Da Lampedusa in poi: l’originale atlante dei viaggi di papa Francesco

“Faccio questi viaggi per visitare le comunità cattoliche e anche per entrare in dialogo con la storia e la cultura dei popoli, con quella che è la mistica propria di un popolo”. Così Francesco, il papa che all’inizio del pontificato aveva dichiarato di non voler viaggiare molto, di ritorno dal viaggio dalla Mongolia ha spiegato il senso dei suoi viaggi apostolici, iniziati nel 2013 con il viaggio altamente simbolico a Lampedusa, che poi ne avrebbe richiamato un altro a Lesbo e un altro ancora a Marsiglia. “Quando parlo di periferia, parlo di confini”, aveva dichiarato Bergoglio da cardinale in un’intervista rilasciata a Cárcova News, rivista popolare prodotta in una villa miseria argentina: “Normalmente noi ci muoviamo in spazi che in un modo o nell’altro controlliamo. Questo è il centro. Nella misura in cui usciamo dal centro e ci allontaniamo da esso scopriremo più cose e, quando guardiamo al centro da queste nuove cose che abbiamo scoperto, da nuovi posti, da queste periferie, vediamo che la realtà è diversa.Una cosa è osservare la realtà dal centro e un’altra è guardarla dall’ultimo posto”.
Tema, questo, ripreso anche nell’Evangelii gaudium, il suo documento magisteriale programmatico, e reso tangibile con la scelta – senza precedenti nella storia della Chiesa – di aprire la Porta Santa del Giubileo della misericordia a Bangui, durante il viaggio nella Repubblica Centrafricana.Scelte controcorrente, come l’indimenticabile immagine di Auschwitz, all’interno della Gmg di Cracovia, quando il 29 luglio 2016 ha attraversato – da solo e in silenzio, primo papa a non pronunciare una parola, avviandosi su una vettura elettrica al Blocco 21 per sostare in preghiera silenziosa davanti al muro dove i nazisti compivano le fucilazioni, dopo aver salutato 12 superstiti e reso omaggio alla cella di padre Massimiliano Kolbe. Un silenzio orante che ha parlato più di mille parole, e che ha evocato la sosta anch’essa silenziosa al muro di Betlemme, che divide ebrei e palestinesi, un fuori programma del viaggio in Terra Santa. Ferite aperte, quelle delle divisioni tra i popoli, come in Corea, a Sarajevo, Bosnia Erzegovina, in Sri Lanka o in Azerbaigian. E in Messico, a Ciudad Juarez, al confine con gli Stati Uniti, dove ha detto messa a 80 metri dalla barriera di filo spinato: muri che diventano ponti, per la capacità di Bergoglio di toccare le ferite della gente e di indicare strade per risanarle.
a cura di M.Michela Nicolais
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