Nudismo, ponti ciclabili e diritti: cosa manca a Senigallia?
«Il naturismo non è esibizionismo né pornografia. E’ una pratica di vita in armonia con la natura e il proprio essere, oltre che un’opportunità per il settore turistico. Accostarlo al sesso o ad atti osceni significa travisare la realtà». Queste le parole di Elena Discepoli, avvocata e referente per le Marche dell’Associazione naturista italiana (A.N.ITA.) dopo le rinnovate polemiche sulla presenza dei nudisti nel tratto di spiaggia alla foce del fiume Cesano, tra Senigallia e Marotta.
Una presenza mai autorizzata ma tollerata per decenni, oggi nuovamente al centro del dibattito perché il ponte ciclabile sul Cesano – aperto da pochi giorni e che si conclude lato Senigallia senza alcuna pista ciclabile – permette ora a più persone di notare persone senza costume. «Il nudismo non è vietato – spiega ancora la rappresentante dell’associazione di promozione sociale – e ormai esistono decine di sentenze, anche in cassazione, che stabiliscono che lo stare nudi in luoghi pubblici non è un reato contro la pubblica decenza».
Non solo una questione etica ma anche comunicativa. L’associazione Anita ha voluto replicare ad alcune uscite anche sulla stampa: «Ci sono pregiudizi che accostano la nudità alla pornografia, all’oscenità, ma qui non c’entra nulla di tutto questo – interviene Federico Bianchi Guizzardi, naturista che frequenta la spiaggia del Cesano – e non c’è nemmeno violenza verso gli altri, come qualcuno vuol far credere, se prendiamo il sole nudi. Siamo molto rispettosi ma chiediamo anche noi rispetto, mentre ora arrivano a frotte con i telefonini a farci le foto come bestie nello zoo».
La soluzione potrebbe arrivare dalla politica. La richiesta è chiara, la stessa veicolata da anni: «Non chiediamo di stare nudi in ogni luogo, ma, come in Italia hanno fatto già sei Regioni, di avere leggi o anche semplici passaggi normativi che stabiliscano come e dove poter stare nudi». L’area del Cesano, per la sua conformazione si è prestata alla presenza di nudisti, che talvolta si mostrano anche nell’adiacente Marotta di Mondolfo o sulle scogliere vicino la ferrovia a Marina di Montemarciano. Delimitare un’area con cartelli che segnalino la presenza di persone nude in modo da non turbare la sensibilità di alcuno potrebbe garantire i diritti di tutti.
A Senigallia si era provato a fare qualcosa in passato. Nel 2001 la prima giunta guidata da Luana Angeloni approvò un piano degli arenili in cui era prevista un’area naturista, previsione poi non rinnovata nel secondo mandato. Poi più nulla, ricorda l’ex parlamentare dei Verdi Marco Lion, che nel 2001 portò in discussione una proposta di legge sul naturismo alla Camera poi naufragata per la fine della XIII legislatura.
Ora a dare man forte all’azione dell’associazione naturista italiana ci pensa il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra di Senigallia e di Europa Verde che hanno raccolto l’appello di A.N.Ita perché si arrivi a una legge regionale. La materia è comunque lasciata in mano alle amministrazioni comunali che possono con i propri piani spiaggia individuare le aree più idonee per praticare il nudismo. A patto che ci sia la volontà politica di proseguire in questa direzione. Al momento la strada appare in salita. Come l’ingresso (che non c’è) al ponte.
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