“Prova a prendermi”: il musical è sbarcato a Senigallia, ne parliamo con il regista

Il teatro La Fenice di Senigallia ha l’onore di ospitare la prima nazionale del musical “Prova a prendermi”, grande successo di Broadway che, dopo aver raccolto entusiastici consensi in tutto il mondo, si prepara a sbarcare in Italia, partendo proprio dalla nostra città. Tratto dal film interpretato da Leonardo Di Caprio e Tom Hanks, lo spettacolo mette in scena la storia vera di Frank Abagnale Jr che, negli anni ‘60, riuscì a imbrogliare l’America per realizzare il proprio sogno di successo. Il racconto del giovane truffatore, arrestato dall’Agente dell’FBI (e poi amico) Carl Hanratty, è stato preso e adattato per il teatro grazie alla maestria dei più illustri compositori e scrittori americani: Terrence McNally ha firmato il libretto e Marc Shaiman e Scott Wittman i testi e le musiche.
A vestire i panni dei protagonisti saranno Claudio Castrogiovanni e Tommaso Cassissa per la regia di Piero Di Blasio. In questa prestigiosa anteprima nazionale abbiamo avuto il piacere di intervistare proprio il regista.
Di Blasio, “Prova a Prendermi” è uno spettacolo che gioca molto sul duello tra i protagonisti impegnati nel più classico ‘guardia e ladro’: quali sono le principali tematiche che ha voluto esplorare attraverso la trama e i personaggi?
In primis l’eterna lotta più che tra il bene e il male, tra il giusto e lo sbagliato; la vera domanda è cercare di capire chi definisce cosa sia giusto e cosa non lo sia, quali siano i motivi che ci portano a determinate scelte e quanto queste siano influenzate da fattori esterni: situazione di partenza, percezione o pressione sociale, retaggi familiari. E poi la seconda cosa, oltre il giusto e lo sbagliato, è proprio il rapporto familiare. Le nostre scelte sono figlie di retaggi antecedenti a noi. A volte una pressione familiare paterna o una eccessiva richiesta di attenzione da parte di un figlio o di un padre possono portare a scelte diverse nella vita. Io dico sempre che le scelte non sono giuste o sbagliate, sono coraggiose. Perché quando fai una scelta ti prendi la responsabilità di quello che scegli. Questo spettacolo è tutto incentrato sulla scelta. Il momento in cui tu scegli di fare qualcosa va incontro alle conseguenze delle tue scelte. Frank Junior sceglie di scappare per cercare di salvare il padre in tutti i modi e va incontro al suo destino. Eccolo qui, finire incarcerato fino ad una nuova possibilità. Il filo conduttore è proprio quell’effetto domino dato dalle decisioni che porteranno o da una parte o dall’altra.
Parlavamo di giusto e sbagliato. C’ è la possibilità che in qualche modo si empatizzi con la persona che potremmo inquadrare in modo semplicistico con il cattivo?
Sì, il rischio c’è. Io sfido le persone ed il pubblico a capire chi sia realmente il cattivo della trama. In ogni racconto c’è il buono e c’è il cattivo. Il cattivo, come si dice in drammaturgia, portaavanti la storia. Se non ci fosse il cattivo non succederebbe nulla. Sono facce della stessa medaglia che devono esistere per poter crescere, evolvere… in questo caso individuare il cattivo è la parte più difficile perché ognuno è il cattivo di qualcun altro, volontariamente o involontariamente. C’ è solo una persona pura dall’inizio alla fine, che è quello che poi tira le fila del gioco per cercare di portare a casa il truffatore e che è l’agente del FBI. Tutti gli altri sono al limite, sono sempre in bilico. Quindi con chi si empatizza? Con chi è chiaramente il buono o con tutti gli altri che sono più ambivalenti? La vita forse ci porta ad empatizzare più con quelli ambivalenti, che non con quelli totalmente chiari.
Facciamo un passo indietro: quale è stata la genesi di questo spettacolo?
Io ogni anno, anche negli anni precedenti, prima di arrivare alle produzioni, mi diverto a cercare spettacoli da portare in Italia, che facciano un po’ parte del mio percorso o che possano integrarlo. In questo caso, ‘Prova a prendermi’ è un spettacolo che io stavo attenzionando da un po’ di tempo, avevo già chiesto diritti agli agenti americani e inglesi… mi avevano dato disponibilità e poi era tutto rimasto lì un po’ fermo nel cassetto. Poi, parlando con la produzione, ci siamo detti perché non provare? Se troviamo un cast che ci interessa, che ci intriga, allora lo mettiamo in produzione… e così eccoci qua. E qui è nato lo spettacolo. Lo spettacolo poi, quando lo pensi, non è mai esattamente uguale a quello che realizzi, perché ci sono tante variabili, e devo dire che invece ho la fortuna che spesso penso le cose e le realizzo esattamente come le penso. Quindi la genesi dello spettacolo nasce dalla mia testa e poi si produce in scena, in maniera molto conseguenziale, grazie al cielo…!
“Prova prendermi” è uno spettacolo in cui si gioca molto sulla chimica tra i protagonisti. Quale è stato il lavoro per aumentare in maniera importante l’equilibrio che c’è fra le due parti?
Partendo dal presupposto che, quando acquisti titoli dall’estero, hai obblighi stringenti di copione e musica, io adatto comunque sempre i lavori su cui faccio la regia cercando nella traduzione di non perdere niente delle sfumature delle relazioni tra i personaggi, delle alchimie, delle chimiche presenti. La fortuna è stata aver trovato delle persone del cast che si sono innamorate tra loro appena entrati e quindi mi hanno avvantaggiato nel poter lavorare su questo tipo di alchimia. Poi ho fatto una cosa che nel mondo dei musical si fa sempre meno e cioè una settimana di tavolino di confronto con il testo… ho tenuto i ragazzi seduti al tavolo, a parlare dei personaggi, della storia, del perché questa cosa, del perché quest’ altra cosa… il tutto ha permesso loro di discutere, di analizzare ed arrivare a fare poi quello che è il montaggio tipico dell’opera insieme alle canzoni, alle coreografie e alla regia stessa. Grazie a questa immersione si ha una cognizione di causa molto forte e questo è forse il modo più comodo e più bello di poter fare il teatro e raccontarlo.
Lorenzo Ceccarelli
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