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Tag: Paolo Battisti

Astensionismo ed elezioni: un segnale verso qualcuno o un dispetto verso se stessi?

Ad “Appunti di vista“, la trasmissione di Radio Duomo Senigallia in cui si prova a riflettere sull’attualità (in onda il mercoledì dopo il GR delle 12:30 e poi in replica il sabato alle 12:30, alle 18:30 e alle 20:30, sempre su 95.2FM), abbiamo affrontato il tema dell’astensionismo, che è risultato lampante in queste ultime elezioni regionali svoltesi nelle Marche il 28 e 29 settembre 2025. Una tornata elettorale in cui si è visto che a votare c’è andato soltanto il 50% degli aventi diritto, cioè 660 mila marchigiani su circa 1,3 milioni di aventi diritto al voto. Una cifra impressionante, se non fosse per il fatto che siamo un po’ abituati a vedere dei significativi cali di partecipazione. Nel 2015 c’era stata una partecipazione leggermente inferiore, 49%, poi nel 2020 si era raggiunto il 60% del corpo elettorale e adesso si registra un nuovo calo di ben 10 punti percentuali. Cosa sta a significare? Ne abbiamo parlato con tre esponenti politici locali di cui vi forniamo anche l’AUDIO nel player integrato. 

Paolo Battisti (Movimento 5 Stelle): «Questo secondo me è il dato più triste, non è né chi ha vinto né chi ha perso, è il calo della partecipazione alle urne. C’è chi pensa di fare un dispetto a qualcuno non votando, in realtà il dispetto è solo verso se stessi, verso il futuro del Paese e soprattutto verso i nostri ragazzi, i nostri figli, i nostri nipoti. Forse è arrivato il tempo di smettere di tifare per una bandiera e iniziare a guardare le persone, quello che dico sempre io, chi sono, cosa propongono e se hanno davvero la capacità di realizzare quello che dicono, quello che promettono». «La rabbia c’è, è fortissima, ma se non si vota la rabbia resta impotente, perché non ci si informa, non ci si muove, non si pretende di più. Si crede che bastino andare a votare per mandare un segnale, ma loro, i politici, meno voti hanno e meno responsabilità hanno nei confronti del popolo, ci godono se noi non andiamo alle urne». 

Maurizio Mangialardi (Partito Democratico): «È un dato ormai che non ci deve sorprendere, la politica non riesce più a coinvolgere, dobbiamo fare uno sforzo bipartisan per farlo e dare esempio sui comportamenti, condannare reciprocamente soggetti che sono odiatori di professione, i leoni da tastiera. Dobbiamo cercare insieme e dare argomenti reali e non strumentalizzare quelli degli altri. Su questo dobbiamo fare un grande lavoro perché vedere dati così impressionanti vuol dire che Acquaroli governa con meno del 25% dei consensi su scala regionale ed è, al di là della proposta, veramente triste, non imbarazzante, proprio triste. Non va bene. Io ero il candidato presidente nel 2020, si sfiorò il 60% e in 5 anni perdiamo il 10%, è un dato che ci deve assolutamente ma tutti interrogare e riflettere». «Tra la gente si raccoglie uno scoramento, poi si ritrova un po’ di entusiasmo intorno alle persone, è capitato a me, è capitato ad altri, si ritrova un entusiasmo puntuale e anche questo non fa bene alla politica. Noi dobbiamo avere delle proposte e molti non sapevano neanche che ci fosse il voto, se non ci fosse stata una mobilitazione da parte dei candidati. L’entusiasmo, tutto, da una parte e dall’altra, era limitato ai soggetti che sono direttamente coinvolti e questo non può andare bene, non può andare bene e fa male alla politica ma fa male ai cittadini, vuol dire che perdiamo il senso della democrazia, perdiamo il senso della scelta della politica perché la politica è quella che determina il nostro fare quotidiano, che ci piaccia o meno, così è perché sennò poi lo determinano altre cose».

Massimo Bello (Fratelli d’Italia): «Diciamo che negli ultimi dieci anni se guardiamo le competizioni elettorali, amministrative, politiche, regionali ed europee ci accorgiamo che il dato dell’astensione è un dato importante, è un dato che raggiunge dei numeri importanti. Quindi ci dobbiamo interrogare un po’ tutti su questo dato dell’astensionismo che è un dato che preoccupa e credo che la soluzione vada individuata in tante ragioni che non provengono dalle ultime competizioni elettorali. C’è un percorso che questo astensionismo ha fatto nel corso del tempo, probabilmente c’è poca fiducia nella politica, c’è poco interesse nella politica. Noi dobbiamo tornare a creare la politica con la P maiuscola. Per fare questo ci dobbiamo lasciare da una parte la cosiddetta propaganda e parlare di politica di qualità. Quando non c’è un progetto politico di qualità è ovvio che i cittadini si astengono». 

Fateci sapere cosa ne pensate voi sul tema dell’astensionismo, su come tornare a coinvolgere centinaia di migliaia di persone che non vanno a votare. Scrivete a redazione@vocemisena.it.

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Elezioni regionali Marche: le riflessioni post voto

Le recenti elezioni regionali nelle Marche, tenutesi il 28 e 29 settembre, hanno sancito una netta vittoria per il centrodestra. Il risultato ha imposto una profonda riflessione all’opposizione, che vede nella riconferma del presidente Francesco Acquaroli anche il segnale di errori politici che dovranno essere analizzati in vista delle prossime sfide elettorali, sia a livello nazionale che locale. Qui vi riportiamo una sintesi degli interventi di Maurizio Mangialardi (Pd), Massimo Bello (FdI) e Paolo Battisti (M5S): l’AUDIO dell’intervista ai tre esponenti, in onda su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) mercoledì 1 ottobre alle ore 20 e in replica giovedì 2 alle ore 13:10 e alle 20, e domenica 5 alle 17:10, è però disponibile anche qui grazie al lettore multimediale.

Il centrodestra dei progetti concreti

Massimo Bello, presidente del consiglio comunale nonché esponente di Fratelli d’Italia, accoglie la vittoria come la conferma dell’impegno e del buon governo degli ultimi cinque anni. Il dato elettorale, afferma, è stato estremamente chiaro, una netta vittoria determinata dalla concretezza del lavoro svolto. Secondo Bello, i temi che hanno convinto l’elettorato sono stati principalmente gli investimenti infrastrutturali, la questione sanitaria e l’utilizzo dei fondi europei. Ma la differenza è stata nella proposta: il centrodestra ha presentato un «progetto per i prossimi 5 anni» su cui ha chiesto la fiducia degli elettori per continuarlo, mentre l’obiettivo del centrosinistra sarebbe stato quello di creare una «politica contro il governo Meloni» concentrandosi su temi nazionali e internazionali, fallendo nel proporre «programmi concreti».

Il centrosinistra analizza la sconfitta

Dall’altra parte, il centrosinistra prende atto dell’esito delle urne. Maurizio Mangialardi, esponente di spicco del Partito Democratico esprime una «marcata delusione» per la proposta di Matteo Ricci, che pur essendo «innovativa e di discontinuità» rispetto al governo Acquaroli, non è stata sufficiente a convincere la base elettorale. Mangialardi riconosce una «sconfitta netta» causata anche da errori di natura politica. Il dibattito, a suo avviso, si è troppo spesso spostato su temi nazionali e internazionali (come il tema della Palestina), inopportuni per una competizione regionale: «Se fossimo rimasti solo sui temi marchigiani oggettivamente si potevano trovare molte più fragilità e farle capire meglio ai marchigiani» afferma, ammettendo che concentrarsi su «infrastrutture, assetto del territorio, sanità o del problema di carattere economico» sarebbe stato più efficace. E poi c’è la questione delle liste civiche che potrebbero non aver allargato la platea di elettori ma solo eroso consensi all’interno del Pd.

Movimento 5 Stelle tra radicamento e campo largo

Paolo Battisti del Movimento 5 Stelle di Senigallia evidenzia la necessità di una «seria riflessione». Il M5S, pur facendo parte del «campo largo» con il centrosinistra, ha visto una contrazione dei voti (passando da oltre il 7% a meno del 6% rispetto alla precedente regionale). Battisti attribuisce il calo alla mancanza di un proprio candidato governatore in questa tornata elettorale. Il problema principale del M5S, secondo Battisti, risiede nella rappresentanza territoriale. Sebbene il partito sia forte a livello nazionale, è necessario «essere più a contatto con la gente» e costruire un radicamento capillare sul territorio. Caposaldo almeno per il momento è l’alleanza nel «campo dei progressisti», un percorso indicato da Giuseppe Conte. L’obiettivo, specialmente in città come Senigallia, è rendere la città un “simbolo” dove tutto il centrosinistra si allea su un «programma ambizioso ma realizzabile», basato su temi chiave come sanità, istruzione, casa, lavoro e ambiente, invitando a mettere da parte le divisioni.

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