Piazza San Pietro formato ‘mondo’: l’ultimo viaggio di Papa Francesco

Il cardinale Giovanni Battista Re non aveva un compito facile. Non dev’essere semplice occuparsi di un funerale del genere, tanto più a 91 anni, ancor di più di fronte a decine di ‘big’ mondiali e oltre 170 delegazioni provenienti da ogni dove. Bastava una parola di troppo, un’omissione, una sottolineatura inopportuna (tutto ciò, ovviamente, ad insindacabile giudizio delle orecchie chiamate in causa) per spostare immediatamente l’attenzione dal senso più vero delle esequie ad un presunto manifesto politico papale.
E invece c’è riuscito! In un’omelia chiara, semplice e appassionata, il Decano dei cardinali ha ripercorsa la bellezza di un magistero originale, coraggioso. Il primato dell’evangelizzazione, per il cardinale, è stato la guida del suo pontificato, “misericordia e gioia del Vangelo” le due parole chiave dei dodici anni di Bergoglio sul soglio di Pietro, che “in contrasto con quella che ha definito la cultura dello scarto, ha parlato della cultura dell’incontro e della solidarietà”. “Filo conduttore della sua missione è stata la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte”, ha sottolineato Re: “Ha più volte fatto ricorso all’immagine della Chiesa come ospedale da campo dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti. Una Chiesa desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite”. Quasi un album fotografico che ci ha portati, tra gli altri, a Lampedusa, Lesbo, Iraq, al confine tra Messico e Stati Uniti. Ci ha ricordati la fraternità violata da denunciare e quella da costruire, il dialogo interreligioso portato ai massimi livelli, l’abbraccio sincero a tante persone, perché ogni volto è espressione del Volto.

Piazza San Pietro, per qualche ora, è stata sintesi del mondo. I popoli e chi li governa, i fedeli e la gerarchia ecclesiastica, le parole e la Parola. Al centro, l’umile bara dell’uomo che li ha chiamati a raccolta per l’ultimo, commovente saluto. Il libro del vangelo, posto sopra il feretro, è anche stavolta sfogliato e animato dal vento. Soffia lo Spirito, continua ad alitare su quelle parole eterne. Quasi a dire sta a voi, umili e potenti, accogliere questa forza rivoluzionaria di profonda libertà. C’è una civiltà di Bene da ricercare sempre, immaginare e costruire.
Poi verso S. Maria Maggiore, sulla papa mobile di sempre abitata in modo diverso, bianca di una luce che sa di Resurrezione. Per dirci ancora “sono con voi, attraverso ancora le vostre strade, non smetto di donarvi il mio sorriso di Speranza”. “Caro Papa Francesco, ora ti chiediamo di pregare per noi”. E per questo mondo in cerca di pace.
Laura Mandolini
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