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Strutture per anziani e soggetti fragili, dai fondi europei un aiuto contro i rincari delle rette

Le difficoltà delle strutture socio assistenziali al centro di un incontro in comune a Senigallia

Drammatica la situazione delle strutture per anziani e soggetti fragili del territorio senigalliese, altrettanto quanto quella delle famiglie che chiedono di far entrare i propri cari in residenze protette e rsa nonostante l’aumento dei costi. E’ il grave quadro emerso lo scorso 14 marzo in aula consiliare quando si è svolta la seduta congiunta della conferenza dei capigruppo e della 1^ commissione permanente per parlare dell’aumento delle rette mensili e dei problemi che le strutture socio assistenziali stanno vivendo ormai da tempo.

L’occasione ha visto la partecipazione del presidente Giovanni Bomprezzi, del vicepresidente Giuseppe Muzi e del consigliere Enrico Giacomelli per quanto riguarda la fondazione Opera Pia Mastai Ferretti che gestisce la residenza di via Cavallotti; e del commissario straordinario della fondazione Città di Senigallia Corrado Canafoglia per la struttura di via del Seminario. Entrambi hanno sottolineato vari problemi, tra cui lo stato di necessità che ha portato all’aumento dei costi per le famiglie degli ospiti.

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In particolare, mentre Bomprezzi ha evidenziato come l’ultima contrattazione Uneba abbia comportato un aumento dei costi per il personale delle strutture per anziani ma in generale per tutte le realtà socio assistenziali. Per quanto riguarda l’Opera Pia si traduce in almeno 400 mila euro in più all’anno. Con l’aumento delle rette, si spera di arrivare a circa 250 mila euro, il che significa che per la residenza di via Cavallotti aumenterà il passivo.

Poi c’è tutta la questione del modello sanitario attualmente in vigore con gli ospedali sempre più in difficoltà che gestiscono solo la fase acuta dei problemi delle persone per poi rimandarle a casa. Qui però i malati non trovano un’assistenza adeguata. Il che si traduce in liste di attesa infinite per poter entrare nelle residenze protette, case di riposo e rsa.

Parte del nuovo cda della fondazione Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia. Da sinistra Enrico GIacomelli (consigliere), Giuseppe Muzi (vicepresidente), Giovanni Bomprezzi (presidente) e Massimo Bello, presidente del consiglio comunale senigalliese.
Parte del nuovo cda della fondazione Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia. Da sinistra Enrico GIacomelli (consigliere), Giuseppe Muzi (vicepresidente), Giovanni Bomprezzi (presidente) e Massimo Bello, presidente del consiglio comunale senigalliese.

Dal canto suo Canafoglia ha invece rimarcato una delle cause che hanno portato a queste situazioni. E cioè il fatto che spesso nei cda di queste realtà sono sedute delle persone che per quanto in buona fede e col massimo impegno, non sono però né esperte né competenti su un settore così delicato e complesso, spostando uno dei temi anche sul campo politico che spesso “invade” le nomine dei cda. Politica – quella regionale – che è chiamata a rispondere con contributi maggiori, come richiesto a gran voce dai responsabili delle strutture per anziani e soggetti fragili e dai sindacati che protestano da tempo.

Da sinistra Massimo Bello, presidente del consiglio comunale senigalliese; Corrado Canafoglia, commissario straordinario della fondazione Città di Senigallia e Cinzia Petetta, assessora al welfare senigalliese
Da sinistra Massimo Bello, presidente del consiglio comunale senigalliese; Corrado Canafoglia, commissario straordinario della fondazione Città di Senigallia e Cinzia Petetta, assessora al welfare senigalliese

A tirare le somme dell’incontro, ci ha pensato il presidente del consiglio comunale Massimo Bello. «La gestione economica di queste strutture residenziali è sicuramente sempre più difficile – ha dichiarato – e di questo ce ne rendiamo conto tutti, benché l’impegno degli operatori sia straordinario, ma è evidente che il peso finanziario non possa e non debba ricadere sulle famiglie, spesso in gravi difficoltà. L’aumento delle rette non può e non deve essere l’unica risposta alle criticità e ai bisogni, altrimenti ciò diventerebbe socialmente insostenibile». 

Quest’ultimo, di fronte al rischio paventato di chiusura di realtà simili a quelle senigalliesi o all’aumento ulteriore delle rette a carico delle famiglie anche per i pazienti in convenzione, ha proposto l’utilizzo di fondi europei. «È necessario, invece, individuare misure e strumenti alternativi per fare fronte a quelle esigenze di natura economico-finanziaria, a cui queste strutture sociosanitarie sono chiamate quotidianamente a risolvere. In questo contesto, assumono grande rilievo i fondi messi a disposizione dalla programmazione finanziaria dell’Unione europea. Si tratta di fondi diretti e indiretti, disponibili attraverso decine e decine di bandi europei, che possono tornare utili nella gestione straordinaria delle strutture, in particolare per quelle opere di adeguamento delle strutture, che libererebbero così risorse del bilancio corrente di ciascuna struttura, indirizzandole alla gestione ordinaria degli ospiti e dei servizi a loro collegati, senza incidere sulle rette e sugli investimenti».

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