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Tag: arte

Fotografia, dai ritratti in studio agli scatti rubati in strada: intervista a Laura Giammichele

Un’artista a tutto tondo, capace di spaziare dalla grafica alla fotografia commerciale, dalla street photography al ritratto in studio e al reportage di viaggio: è Laura Giammichele, volto noto a Senigallia e non solo, che si prepara a inaugurare la sua mostra personale “Camei”. L’abbiamo intervistata per Radio Duomo Senigallia (95.2 FM): l’audio, andato in onda nei giorni scorsi, è ancora disponibile qui grazie al lettore multimediale.

L’esordio con l’analogico e la rinascita con il digitale

La sua passione per la fotografia è iniziata in gioventù, quando regnava l’analogico e la camera oscura permetteva – seppure nella sua complessità – di comprendere quali errori si commettevano e quali percorsi portavano alla giusta direzione. Impara l’arte e poi mettila da parte… e così ha fatto: per anni si è dedicata alla sua professione di grafica. «La fotografia è tornata nella mia vita circa 15 anni fa, con l’avvento del digitale che ha reso tutto molto più semplice», racconta l’artista. Un nuovo approccio, coinciso con la sua grande passione per i viaggi. «Quando viaggio, soprattutto da sola, mi muovo con una lentezza diversa – continua Laura Giammichele. Mi siedo in un bar o in una piazza, mi guardo intorno e qualcosa accade». Il suo non è un approccio tecnico accademico, bensì un mix di «esperienza, pratica, casualità e passione», che la porta a volte anche a prevedere una scena e decidere se raccontarla.

La persona al centro: in studio e in strada

Il punto focale della sua produzione è senza dubbio la persona, l’essere umano colto nelle sue espressioni e dettagli più autentici. «C’è sempre un film, un qualcosa che si rinnova in strada, un dettaglio che mi interessa» spiega. Laura Giammichele non si limita alla fotografia di viaggio e di strada, ma si dedica con altrettanta passione al ritratto in studio, sottolineando la differenza e il fascino di entrambi i generi. «La persona in strada è più ‘reale’ – ammette – ma è altrettanto bello creare una sintonia con chi si mette in posa davanti a te, vedere come l’iniziale imbarazzo lasci spazio alla personalità». Una parte significativa del suo lavoro è legata alla collaborazione decennale con un marchio commerciale senigalliese, per il quale realizza servizi fotografici che fondono moda e street photography.

“Camei”: il gioiello ritratto

La mostra che verrà inaugurata sabato 25 ottobre, alle ore 18 alla galleria Box/3 in via Fagnani 3 a Senigallia per la curatela di Simona Zava, si intitola “Camei”: è il frutto di una duplice passione. Da una parte un gioiello di famiglia, custodito gelosamente alla bambina che fu e che si lasciò affascinare dal piccolo ritratto inciso a bassorilievo; dall’altra il cinema, con quelle brevi apparizioni cinematografiche: una celebrazione dei protagonisti dei suoi scatti. L’esposizione presenterà un allestimento variegato: 14 ritratti a colori di amici e conoscenti, affiancati da una serie di ritratti in bianco e nero di sconosciuti catturati per strada. Un alternarsi voluto per mostrare le diverse sfaccettature della sua arte.

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L’arte nella cura: avviato all’ospedale di Senigallia lo “studio aperto” di arte-terapia

Un nuovo progetto di arteterapia, lo “Studio Aperto – Io albero della stessa foresta“, è stato avviato all’ospedale di Senigallia. Ideato dall’artista e arteterapeuta Isabella Giampieretti, l’iniziativa mira ad aiutare i pazienti a esplorare le proprie emozioni e a favorire un senso di comunità attraverso l’espressione artistica. Per saperne di più abbiamo intervistato la promotrice dell’iniziativa: la nostra chiacchierata è in onda mercoledì 11 e giovedì 12 giugno alle ore 13:10 e alle ore 20, oltre a una replica domenica 15 alle ore 17 circa, sempre su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM). L’audio integrale è disponibile anche a fianco di questo testo, grazie al lettore multimediale.

Lo “Studio Aperto” si trova nel blocco D1, al sesto piano dell’ospedale, e sarà attivo per sei mesi, ogni martedì, mercoledì e venerdì, dalle 14:30 alle 18:00. I partecipanti potranno utilizzare diversi materiali artistici – tempere, acquarelli, pastelli, matite e creare collage – in un ambiente silenzioso e rispettoso della privacy. Un aspetto fondamentale del progetto è che non sono richieste abilità artistiche. «Più si è liberi dai propri schemi, più si riesce a esprimersi in modo autentico», spiega Giampieretti.

L’iniziativa è rivolta principalmente ai pazienti, ma con possibilità per l’eventuale presenza di familiari o accompagnatori se necessario. La caratteristica distintiva dello “Studio Aperto” è la sua flessibilità: i pazienti possono entrare e uscire quando desiderano, rimanere per il tempo che preferiscono e partecipare una o più volte. Ogni opera creata sarà esposta su un grande cartellone raffigurante una foresta, simboleggiando il senso di appartenenza e condivisione delle esperienze.

Isabella Giampieretti
Isabella Giampieretti

L’arteterapia, sebbene poco diffusa localmente, ha radici consolidate negli ambienti ospedalieri internazionali. A Senigallia, è la prima volta che un progetto di questa portata viene avviato, coinvolgendo vari reparti come medicina, cardiologia, oncologia e psichiatria. «Aiuta a dare una voce a ciò che a volte non riusciamo a dire», afferma Giampieretti, sottolineando il ruolo dell’arte nel superare le barriere comunicative e riscoprire parti assopite di sé stessi, un bisogno emerso con forza anche dopo la pandemia.

Isabella Giampieretti, con un background nella grafica pubblicitaria e una specializzazione in arteterapia, ha unito la sua passione per l’arte con un profondo interesse per il sociale. Le sue esperienze spaziano dai bambini agli adulti, dimostrando come l’arteterapia sia uno strumento efficace per l’umanità intera, capace di facilitare la consapevolezza e la crescita personale.

Il progetto è stato realizzato grazie al sostegno della Fondazione Gabbiano, in collaborazione con l’AST di Ancona. L’obiettivo è continuare a promuovere l’arteterapia nella regione, offrendo un percorso di cura e benessere attraverso l’espressione creativa.

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Biennale d’arte “Città di Senigallia”: doppio evento a palazzetto Baviera e galleria Expo-Ex 

Sabato 14 settembre alle ore 17, presso palazzetto Baviera, sarà inaugurato il secondo periodo espositivo della Biennale istituzionale d’arte diretta da Pablo T, maestro dell’astrattismo extrasensoriale di fama internazionale, e organizzata dalla direttrice di Asti art gallery, Romina Tondo. La Biennale ospiterà una vera e propria autorità del mercato dell’arte contemporanea: il prof. Giammarco Puntelli, critico d’arte internazionale, art mental coach, con oltre 260 curatele e 22 direzioni artistiche nazionali e internazionali al suo attivo. 

Interverranno al vernissage anche la dott.ssa Annalisa Puntelli Sacchetti, storica dell’arte, e l’assistente alla curatela, il dott. Paolo Calcari.  

La Biennale Istituzionale d’Arte si svilupperà in due tempi: presso palazzetto Baviera il pubblico e la stampa potranno assistere alla presentazione degli organizzatori e degli ospiti da parte del maestro Pablo T e delle autorità cittadine, poi inizierà la presentazione di “Profili d’Artista”, collana prestigiosa dell’Editoriale Giorgio Mondadori.

Il prof. Puntelli, inoltre, aprirà il cuore pulsante della manifestazione, la mostra “Storie di Artisti” alla galleria Expo Ex: una straordinaria collettiva d’arte contemporanea che coinvolgerà nomi di grandi maestri, tra cui quello di Stefano Solimani. La mostra alla Expo Ex resterà aperta dal 14 al 29 settembre. Oltre a sabato 14, dopo l’inaugurazione, sarà visitabile nei seguenti orari: martedì pomeriggio dalle ore 16 alle 19, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 19; domenica pomeriggio dalle 16 alle 19. Lunedì chiuso. 

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In mostra a palazzo Mastai a Senigallia gli orologi da tavolo e da torre legati a papa Pio IX – L’INTERVISTA

Lorenza Zampa, la guida della mostra “Il tempo dei papi” allestita a Palazzo Mastai a Senigallia

E’ stata inaugurata lo scorso 27 giugno e rimarrà fruibile, a ingresso gratuito, fino al 6 gennaio 2025 la nuova mostra dal titolo “Il tempo dei papi. Antichi orologi della collezione di Palazzo Mastai e l’orologio di Pio IX dal Torrino del Quirinale” e allestita a Palazzo Mastai – Casa Museo Pio IX. L’evento nasce dal ritorno nella sede espositiva, dopo un restauro lungo circa tre anni, di quattro orologi antichi da tavolo appartenuti a Papa Pio IX nel periodo del suo lungo pontificato. Della mostra e di tutto ciò che ruota attorno all’ultima iniziativa promossa dalla Diocesi di Senigallia abbiamo parlato con Lorenza Zampa, operatrice museale di palazzo Mastai e della pinacoteca diocesana. L’intervista andrà in onda venerdì 26 luglio alle ore 13:10 e alle ore 20; sabato 27 negli stessi orari e infine domenica 28 a partire dalle ore 16:50, la terza di tre interessanti interviste tutte da riascoltarsi per quanti se le fossero perse. Chi vorrà potrà proseguire con la lettura ma l’audio integrale della chiacchierata è disponibile anche cliccando il tasto play del lettore multimediale.

Cosa si può vedere in questa mostra?
Il percorso è articolato con alcuni meccanismi di orologi da torre esposti sulla scalinata di accesso al piano nobile di casa Mastai che quindi vanno ad arricchire i pezzi in mostra, mentre è stato allestito nel salone d’onore il grosso dell’esposizione, il monumentale meccanismo di orologio del Torrino del Quirinale. Si tratta del meccanismo che proprio il pontefice senigalliese fece installare nel 1858 nell’allora residenza dei papi, oggi sede della presidenza della Repubblica. Un orologio a pendolo con ruote dentate e un sistema di pesi e contrappesi in uso fino al 1961. A contornare il perimetro della sala ci sono quattro pregevoli esempi di orologi da tavolo, o parigine, realizzati in vari materiali che esprimono il gusto artistico di Pio IX. C’è anche un orologio a cucù in legno intagliato oppure un altro con l’effigie del pontefice.

Erano oggetto di donazioni o collezionismo?
Sappiamo che sono stati collezionati dal papa e che sono sempre stati qui a palazzo Mastai ma da tempo non erano fruibili per un lungo restauro. Pio IX diede avvio a una vera e propria rivoluzione nel computo del tempo per gli Stati romani: il passaggio dalle ore italiche alle ore francesi, quelle da noi oggi correntemente usate.

Cioè?
La giornata era sempre suddivisa in 24 ore, ma nel sistema francese il nuovo giorno iniziava a mezzanotte, mentre in quello all’italiana scattava un’ora dopo il tramonto, quindi era più impreciso e soggetto alla variazione delle stagioni. Poteva andare bene in periodi contraddistinti dalle operazioni agricole, ma non ai tempi moderni, più frenetici. Con l’orologio del Torrino del Quirinale diede proprio il via a questa rivoluzione che non venne inizialmente ben accolta, ingenerando confusione.

Hanno ancora valore questi oggetti?
Indubbiamente si. Anche se non sono funzionanti nei meccanismi, hanno un valore economico, estetico, storico, anche per il legame con Pio IX, personaggio importante per la storia di questo paese pur tra le travagliate vicende. In uno compare un papa un po’ austero nonostante i suoi dipinti lo ritraggano sempre con un abbozzo di sorriso. Una di queste parigine porta la firma di un famoso orologiaio parigino, Honoré César Pons (1773-1851), come scoperto durante il restauro dalla d.ssa Raffaella Marotti dell’Università degli studi di Urbino. Un valore aggiunto a questi oggetti dalla qualità artistica indiscussa.

Qual è la loro datazione storica?
Più o meno sono dello stesso arco temporale, della metà del 19esimo secolo, ci sono vari elementi che ci portano a comprendere la datazione, ma lascio la sorpresa a quanti verranno in visita.

Hai accennato a un aneddoto…
Sì, il meccanismo del torrino del Quirinale venne trafugato qualche anno fa dai depositi a Roma e successivamente ritrovato grazie alle indagini del nucleo dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale. Rischiava di essere venduto in maniera illecita nel mercato dell’antiquariato.

Sono in programma altre iniziative legate alla mostra?
C’è già un buon interesse di senigalliesi e turisti per questa mostra, con visitatori anche da Argentina e Irlanda. Faremo un mini catalogo, parte di una raccolta di quaderni sulle esposizioni diocesane, con schede di restauro e saggi che riguardano il lavoro sugli oggetti esposti in queste mostre. Ci sarà una presentazione non appena sarà pronta la pubblicazione, ma anche altri eventi collaterali, convegni e incontri sul tema dell’orologeria e del tempo, sempre molto affascinante.

L’esposizione è visitabile tutti i giorni feriali in via Mastai, 14 a Senigallia, a Palazzo Mastai – Casa Museo Pio IX, sempre a ingresso gratuito. Dal lunedì al giovedì l’orario è 9-14; il venerdì e il sabato l’orario è pomeridiano dalle 15 alle 20 (ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura). 

Altre informazioni: www.diocesisenigallia.itwww.pionono.it – tel. 071.60649 – 071.7920709.

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Te la do io l’arte (via mail) – INTERVISTA AUDIO

Il museo di mail art di Montecarotto.
Foto tratta da Visitmontecarotto.it
Il museo di mail art di Montecarotto.
Foto tratta da Visitmontecarotto.it

Forse non tutti sanno che a Montecarotto esiste dal 1984 il MAM, il Museo della Mail Art, l’unico museo pubblico italiano che si occupa della “mail art”, ovvero arte per corrispondenza. Si tratta di un genere di arte contemporanea ed esperienze artistiche “viaggiate” attraverso i mezzi postali: la busta, il francobollo, la cartolina, il plico, condizionate dal supporto ma anche dal formato fino ad assumere una connotzaione specifica. Tante le iniziative in corso, che si sono estese anche al museo Nori de’ Nobili di Trecastelli e al Musinf di Senigallia. Le tre strutture hanno attualmente un denominatore comune, il professore Stefano Schiavoni, che dei primi due è direttore mentre del terzo polo culturale è all’interno del comitato scientifico. Abbiamo chiesto a lui di farci una panoramica degli eventi in corso e di quelli futuri ma soprattutto di dirci perché è così importante questo ramo artistico. L’intervista è in onda oggi, lunedì 27 maggio alle 13:10 e alle 20, e domani, martedì 28, con gli stessi orari, su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM), mentre domenica lo sarà a partire dalle 16:50. L’audio è disponibile anche cliccando il tasto play del lettore multimediale, mentre chi vuole può proseguire con la lettura testuale.

Partiamo dall’ultima esposizione in corso
Fe/Mail Art è una rielaborazione, una attualizzazione di una mostra storica che io e Chiara Diamantini facemmo anni fa in occasione di un convegno nazionale alla Rocca di Senigallia di alcuni decenni orsono. È divisa in due parti e due sedi: una più internazionale esposta al museo della mail art di Montecarotto con artisti maschili e femminili e una dedicata solo alle artiste, esposte al museo Nori de’ Nobili di Trecastelli. Sono materiali estrapolati dall’archivio del Musinf, ma molto attuali.

Cosa possono vedere gli utenti?
Ci sono aspetti importanti dal punto di vista filologico e anche linguistico. A Montecarotto ci sono materiali più strettamente mailartistici, sul formato e sulla tipologia dell’opera: buste, francobolli e strutture legate alla posta ordinaria che sono state riutilizzate e reinventate o ricostruite dal circuito dei mailartisti di allora ma che esiste ancora oggi, provenienti da circa 50 paesi del mondo; a Trecastelli uno spaccato del mondo femminile, sempre con nomi di spicco di allora, un po’ una storia dell’arte contemporanea, ma nel frattempo sono trascorsi quasi 30 anni.

Perché sono interessanti?
Per vari aspetti: c’è una visione più curiosa per una lettura più semplificata, per così dire; poi ci sono aspetti più formali e artistici che danno una testimonianza dell’arte di allora e di oggi. Ormai nel 2024 dobbiamo sempre parlare di arte contemporanea in termini storici.

Sono, per lo meno quelle esposte al MAM di Montecarotto, opere viaggiate attraverso un medium, oggi in disuso.
Sì, ma molti artisti ancora lo usano, in maniera per così dire “classica”. E tra l’altro il mezzo condiziona con i suoi formati l’arte stessa.

Stefano Schiavoni
Stefano Schiavoni

In che senso?
Nel senso che dagli anni ’60 a oggi la mail art ha seguito dimensioni e formati degli uffici postali, quelli proposti dagli uffici postali in base alle regole di spedizione. Regole che rispecchiavano però gli standard internazionali. Le opere assunsero quindi quei formati e seguirono quelle regole. Forse un limite, ma secondo me più un’opportunità per gli artisti.

Solo mail tradizionale?
No, c’è anche quella elettronica, quella che gli artisti veicolano attraverso social e pagine elettroniche, forse quella più difficile da registrare e conservare.

Che collezione conserva il Mam?
E’ aperto dal 1984 e continua a essere l’unico museo pubblico aperto, in Italia, che si occupa della mail art. Offre uno spaccato conoscitivo di tutto il mondo abbastanza importante. E’ un patrimonio della collettività. Siamo invitati in varie zone d’Italia e non solo per parlare dei nostri progetti. L’ultimo al Thetis di Venezia, il prossimo all’università di Pavia.

Prossimi progetti?
Stiamo – io e i vari collaboratori e artisti legati al Mam – lavorando a una grande mostra internazionale che va proprio a omaggiare quegli artisti, molti scomparsi, che fanno parte di una rete di impegno artistico, sociale e politico fondamentale per la ricerca di libertà dei paesi dei propri artisti. Vorremmo realizzare un ponte tra New York e Montecarotto, se ci riusciamo. Poi altre mostre-omaggio, una su Marcello Diotallevi, maestro fanese della mail art, e poi altre ancora, come l’iniziativa “Guerra alla guerra”.

Cioè?
Noi mandiamo una mail agli artisti del circuito internazionale della mail art sul tema della guerra. Loro elaborano le proprie opere, ce le inviano, ovviamente via mail o via posta, e poi organizziamo mostre in giro per il mondo con quei materiali.

E per Senigallia e Trecastelli?
Per il Musinf curo la parte scientifico-artistica ma col Comune di Senigallia stiamo cercando un percorso per la valorizzazione dell’archivio del museo d’arte moderna. Vorrei far visionare a tutti il grandissimo patrimonio artistico di quel polo messo in piedi da Bugatti. A Trecastelli sappiamo che il museo Nori de’ Nobili è dedicato alla grande pittrice e a tutta la sua complessità, ma ospita anche il centro studi sull’arte moderna. Oltre alla sezione sulla Fe/Mail art, stiamo cercando di creare due percorsi espositivi con due artiste molto importanti, ma dobbiamo capire se riusciremo a farli andare in porto.

Una parte importante è quella di far conoscere certe realtà museali e le varie attività…
Sì, a volte mi preoccupo del fatto che a Venezia, Milano, Roma conoscano le iniziative del nostro territorio ma qui invece non se ne sappia granché. Ci dovremo lavorare ancora.

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Teatro Portone Senigallia, una stagione ricca di pubblico e iniziative – L’INTERVISTA alla direttrice artistica Giovanna Diamantini

Dopo più di dieci spettacoli, saggi e rappresentazioni, dopo i lavori all’impiantistica del teatro che hanno reso il palco del Portone sempre più professionale, era giunto il momento di un’intervista. Così abbiamo colto la palla al balzo per una nuova puntata di “Venti minuti da Leone”, con protagonista Giovanna Diamantini, direttrice artistica del teatro Portone di piazza della Vittoria a Senigallia.

L’intervista è in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) oggi, lunedì 20 maggio, e domani, martedì 21, alle ore 13:10 e alle 20, con replica anche domenica 26 a partire dalle 16:50. Sarà possibile ascoltarla anche cliccando il tasto play del lettore multimediale, mentre sotto troverete la versione testuale. Buon ascolto!

Qual è il tuo ruolo all’interno del teatro Portone?
Sono la direttrice artistica ma sono affiancata da varie persone che rendono possibile tutto quanto, anche a livello tecnico. E poi seguo la regia e l’organizzazione dei corsi di teatro e di musical che da anni facciamo qui dentro, curandone ogni aspetto. Il primo ha ormai circa 25 anni, il secondo corso una decina.

Partiamo dalla stagione del teatro Portone che si sta concludendo: com’è andata?
Quest’anno è stato piuttosto ricco di pubblico, ne siamo felici, in molti appuntamenti c’è stata un’ottima risposta. Due sono produzioni del teatro Portone: il musical “Forza venite gente”, che nasce come saggio del gruppo di musical che abbiamo replicato perché era andato molto bene ma anche perché è un must tra i musical e manda dei bellissimi messaggi; e poi “Il povero Piero” con il gruppo di teatro, avevamo fatto un bellissimo lavoro ed è andata bene. Da saggio a spettacolo è stato un bel salto anche per loro.

Poi c’erano i gruppi dialettali e non solo…
Sì, sono una forza della città e lì la risposta è sempre molto vivace, quasi automatica direi. Inoltre abbiamo avuto anche Max Paiella che già c’era stato l’anno scorso. Infine, una compagnia di Roma con una nostra concittadina, Beatrice Gregorini, che rischia di essere conosciuta più altrove che nella sua città. Ha portato “Trucchi per l’Anima”, un thriller psicologico ma molto divertente, un viaggio dentro l’animo umano che ha fornito spunti di riflessione ma anche fatto ridere. 

Quante persone sono venute a teatro e chi sono?
Circa duemila persone, di varie età; c’erano tanti ragazzi, sia perché i corsi di teatro e musical ne hanno coinvolti diversi, sia perché c’erano compagnie con persone di Senigallia; c’erano anche bambini con spettacoli simpatici, una bella presenza con un pubblico misto.

Il teatro Portone si è ritagliato un ruolo oltre la famiglia nel panorama cittadino.
Il concetto della “Famiglia va a teatro” c’è ancora, così come è nato con don Giuseppe Bartera e Vittorio Saccinto di Teatro Time; poi abbiamo pian piano allargato, anche con i corsi, il nostro pubblico.

Corsi di teatro e musical: perché?
Il corso di teatro c’è sempre stato e vediamo che coinvolge tante persone, tanto che abbiamo avviato anche corsi per bambini. Il musical l’ho fortemente voluto perché innanzitutto sono un’appassionata e ho frequentato anche una scuola di Bologna ma soprattutto perché ho trovato persone che come me avevano voglia di mettersi in gioco. Un’esperienza che dura tutto l’anno e che vuole mandare un messaggio di cura delle persone al di là della fase di canto o ballo, perché non vuole creare competizioni tra le persone. E ci ha permesso di crescere anche a livello di iscrizioni.

Siamo alla fase finale della stagione…
Sì abbiamo diversi allestimenti tra gli spettacoli dei bambini junior e baby e dei corsi degli adulti. Richiede tanta energia perché coinvolge circa 120 persone.

Quali difficoltà dato che le risorse sono limitate?
Bisogna buttare tutto sulla passione per superare vari ostacoli, il primo è il tempo. Non ce n’è mai abbastanza! E poi le realtà sono perlopiù amatoriali, per cui cerchiamo di accomodare gli impegni di tutti e questo crea qualche problema per far incastrare gli appuntamenti della stagione. Non ci si sente mai pronti ma poi, quando è il momento, scatta qualcosa di magico. Finora è andata sempre così.

Chiudiamo con i progetti per il futuro.
Beh, ovviamente c’è l’organizzazione della nuova stagione teatrale, così come dei nuovi corsi, ma siamo sempre di corsa. Siamo stati contattati da diverse compagnie e cercheremo di accontentare tutti. Sicuramente ci saranno gli spettacoli delle realtà dialettali del territorio, ma mi piacerebbe anche allargare un po’ il nostro orizzonte anche con compagnie professioniste. Speriamo di riuscire a offrire una piacevole stagione anche il prossimo anno.

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Una Madonna di Carlo Maratta a Senigallia: autenticità o lavoro di bottega?

In foto, l’appassionato d’arte Piero Sbaffi e l'opera in questione, una Madona al seplocro, probabilmente attribuibile al pittore Carlo Maratta
In foto, l’appassionato d’arte Piero Sbaffi e l’opera in questione, una Madonna al sepolcro, probabilmente attribuibile al pittore Carlo Maratta

Recentemente è emersa un’interessante questione nell’ambito dell’arte a Senigallia. Si tratta di un piccolo dipinto su tela raffigurante una Madonna che orienta uno sguardo di toccante dolcezza verso il vuoto sepolcro dove era custodito il corpo del Figlio. L’opera è contenuta, ma non esposta al culto, nel convento dell’Ordine dei Servi di Maria (adiacente alla chiesa di San Martino a Senigallia): è di dimensioni contenute, presenta nel retro una firma non perfettamente leggibile ma probabilmente attribuibile all’illustre pittore Carlo Maratta. E sta destando un acceso dibattito tra gli esperti del settore e gli appassionati d’arte. Ecco perché.

L’opera in questione presenta alcune singolari somiglianze con il dipinto “Visitazione al Sepolcro con la Vergine e tre Marie” della fondazione Sorgente Group di Roma, anche se la versione di Senigallia risulta meno dettagliata e più scarna di particolari. Alcuni esperti sostengono che la qualità artistica del dipinto sia sufficientemente alta da poter essere attribuita direttamente alla mano del Maestro, mentre altri sono più scettici e ipotizzano che possa trattarsi di una copia o di un lavoro eseguito da un altro artista sotto la sua supervisione.

Carlo Maratta, talvolta menzionato anche come Carlo Maratti, è stato uno dei più eminenti artisti del tardo barocco italiano, nato a Camerano il 13 maggio 1625. La sua fama e la sua abilità gli valsero il titolo di principe dell’Accademia di San Luca a Roma, dove visse e lavorò per gran parte della sua vita. Sempre a Roma morì nel 1713. Le sue opere adornano importanti musei in Italia e all’estero e la sua firma su un dipinto suscita sempre grande interesse nel mondo dell’arte.

La Diocesi di Senigallia ha avanzato una richiesta di prestito all’Ordine dei Servi di Maria, detentore dell’opera, per esporla in pinacoteca in occasione dell’anno giubilare 2025. Anno che coincide con il quarto centenario della nascita dell’artista. Questo evento potrebbe fornire l’occasione ideale per approfondire lo studio e la discussione sull’autenticità del dipinto.

L’indagine sul dipinto di Carlo Maratta rappresenta un affascinante enigma che potrebbe essere risolto solo attraverso un’analisi approfondita da parte di più critici d’arte. «L’interesse per quest’opera – afferma l’appassionato d’arte Piero Sbaffi, in FOTO con l’opera in questione – potrebbe portare ulteriori riflessioni sul dipinto, fornendo preziosi elementi di conoscenza del periodo artistico a cui appartiene. Inoltre – conclude – sarebbe auspicabile riuscire ad allestire un’esposizione presso la pinacoteca diocesana, magari proprio in occasione dei 400 anni dalla nascita dell’artista, nella quale il quadro senigalliese possa essere messo in comparazione diretta con il dipinto di proprietà della fondazione romana». 

Oltre alla “Madonna della Risurrezione”, la chiesa di San Martino di Senigallia, affidata in cura ai Servi di Maria, custodisce altri tesori artistici: tra questi vi sono la recentemente restaurata pala d’altare del Guercino (al secolo Giovanni Francesco Barbieri, nato a Cento nel 1591 e morto a Bologna nel 1666) e un olio su tela di Girolamo Donnini da Correggio (Correggio, 1681, morto anch’egli a Bologna, nel 1743), raffigurante “I Sette Santi Fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria”. Opere che testimoniano la profonda devozione religiosa e la ricca tradizione artistica della città di cui sarebbe bene avere una conoscenza più approfondita.

Marco Pettinari

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Trovata altra opera trafugata dal liceo classico di Senigallia

L’opera “Rebecca al pozzo”, uno dei dipinti trafugati nel 2004 dal liceo classico Perticari di Senigallia

Si trova a Barcellona, in Spagna, uno dei dipinti trafugati nel 2004 dal liceo classico Perticari di Senigallia. L’opera “Rebecca al pozzo”, una delle più imponenti conservate nell’aula magna dell’istituto quando ancora aveva sede nello storico palazzo Gherardi in via Portici Ercolani, è stata però tagliata e restaurata in alcune parti anche con il ripristino dei colori originari. Quella rinvenuta a Barcellona ritrae appunto la fanciulla nei pressi del pozzo.

Ad annunciarne il ritrovamento è il comitato “Salviamo il Classico” che racconta come sia stato possibile grazie alle indagini dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale ed artistico i quali hanno mostrato le foto ai portavoce del comitato, l’avvocato Roberto Paradisi e il professor Giulio Moraca per il riconoscimento. I due sottolineano anche come il dipinto fosse stato spacciato per opera della scuola fiamminga, quando invece si tratta di un dipinto della scuola settecentesca del centro-Italia, raffigurante l’episodio biblico di Eliezer e Rebecca: era tra le proprietà del conte Gherardi che ne fece dono, assieme ad altri suoi beni, alla città di Senigallia.

Un’opera di “inestimabile valore” spiegano i due esponenti del comitato, che auspicano “un rapidissimo procedimento per il sequestro in Spagna del dipinto”, così come sperano di fare finalmente chiarezza a distanza di quasi venti anni da quel clamoroso furto al liceo su ciò che avvenne realmente: l’ipotesi è che un probabile basista aprì le porte della scuola abbandonata in fretta e furia ai malviventi.

Un’altra opera, il ritratto del cardinale Giuseppe Doria, era stata ritrovata tempo fa a L’Aquila: venne realizzata per ringraziare il cardinale dell’opera prestata quando era Nunzio apostolico ad Urbino. Il dipinto fu spacciato per ritratto di anonimo cardinale francese e quotato 1.500 euro per facilitarne la vendita illegale. Proprio nel capoluogo abruzzese è aperto il processo per il reato di ricettazione a seguito del furto nel 2004 dei quadri del “Perticari” dopo un dettagliato esposto da parte del comitato “Salviamo il Classico”.

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Continuano anche a settembre a Senigallia le visite guidate alla mostra “Omaggio a Perugino”

Nella pinacoteca diocesana di Senigallia la mostra "Omaggio a Perugino"

Continuano anche a settembre a Senigallia le visite guidate alla mostra “Omaggio a Perugino”, ma si trasferiscono alla domenica pomeriggio. Dal 3 settembre e sino al 5 novembre alla pinacoteca diocesana prosegue l’iniziativa “Un maestro del Rinascimento: Perugino nelle meraviglie della Pinacoteca” in cui, accanto ai tesori di storia e arte della galleria, sarà possibile ammirare con particolare attenzione le opere che compongono l’Omaggio a Perugino che la città di Senigallia, con la Regione Marche, tributa ad uno dei massimi esponenti del Rinascimento italiano correndo il quinto centenario dalla morte.

La partecipazione alle visite guidate, con inizio alle ore 17 di ogni domenica, è gratuita, non occorre prenotazione, e darà occasione per vivere un itinerario nell’arte legato a quel Misericordiae Vultus che caratterizza l’esposizione di Senigallia, con preziose opere provenienti da importanti prestiti come dalla
Galleria Nazionale delle Marche al Palazzo Ducale di Urbino.

Prosegue pertanto il successo riscosso durante il periodo estivo per questo evento espositivo che omaggia uno dei grandi maestri rinascimentali italiani: Perugino oltre ad esser stato l’iniziatore di una nuova maniera di dipingere incise profondamente sul gusto artistico dell’epoca.

L’evento gode del patrocinio del Pontificio Dicastero per la cultura e l’educazione, della Regione Marche e del Comune di Senigallia. Ad ingresso gratuito, “Omaggio a Perugino” sarà aperta dal 1 settembre al 5 novembre 2023 dal giovedì alla domenica e festivi, con orario 9-12/16-19.

Info: Pinacoteca Diocesana di Senigallia 071.7920709 – omaggioaperugino@diocesisenigallia.it

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Le tanti declinazioni dell’arte. Il premio Enriquez anima Sirolo e le Marche – L’intervista

Si svolgerà, a Sirolo, il 30 agosto 2023, la XIX edizione del Premio Franco Enriquez che, quest’anno verrà assegnato alla carriera a Filippo Timi, regista e attore, e a Elena Mannini, costumista e scenografa, al regista Giancarlo Nicoletti per la riscrittura e la messinscena “I due Papi” e a Giorgio Colangeli, miglior attore, dello stesso spettacolo, ad Agnese Fallongo, autrice e interprete di “I Mezzalira” con il Teatro degli Incamminati, a Michele Placido miglior attore per lo spettacolo “La bottega del Caffè” di C. Goldoni, a Claudio Casadio miglior attoreIN de “ L’ Oreste” della compagnia Accademia Perduta Romagna Teatro e a Corrado D’Elia per “L’Iliade”  (riscrittura) del poema omerico.

Allo scrittore di teatro e straordinario attore Vittorio Franceschi, il premio per la drammaturgia per la novità assoluta: “Il Domatore”, produzione del Teatro Due di Parma e del Centro teatrale bresciano. A Valter Malosti per la direzione artistica di ETR Emilia-Romagna Teatro Fondazione, a Mariano Rigillo per la direzione artistica del teatro CIAK di Roma. E in memoria e nel centenario della nascita di don Lorenzo Milani alla Fondazione don Lorenzo Milani di Firenze.  Infine, un riconoscimento all’opera encomiabile e duratura dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. Invece, nella sezione fotografia e cinema troviamo al fotografo e regista Lorenzo Cicconi Massi.

Abbiamo raggiunto il presidente del Centro studi Franco Enriquez, Paolo Larici, al quale abbiamo chiesto di raccontarci come sono andati gli appuntamenti del ricco cartellone che si chiude a fine mese: «Gli appuntamenti hanno avuto un buon successo di pubblico e di attenzione, sono stati fino ad ora appuntamenti molto impegnativi dal punto di vista del contenuto, abbiamo privilegiato la poesia che in questa edizione del Premio è il suo centro nevralgico, ricordo il motto: “Per una poesia del teatro e un teatro della poesia”. Oggi non ci può più essere teatro senza l’essenza della parola orale e scritta, una drammaturgia che riscopra la poesia come legante universale per una rinascita del momento teatrale e la conferma della sua arte necessariale motivazioni che hanno portato alla premiazione dell’attore Corrado D’Elia».

L’attore, appena citato, sarà premiato nella serata del 30 agosto prossimo ed è sempre Larici a spiegare il perché: «Corrado D’Elia è un giovane attore, autore e regista che sta perseguendo ciò che dicevo prima, un linguaggio nuovo, che coinvolge il pubblico e che riscopre testi antichi e moderni donando loro una nuova veste. Ricordo che Corrado attraverso le sue scuole di teatro ha incontrato molti giovani e ha colto la loro richiesta di teatro e ne ha fatto tesoro, cercando di trovare un linguaggio è un modo nuovo di approcciare al teatro».

Come questa edizione arricchisce il mondo culturale marchigiano?
«Non siamo così presuntuosi da ritenerci in grado di influire sulle scelte culturali di una popolazione, noi proviamo a mettere del sale e delle spezie sulle pietanze per dare loro una veste migliore a volte nuova, ma bisogna venire a teatro, non si può parlare di teatro senza viverlo, per questo invito tutti a partecipare a queste due ultime date quella del 28 con “Il donatore” di Franceschi e quella del 29 agosto con il fisarmonicista Luciano Biondini».

a cura di Laura Mandolini

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Fragile Equilibrio: i Fotoapprendisti tornano in mostra al Foro Annonario

Dal 15 aprile al 23 aprile tornano in mostra i “Fotoapprendisti” con l’esposizione “Fragile Equilibrio”, patrocinata dal Comune di Senigallia, presso l’ex pescheria del Foro Annonario.

Gli autori che prenderanno parte a questa esposizione, tutti provenienti da differenti esperienze associazionistiche senigalliesi, sono Claudia Barboni, Delia Biele, Francesco D’Amico, Alessando di Lenardo, JaydiMarat, Alessio Giorgetti, Francesco Pollicina, Marinella Mancinelli, Moreno David, Michele Medici, Roberto Olivetti, Antonella Santinelli e Beatrice Servadio.

I 13 fotografi si amalgamano in questa mostra senza perdere la propria individualità ed anzi sviluppando sensibilità, conoscenze e capacità organizzative.
Prenderanno parte all’evento anche Stefano Mariani e Paolo Roscini.

La mostra è stata ideata e realizzata da un gruppo di amici con la passione per la fotografia, i “Fotoapprendisti”, che hanno deciso di offrire alla comunità senigalliese una mostra nata per riflettere sul concetto di equilibrio, agognato stato di quiete risultante dall’annullarsi di forze contrapposte, e sulla fragilità che lo minaccia.

Questa esposizione fotografica non è un “Hortus conclusus”, un giardino recintato, bensì una fucina di idee, senza muri perimetrali, aperta alle nuove generazioni e ai talenti nascosti, alle contaminazioni di stili e generi, capace di crescere oltre le singole appartenenze e arricchendo con la fotografia i luoghi della città messi a disposizione dalla Pubblica amministrazione.
Ciascun autore presenterà i propri “fragili equilibri”, fatti di ricordi, di sentimenti, di visioni, di aspettative, di pensieri, di ricerca e di tecnica, con uno sguardo amorevole verso i grandi Maestri della fotografia senigalliesi del passato e del presente.

Marco Pettinari

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Schiaroli sullo schermo: un film e dialoghi giovani per festeggiare il pittore senigalliese

Il cinema ‘Gabbiano’ festeggia i 50 anni di attività artistica del pittore Giovanni Schiaroli, mentre sta per concludersi a Palazzetto Baviera la mostra a lui dedicata e lo fa giovedì 16 febbraio prossimo, alle 20.30, quando verrà proiettato il film ‘Séraphine’. Dopo la visione ci sarà spazio per un dialogo inedito e vivace,dal titolo “Noi e l’arte”. Flavia Cammarata, operatrice culturale, laureanda in Management Beni culturali, Filippo Fattorini, laureando in Storia e tutela dei beni archeogolici, artistici , archivistici e librari, Pamela Giulietti, operatrice museale, laureanda in Storia dell’Arte contemporanea si confronteranno con Schiaroli, in uno scambio di esperienze e visioni accomunate dal grande amore per l’arte. Coordina Marco Pettinari – operatore museale, dottore in Lettere, indirizzo storico artistico.

Schiaroli nasce nel 1949 a Filetto, nella campagna senigalliese, dove ancora vive e lavora. Autodidatta, sin da bambino passa le giornate osservando e riproducendo la realtà che lo circonda, realizzando su tela un racconto poetico del proprio vissuto.Sempre attento alle dinamiche sociali e culturali del suo tempo, indaga anche l’umanità nascosta dell’uomo che la abita: le sue ansie, i suoi dolori esistenziali, ma, al contempo, anche le speranze e la certezza di un riscatto futuro. Oltre che nelle Marche, ha viaggiato e lavorato in tutto il mondo, come dimostrano le mostre su Giacomo Leopardi e I Promessi Sposi a Parigi, Roma e Buenos Aires.

Il film “Séraphine”, apprezzatissimo lavoro francese, parla di una governante di mezza età, che vive nellaFrancia dei primi del Novecento e che ha un notevole talento per la pittura. La donna dipinge seguendo quello che lei considera come un’ispirazione religiosa che trova osservando la bellezza della natura, durante le passeggiate che ogni giorno compie per andare a lavoro. Ammira le piante, gli alberi, i fiori e il vento, finendo per cogliere dalla natura stessa gli elementi per dipingere, come una manciata di terra o il sangue di un maiale morto. La vita della donna sarà inevitabilmente stravolta dall’incontro con un celebre critico d’arte che crederà nel suo talento (ingresso, posto unico 5 euro).

Laura Mandolini

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