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Tag: economia

Alluvione, buoni spesa per le famiglie da usare nei negozi delle zone esondate

Volontari della Caritas Senigallia portano aiuti nelle zone colpite dall'alluvione del 15 settembre 2022
Volontari della Caritas Senigallia portano aiuti nelle zone colpite dall’alluvione del 15 settembre 2022

Voucher per gli alluvionati che potranno fare spesa nei negozi riaperti dopo l’alluvione. Ha un doppio significato l’ultima iniziativa attivata dalla Caritas cittadina che ha ricevuto il sostegno della fondazione BNL a favore delle popolazioni e delle attività colpite dall’esondazione dei fiumi dello scorso 15 settembre.

L’obiettivo non è solo dare un contributo alle famiglie in condizioni di disagio socio-economico, acuite dalle conseguenze dell’alluvione, ma anche quello di rilanciare la ripresa economica di un intero territorio. I buoni spesa, o voucher, sono infatti spendibili nelle attività commerciali ubicate nelle zone interessate dall’emergenza e che hanno subito danni proprio a causa dell’esondazione dei fiumi Misa e Nevola la scorsa estate.

La mappatura è arrivata grazie all’enorme attività svolta dai volontari Caritas durante la fase emergenziale e quelle successive: oltre a portare i primi aiuti, i volontari hanno anche raccolto le necessità e compilato schede in modo da avere una conoscenza precisa di dove può servire un certo tipo di aiuto e dove portarne altri.

Assieme alla fondazione BNL è stato concordato questo intervento dalla duplice valenza. «Il nostro contributo – ha dichiarato il presidente della Fondazione BNL Luigi Abete – si rivolge alle famiglie, ma vuole anche essere un modo per aiutare le tante attività commerciali colpite, contribuendo così al loro rilancio».

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Tornare comunità, i legami da ricostruire con forza

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Foto: Pixabay

L’annuale presentazione del Rapporto Censis è sempre un’occasione per riflettere sulle condizioni della società italiana. Anche il 56° Rapporto indica alcuni elementi puntuali che, però, mostrano le caratteristiche di una situazione che è risultati di processi radicati nel tempo.

L’insicurezza è il primo dato evidenziato: il 92,7% degli italiani è convinto che l’alta inflazione durerà molto tempo; il 69,3% ha paura di non riuscire a conservare il suo tenore di vita. L’84,5% ritiene che eventi accaduti in paesi lontani possano stravolgere la quotidianità; il 66,5% si dichiara insicuro.

Negli ultimi anni evidenzia il Censis si sono sovrapposte quattro crisi profonde: pandemia, aumento del costo della vita, guerra in Europa, crisi energetica. In tale contesto non è più possibile correre ai ripari con azioni tampone o con interventi specifici capaci di risolvere un problema circoscritto.

Abbiamo bisogno della pazienza di intraprendere un cammino lungo che offra una prospettiva, sembra essere questo il messaggio che….

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L’ora più buia: commercio cittadino a rischio

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Il centro storico di Senigallia

La recente o prossima chiusura di varie attività commerciali e produttive della città pone serie riflessioni in capo non solo alle associazioni di categoria, che cercano in qualche modo di tutelare i propri associati, ma anche agli enti locali e alle istituzioni sovracomunali. Queste sono spesso i soggetti a cui vanno rivolte le richieste degli imprenditori; le stesse che altre volte divengono bersaglio di feroci critiche per l’adeguatezza o meno delle politiche: proprio sulla partita delle riduzioni delle imposte, delle agevolazioni o degli sgravi fiscali si gioca il futuro di un intero territorio che rischia in pochi anni di perdere tutta l’appetibilità guadagnata nel corso di decenni.

«Tantissime attività non riapriranno i battenti – spiega Giacomo Cicconi Massi, referente Confartigianato di Senigallia – per vari motivi tra cui il caro bollette e il rincaro delle materie prime. Se si pensa che già i bilanci erano complicati perché ancora ci si doveva rialzare da due anni di pandemia, si capisce la scelta di molti di non riaprire. Poi l’alluvione è il colpo di grazia, ma già il trend annuale vedeva il volume di affari ridursi sempre di più».

Ancora più pessimista lo sguardo della Cna che sottolinea un «generale clima di sofferenza del tessuto imprenditoriale», mentre secondo il presidente di Confcommercio Marche centrali Giacomo Bramucci «questa è l’ora più buia…

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Riprende la produzione industriale, ma le Marche rimangono regione a più velocità

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Foto: Pixabay.com

Nel secondo trimestre 2022 la produzione industriale chiude con il segno più rispetto allo stesso periodo del 2021. A dirlo è Confindustria Marche che ha realizzato, tramite il Centro Studi “Giuseppe Guzzini” e in collaborazione con Intesa Sanpaolo, un’indagine sull’andamento dell’industria manifatturiera regionale, in cui si registrano però notevoli differenze tra i vari settori produttivi.

Nel trimestre aprile-giugno 2022 la produzione industriale ha registrato un aumento del 3,6% su base tendenziale, trainando di fatto anche l’attività commerciale verso il +4,6% rispetto agli stessi mesi 2021: le vendite sul mercato interno hanno registrato un aumento del 5,2%, con risultati positivi per il sistema moda e più deboli per meccanica e alimentare, mentre l’estero fa registrare un aumento limitato al 4% con dati negativi per quanto riguarda legno e mobile, gomma e plastica. 

Sempre per quanto riguarda i numeri, è stabile l’occupazione ma cala notevolmente la cassa integrazione: il ricorso alla cig ha subito una diminuzione dell’84,9% rispetto al secondo trimestre 2021, passando da 18,8 a 2,8 milioni di ore richieste.

Di recupero a diverse velocità parla il presidente di Confindustria Marche Claudio Schiavoni: «Alcuni comparti avevano già beneficiato del migliorato clima congiunturale in chiusura di 2021 mentre altri – su tutti la moda – hanno beneficiato solo ora della ripresa della domanda». Problematica la questione approvvigionamenti delle materie prime e quella energetica, con difficoltà che «stanno comprimendo la flessibilità di azione delle imprese e mettendo a rischio la regolarità dei processi produttivi».

C’è poi lo scenario internazionale con la guerra russo ucraina sullo sfondo a confondere ulteriormente le acque del prossimo futuro: un’incertezza che fa peggiorare le aspettative per il terzo trimestre 2022.

Pandemia e guerra frenano il commercio e l’artigianato

jet, guerra, missili. Foto da Pixabay.com

Sono in netta difficoltà il commercio e l’artigianato per quanto riguarda la città di Senigallia e la vallata. Che la crisi non fosse conclusa e che la pandemia l’avesse in qualche modo prolungata era risaputo da tutti; forse però in molti non sanno che nemmeno il tradizionale periodo dei saldi ha aiutato a risollevare le sorti di due comparti fondamentali per il tessuto imprenditoriale della zona. Ed è proprio così, con le attività che registrano un – 30% di fatturato rispetto agli anni precedenti.

Giacomo Mugianesi
Giacomo Mugianesi

«Con l’inizio dell’anno e l’arrivo dei saldi si sono registrati cali di fatturato di oltre il 30% su tutta la provincia – spiega Giacomo Mugianesi, responsabile Cna Senigallia – e così anche sulla spiaggia di velluto. Tra i motivi che hanno portato a questa situazione c’è sicuramente l’aumento generale dei costi e delle bollette, che spingono molte persone e famiglie a rinunciare a qualche acquisto non fondamentale, così come spaventa la crisi internazionale»…

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Cambiamenti climatici, rincari e pandemia: la crisi delle imprese agricole

Inflazione, difficoltà determinate dalla pandemia, storture storiche dell’agro alimentare che, adesso, fanno sentire tutti i loro effetti negativi. A fare il punto sulla situazione, tra gli altri, ci hanno pensato i coltivatori diretti e, prima ancora, l’Istat. Secondo l’istituto di statistica, il prezzo al dettaglio della pasta è cresciuto del 10,8%: è il segnale più chiaro delle difficoltà di un mercato che interessa tutti. Dall’altro capo della filiera, quello della produzione, già da qualche settimana si sono registrati aumenti da capogiro dei prezzi dell’energia, del gasolio, di altre materie prime come i concimi.

Costi in salita che gli agricoltori ben difficilmente possono riversare sul resto della catena alimentare e che, invece, industria e distribuzione almeno in parte possono “girare” sui consumatori finali. Coldiretti parla di una “classifica che è il risultato dal mix esplosivo del rincaro dei costi energetici e dei cambiamenti climatici che impattano sull’offerta di un bene essenziale come il cibo sul quale con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare”.

Proprio sull’agricoltura e sull’agroalimentare, infatti, la crescita dei costi pare colpire con forza. E non basta ancora, perché accanto a tutto questo continuano ad esserci gli effetti delle condizioni strutturali della produzione agricola fatta, nella gran parte dei casi, in “fabbriche a cielo aperto” quali sono le imprese agricole. È un tema noto, che, tuttavia, non passa mai di attualità. I tecnici parlano di “vulnerabilità” del comparto. E hanno ragione. Gli andamenti climatici anomali hanno tagliato i raccolti con crolli che vanno dal 25% per il riso al 10 % per il grano, dal 15% per la frutta al 9% per il vino provocando danni per oltre 2 miliardi di euro nel 2021…

Continua a leggere nell’edizione digitale di giovedì 27 gennaio, cliccando qui.
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Il covid frena acquisti e spostamenti, imprese in crisi

«Da fine estate a novembre c’è stato un grande entusiasmo sia nel commercio che nella ristorazione con numeri che facevano davvero pensare a una fine 2021 eccezionale, a livelli da pre-pandemia. Poi l’andamento dei contagi ha ridestato alcune paure che hanno sgretolato queste aspettative, portando a un forte ridimensionamento dei consumi che si è manifestato soprattutto nelle ultime settimane di dicembre e che non si sta arrestando».

È Giacomo Bramucci, presidente Confcommercio Marche Centrali, a fare una panoramica degli ultimi mesi contraddistinti dal forte aumento di contagi che sta di contro causando un calo di acquisti e degli affari per le imprese. Fino a poche settimane fa c’erano numeri molto buoni, nei settori turistico, commerciale e ristorativo: numeri che lasciavano presagire un ottimo andamento del periodo natalizio, dove le imprese fanno sempre quadrare i conti rispetto al resto dell’anno. Le nuove restrizioni legate al proliferare dei casi di positività al covid-19 e le quarantene hanno avuto un importante impatto sulle persone che sono tornate ad aver paura e a limitare gli spostamenti e gli acquisti. Si sono avute molte disdette, persino nello shopping natalizio che solitamente è il periodo in cui si registra un incremento nei volumi di spesa degli italiani. Nemmeno la corsa ai regali ha permesso di tornare a vedere il sorriso sui volti degli imprenditori.

In poco tempo siamo tornati alla situazione dell’anno scorso o quasi». Tutto questo però sta passando velocemente e lo sguardo è già rivolto al prossimo futuro…

Continua a leggere sull’edizione di giovedì 30 dicembre, cliccando qui.
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The Economy of Francesco. Bruni: “I giovani sanno avviare processi e non occupare spazi”

Una sessione dei lavori

“I giovani sanno avviare processi e non occupare spazi, come raccomanda il Papa. Non c’è niente di meglio che affidare un processo ai giovani”. Luigino Bruni, ordinario di Economia politica e Storia del pensiero economico all’Università Lumsa e docente di Economia politica presso l’Istituto universitario Sophia, nonché direttore scientifico dell’evento, traccia così un bilancio di The Economy of Francesco, l’evento internazionale on line che si è concluso il 12 novembre con il videomessaggio del Santo Padre. “Si sta avviando un processo che certamente andrà avanti, ma non creando grandi strutture”, spiega a proposito delle iniziative future: “Generatività è lasciare andare i figli, non pretendere di controllarli. E’ lasciarli scatenare. Tra un anno ci rivedremo ad Assisi, quando il lupo, o il virus, si sarà addomesticato”.

Come è andato The Economy of Francesco, e cosa l’ha contraddistinto rispetto ad altri eventi ecclesiali?

È andato al di là di tutte le nostre previsioni. In questi due anni, da quando abbiamo avviato il processo, abbiamo visto cosa è successo dopo il rinvio di marzo a causa della pandemia: tutta una realtà si è messa in moto nei 12 villaggi tematici, che hanno ospitato decine e decine di attività. Però in questi giorni ci siamo stupiti per la quantità e la qualità dei giovani e per l’intensità del loro coinvolgimento. Muovere così tanti giovani da ogni parte del mondo per un evento on line non è affatto semplice, vista la quantità di sollecitazioni diverse che provengono dall’ambiente digitale: vedere l’adesione, il coinvolgimento, l’ingaggio così forte da parte di giovani economisti, studiosi, imprenditori ci ha lasciato senza fiato.

È stato un evento generativo, senza padroni né appartenenze: i giovani sono come le trote, sentono subito se c’è acqua pulita. Il fatto che siano stati il Papa e San Francesco i garanti dell’iniziativa ha fatto percepire ai giovani l’autenticità e l’universalità di questa “convocazione”. Solo la gratuità può mettere in moto un processo di questo genere.

Un risultato ancora più considerevole, se si tiene conto del contesto di pandemia in cui siamo purtroppo immersi.

Ci siamo lanciati in una cosa più grande di noi: per citare una frase di don Benzi, “le cose belle prima si fanno e poi si pensano”. Mai nella storia della Chiesa c’è stato un movimento di giovani economisti, così globale e in grado di andare oltre le singole appartenenze. La Chiesa non ha mai avuto un rapporto molto sereno con l’economia, come dimostrano anche le vicende di questi giorni. Riconciliare la Chiesa con il denaro non è facile, ma non c’è un momento migliore di questo per tentare una tale impresa. In tutto questo clima di negatività, di morte, di paura, abbiamo vissuto tre giorni di luce e di speranza pazzesca, senza ingenuità e senza trionfalismi.

Se c’è un segnale chiaro che viene dalla pandemia è che l’economia va ripensata, perché la vulnerabilità del momento attuale sta peggiorando le disuguaglianze: i ricchi diventano sempre più ricchi, grazie ai loro guadagni speculativi, e i poveri sempre più poveri. Dal mondo post Covid dovrà nascere un’economia più solidale e inclusiva.  

Per la prima volta, nella storia della Chiesa, hanno preso la parola migliaia di giovani economisti, imprenditori e change makers “under 35”. Cosa l’ha colpita di più ascoltandoli?

Innanzitutto la qualità, anche scientifica, dei ricercatori e degli imprenditori: sono stati presentati centinaia di progetti, segno che i giovani non sono soltanto sognatori utopici, come devono essere alla loro età, ma anche molto concreti. Basti pensare al loro appello finale in 12 punti, in cui hanno chiesto tra l’altro di introdurre Comitati etici nelle aziende, di abolire i paradisi fiscali, di rivedere la governance e il management delle imprese.

I giovani sono sognatori ad occhi aperti, con la loro tipica nota che è la positività: sono per la salute del mondo, non tanto per la malattia.

Tendono a vedere il loro lavoro, il fare impresa, come qualcosa di bello, perché è la loro vita. Non è vero che non vogliono adulti al loro fianco: li vogliono se non fanno i padroni o i prepotenti. E’ stato bello vedere giovani e Premi Nobel dialogare alla pari: i giovani hanno stima degli economisti più bravi e famosi e hanno rispetto per le competenze, perché sanno che sono il frutto buono di una vita matura o anziana.

Cambiare il paradigma economico richiede anche precise azioni politiche, oltre che la trasformazione degli stili di vita. Quante possibilità concrete hanno i giovani di oggi di essere realmente protagonisti attivi, nei luoghi dove si prendono le decisioni?

Il discorso politico più importante degli ultimi dieci anni è stato il discorso di Greta Thunberg all’Onu, ad ottobre. Siamo già in una nuova fase politica, dove i giovani sono i protagonisti delle questioni ambientali. Ci sono voluti due eventi per farci frenare: i ragazzi, che ci hanno fatto vergognare del modo in cui abbiamo consegnato loro il nostro pianeta, e il virus, con la sua carica di morte. I giovani hanno già una forza politica, soprattutto grazie alla loro padronanza del web, con la sua grande capacità di influenzare i comportamenti.

La politica non può non ascoltare le proposte dei giovani, perché le loro soluzioni sono più vicine, di fatto alla vita della gente. Anche se i politici non facessero nulla, c’è una forza intrinseca della storia: il vento soffia forte in questa direzione, chi si mette controvento finisce col mettersi fuori della storia.

M. Michela Nicolais

Andrea, il ricercatore… sul Corriere della Sera

«La finanza “per” le persone non è un’utopia ma esiste già; ci sono ottimi esempi nel mondo e si tratta soltanto di farli conoscere e replicarli perché possano contaminare positivamente i canali di finanziamento più tradizionali». Andrea Calef, 32 anni, è un «Lecturer» (Assistant Professor) in Economics presso la School of Economics dell’University of East Anglia (Norwich, Regno Unito). Originario di Senigallia (An) dopo studi ed esperienze all’estero dal settembre 2019 tiene qui corsi su mercati finanziari e degli investimenti alternativi e svolge attività di ricerca. Da giovane accademico, ha risposto alla chiamata del Papa, «anche se mi sono chiesto se fossi la giusta persona per prendersi una tale responsabilità che papa Francesco coraggiosamente ha posto sulle spalle dei giovani. Diciamo che sono qui per spirito di servizio». Un’esperienza, nel «villaggio» che si occupa di «Finanza e Umanità» che è stata molto positiva: «Ci sono – prosegue Calef – moltissimi giovani talenti, motivati dal voler contribuire al raggiungimento del bene comune. Si è creata una comunità formata da giovani di tutti i continenti e dai diversi background culturali e professionali». Che lavoro è stato fatto? «Abbiamo cominciato da concetti elementari e definizioni, ovvero la modalità di convogliare i fondi da chi ne hanno in eccesso a coloro che ne abbisognano per finanziare i propri investimenti, giungendo alla conclusione che la finanza può avere un ruolo ed un impatto differenti rispetto agli attuali. Assieme a questo approccio teorico, abbiamo tentato di “comprendere” ed analizzare la realtà, cosa stia funzionando bene e sia buono, cosa stia funzionando male e sia cattivo, cosa possa essere migliorato e le nuove tendenze, come ad esempio il FinTech. La bussola, che utilizziamo per giudicare, è la Dottrina Sociale della Chiesa, sulla cui base poi abbiamo fatto delle proposte».

fonte: https://www.corriere.it/buone-notizie/cards/parte-the-economy-of-francesco-2000-giovani-cambiare-capitalismo-che-esclude/ricercatore.shtml

‘Economia di Francesco’, un inizio promettente

di Andrea Calef *

Il professore ed economista Andrea Calef

Come tutti i partecipanti all’Economia di Francesco, ho atteso febbrilmente l’inizio dell’evento online dell’Economia di Francesco. Sono stato costantemente in contatto con gli amici del mio ed altri villaggi. Siamo diventati una comunità che ha lavorato sulla strada verso Assisi.

Il primo giorno ha avuto un profondo impatto su di me, decisamente superiore a quanto mi aspettassi. Ho visto le notti insonni di lavoro di molte persone, inclusi i membri del comitato centrale, che desidero ringraziare, diventare realtà. Oggi ho seguito il seminario di Padre Benanti (Artificial Intelligence: how to address socio-economic inequality?), poiché ha tratta di un trend già esistente, che diventerà sempre più rilevante e pervasivo nelle nostre società. Sia i relatori sia i partecipanti tramite YouTube si sono posti molti quesiti etici a tal riguardo e, molto importante per me come accademico, su come preparare gli studenti a questo mondo che cambia sempre più velocemente.

Successivamente ho seguimento il seminario “Business models for a human economy: three experiences”, durante il quale concetti come una nuova “genetica imprenditoriale” (più vocazione ed empatia) sono stati esplorati.

Nei prossimi due giorni vi saranno diversi seminari assai interessanti. Difficile sceglierne uno e complicato sarà seguirli, dato che alcuni andranno in onda in simultanea. Per questioni di brevità, ne menzionerò solo tre. Dovendo operare una scelta, non sorprendentemente, attendo con curiosità il seminario del mio Villaggio (Finanza ed Umanità), intitolato “Finance and Humanity: a road towards an integral ecology”, che vedrà la prestigiosa partecipazione del Premio Nobel per la Pace, Dr Mohammad Yunus. Essendo un accademico, sono anche assai interessanto al seminario “A new education for a new economy”, che avrà il Premio Nobel per l’Economia Dr Michael Spence come principale relatore.

Sabato, invece, sarà la volta un seminario davvero promettente (ebbene sì, lo ammetto, ho ricevuto una piccola anticipazione) proposto dal Villaggio Vocazione e Profitto. E’ intitolato “Interactive conversation: Vocation and Profit Tool Box”. Ogni giorno vi è davvero qualcosa da ascoltare con attenzione.

Tutti i partecipanti all’Economia di Francesco sono estremamente impegnati ed entusiasti. Riconosciamo la rilevanza della responsabilità inaspettatamente affidataci da Papa Francesco. Come il Santo Padre spesso menziona, concepiamo questo evento come l’inizio di un processo che ci permetterà di raccogliere i frutti del nostro duro lavoro, tenendo a mente il nostro obiettivo di fornire un umile contribution al raggiungimento del bene commune.

* economista, docente di Econmia alla University of East Anglia, Norwich, Regno Unito. Senigalliese, partecipa come delegato all’evento ‘L’economia di Francesco’, in corso ad Assisi

De Rita: “Il vero pericolo è che cadiamo tutti in letargo”

Giuseppe De Rita

“Il vero pericolo è che cadiamo tutti in letargo”. In occasione dell’iniziativa The Economy of Francesco Giuseppe De Rita, presidente del Censis, mette in guardia da una concezione dello sviluppo socio-economico e politico che non tenga conto della “discontinuità”. E spiega al Sir, forte dei suoi 70 anni di osservatore delle dinamiche sociali perché i “corpi intermedi” devono recuperare vitalità, se si vuole invertire davvero la rotta: “Senza dialettica non c’è sviluppo: se tutti stiamo fermi ad aspettare un bonus, lo sviluppo non c’è. La convinzione che lo sviluppo è dato da una dialettica di soggetti, e non da un soggetto solo, è la consapevolezza che dobbiamo acquisire”.

Con l’emergenza causata dal Covid-19, l’attuale scenario socio-politico ha di certo conosciuto una discontinuità rispetto al passato. Come lo descriverebbe?

Lo sviluppo non è mai equilibrato, come dimostrano le teorie degli Anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. È un processo discontinuo, non significa mai l’andare tutti insieme verso un traguardo meraviglioso. Se non accettiamo questo, diventiamo prigionieri di una bontà d’animo che certo è un sentimento nobile e da perseguire, ma quando si trasforma in buonismo non è realistico. La Chiesa, a mio avviso, corre questo pericolo: cadere in una teoria “migliorista” dello sviluppo, quando parla di clima, di sviluppo, di economia circolare. Tutte cose bellissime, ma che si scontrano con una storia che vive momenti di discontinuità. E uno di questo è proprio il momento che stiamo vivendo e che sul piano dello sviluppo ha posto sfide profonde a cui non sappiamo rispondere. Basti pensare a come gli italiani hanno reagito al Covid: con un residuo di una vecchia cultura sociale, col bonus per tutti.

Se non accettiamo, invece, che lo sviluppo è una continua serie di squilibri, rimaniamo prigionieri del primo squilibrio che arriva, e che poi sarà seguito da un secondo, da un terzo squilibrio, e così via.

“Siamo sulla stessa barca, nessuno si salva da solo”, ripete spesso il Papa: è un messaggio che l’Italia, l’Europa, il mondo secondo lei riescono a percepire? O l’individualismo è destinato ancora una volta a prevalere?

In settant’anni di studi sui meccanismi fondamentali della cultura sociale ho imparato che lo sviluppo non è fatto da una persona sola, ma dai soggetti della società: lo Stato, il mondo dell’imprenditoria, il sindacato, gli enti intermedi. Abbiamo per troppo tempo pensato, me compreso, che lo Stato fosse il soggetto generale dello sviluppo. Col passare dei decenni ho capito che lo sviluppo è fatto da tanti soggetti, e che tutti questi soggetti danno risultati anche conflittuali: è questa lotta che porta poi a quello che chiamiamo sviluppo.

Senza dialettica non c’è sviluppo: se tutti stiamo fermi ad aspettare un bonus, lo sviluppo non c’è. La convinzione che lo sviluppo è dato da una dialettica di soggetti, e non da un soggetto solo, è la consapevolezza che dobbiamo acquisire.

E proprio di un rilancio dei “corpi intermedi” parla il Papa, nel quinto capitolo della Fratelli tutti, interamente dedicato alla politica. È la mediazione, l’aspetto da recuperare?

Quello dei soggetti intermedi è uno dei capisaldi della mia riflessione, soprattutto da presidente del Cnel. È vero, bisogna recuperarne il ruolo e il valore, ma per farlo i soggetti intermedi devono avere una loro vitalità. Non si può dire che i corpi intermedi devono essere valorizzati se poi questi soggetti non si mettono mai in gara perché aspettano una mediazione. Nel dopoguerra si scontravano due culture: una cultura, per dire così, “montiniana”, e una “pacelliana”. La prima vedeva nello Stato il soggetto generale dello sviluppo e nei corpi intermedi solo la mediazione. Poi c’era un’altra cultura, sempre sottovalutata e a volte disprezzata, che vedeva lo sviluppo come il risultato di una corsa, anche conflittuale, tra i vari soggetti che compongono la società. I soggetti intermedi, nella cultura “pacelliana”, sono soggetti a pieno titolo, dialetticamente autonomi, rispetto ai grandi disegni dello Stato.

Se vogliamo che i soggetti intermedi siano vitali, dobbiamo abituarci all’idea che la mediazione la fa la politica: i corpi intermedi devono riprendersi la dignità di soggetti dialettici che operano in proprio, e non come puri mediatori.

Papa Francesco, nella Fratelli tutti, auspica la fraternità come antidoto ad una economia globalizzata che produce solo scarti, anche umani. È la mancanza di relazione il deficit più grave del nostro tempo?

Il vero pericolo è che cadiamo tutti in letargo, e se il letargo si protrae troppo a lungo la passività finisce per prevalere. Non ci si risveglia più come prima, non si ricarica la vitalità. Nel dopoguerra eravamo tutti ex poveri che volevamo diventare ricchi: c’era una carica vitale spaventosa. Abbiamo avuto quarant’anni straordinari, e  la leva di partenza era proprio la voglia di stare insieme, di recuperare la relazione. È da lì che comincia lo sviluppo: la relazione crea dialettica. Negli ultimi quindici anni, invece, abbiamo assistito ad una rottura delle relazioni, sostituite dall’ideologia del “vaffa”. Recuperare le relazioni è il primo impegno che bisogna prendersi, per recuperare la dialettica, la speranza, comune, la voglia di lavorare insieme e di non isolarsi. Di non cadere in letargo.

a cura di M. Michela Nicolais

L’economia di Francesco si incontra ad Assisi

«The Economy of Francesco», l’evento ideato un anno e mezzo fa da papa Francesco per sollecitare giovani economisti e imprenditori a fare un lavoro di squadra per il bene comune, è finalmente realtà. Duemila di loro, provenienti da 120 Paesi, si incontrano, se pure in modalità online, dal 19 al 21 novembre, per proporre la loro economia: «Sostenibile, inclusiva, attenta agli ultimi ».

Confermata la partecipazione di papa Francesco che a chiusura della tre giorni manderà un videomessaggio. Per l’occasione il 21 novembre alle 23 (ore italiane) il monumento al Cristo Redentore a Rio de Janeiro sarà illuminato con i colori simbolo dell’Economy of Francesco: verde, marrone e giallo. «Grazie a San Francesco e a papa Francesco è nato il più vasto movimento di giovani economisti a livello internazionale. È di queste notizie che oggi la società e la Chiesa hanno bisogno», ha dichiarato il direttore scientifico Luigino Bruni

All’evento digitale si potrà assistere in diretta streaming sul portale francescoeconomy.org e avrà come base Assisi con collegamenti in diretta dai luoghi francescani. Sullo stesso portale il programma dettagliato giorno per giorno. Anche avvenire.it rilancerà alcuni degli incontri.

Previste conferenze con relatori di fama internazionale, tra cui il premio Nobel Muhammad Yunus e economisti ed esperti quali Kate Raworth, Jeffrey Sachs, Vandana Shiva, Stefano Zamagni, Mauro Magatti, Juan Camilo Cardenas, Jennifer Nedelsky, Sr. Cécile Renouard oltre a numerosi imprenditori. Tra un anno ad Assisi si terrà il primo incontro in presenza.