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Guerre, crisi, disastri: l’esperienza umanitaria di Martina Marchiò a Radio Duomo Senigallia

Congo, Mozambico, Etiopia, Sud Sudan, Messico, Bangladesh e soprattutto la striscia di Gaza. Sono alcuni dei posti tra i più disastrati e poveri in cui i conflitti o le crisi umanitarie si fanno sentire da tempo. Lì ha prestato servizio Martina Marchiò, un’infermiera italiana che lavora per Medici Senza Frontiere (MSF). L’intervista sull’attività dell’operatrice umanitaria, condotta da Laura Mandolini, viene trasmessa da Radio Duomo Senigallia/inBlu (95.2 FM) in onda mercoledì 16 e giovedì 17 aprile alle ore 13:10 e alle ore 20, oltre a una replica anche domenica 20 a partire dalle ore 16:50. L’audio integrale è disponibile anche in questo articolo, assieme a un breve testo.

Martina Marchiò, torinese, classe ’91, ha raccontato le sfide e le difficoltà del lavoro di operatrice umanitaria e infermiera in contesti di emergenza esperienze estreme che l’hanno profondamente formata sia a livello personale che professionale. Esperienze finite anche al centro dell’incontro con studenti e studentesse di Senigallia, per sensibilizzarli sulle realtà spesso dimenticate dai media, portando testimonianze dirette dalle sue missioni.

Un accento particolare è stato posto sulla situazione catastrofica nella Repubblica Democratica del Congo, segnata da malattie, povertà, violenza e da un conflitto trentennale esacerbato negli ultimi anni; e sulla drammatica situazione nella striscia di Gaza. Martina Marchiò ha descritto la difficoltà di operare in zone di guerra dove spesso le regole umanitarie al centro dei trattati internazionali non vengono rispettate, dove persino le strutture sanitarie e gli operatori diventano bersagli. Ha evidenziato come la chiusura dei confini a Gaza anche ai trasporti umanitari stia portando a una grave carenza di risorse, malnutrizione e al ritorno di malattie come la poliomielite a causa del collasso del sistema sanitario e delle precarie condizioni igieniche.

Nonostante le difficoltà, c’è un lume di speranza, soprattutto grazie all’interesse e alla consapevolezza mostrata dalle nuove generazioni durante i suoi incontri nelle scuole. Quella stessa speranza che la cooperante italiana trova nello sguardo dei colleghi quando opera nei teatri di guerra di tutto il mondo.

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