentre l’obiettivo del centrosinistra sarebbe stato quello di creare una «politica contro il governo Meloni» concentrandosi su temi nazionali e internazionali, fallendo nel proporre «programmi concreti».
Il centrosinistra analizza la sconfitta
Dall’altra parte, il centrosinistra prende atto dell’esito delle urne. Maurizio Mangialardi, esponente di spicco del Partito Democratico esprime una «marcata delusione» per la proposta di Matteo Ricci, che pur essendo «innovativa e di discontinuità» rispetto al governo Acquaroli, non è stata sufficiente a convincere la base elettorale. Mangialardi riconosce una «sconfitta netta» causata anche da errori di natura politica. Il dibattito, a suo avviso, si è troppo spesso spostato su temi nazionali e internazionali (come il tema della Palestina), inopportuni per una competizione regionale: «Se fossimo rimasti solo sui temi marchigiani oggettivamente si potevano trovare molte più fragilità e farle capire meglio ai marchigiani» afferma, ammettendo che concentrarsi su «infrastrutture, assetto del territorio, sanità o del problema di carattere economico» sarebbe stato più efficace. E poi c’è la questione delle liste civiche che potrebbero non aver allargato la platea di elettori ma solo eroso consensi all’interno del Pd.
Movimento 5 Stelle tra radicamento e campo largo
Paolo Battisti del Movimento 5 Stelle di Senigallia evidenzia la necessità di una «seria riflessione». Il M5S, pur facendo parte del «campo largo» con il centrosinistra, ha visto una contrazione dei voti (passando da oltre il 7% a meno del 6% rispetto alla precedente regionale). Battisti attribuisce il calo alla mancanza di un proprio candidato governatore in questa tornata elettorale. Il problema principale del M5S, secondo Battisti, risiede nella rappresentanza territoriale. Sebbene il partito sia forte a livello nazionale, è necessario «essere più a contatto con la gente» e costruire un radicamento capillare sul territorio. Caposaldo almeno per il momento è l’alleanza nel «campo dei progressisti», un percorso indicato da Giuseppe Conte. L’obiettivo, specialmente in città come Senigallia, è rendere la città un “simbolo” dove tutto il centrosinistra si allea su un «programma ambizioso ma realizzabile», basato su temi chiave come sanità, istruzione, casa, lavoro e ambiente, invitando a mettere da parte le divisioni.
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