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Il tormentone di questa estate. E non è musicale.

Il tormentone del racconto delle spiagge con gli ombrelloni chiusi ha sostituito quello musicale, tanto da far venire nostalgia per quelle canzonette che scandivano ogni anno, a volte in modo ossessivo, le giornate della bella stagione. L’estate 2025 verrà ricordata per gli appelli, più o meno autorevoli, contro la desertificazione on the beach, per i continui aggiornamenti sui numeri della crisi e le inevitabili smentite appena un minuto dopo. Anche un bagno al mare o una scarpinata montana diventano polemica politica e ognuno racconta la faccenda a modo suo. Caro vita e caro spiaggia, a cui fa da contrappeso il radiofonico ‘viaggiare informati’ che parla di milioni di automobili di vacanzieri in movimento nei giorni ferragostani. Il giornalismo – o pseudo tale – che individua un filone, lo rilancia fino a succhiarlo fino allo sfinimento e come spesso accade, i destinatari dell’informazione non sanno cosa pensare. Chi ha ragione? Come leggere i numeri? Sarà l’ennesima moda mediatica che, passate le vacanze, nessuno ricorderà più? Chi è maggiormente colpito dalla crisi economica? Come ripensare la gestione del demanio marittimo, le concessioni balneari?

Domande più che lecite che non contrastano con altre considerazioni più generali.
Il mondo cambia in fretta e spesso chi dovrebbe aiutarci a comprendere queste mutazioni, senza forzature o strumentalizzazioni, segue l’onda del chiacchiericcio. È il giornalismo infettato dalla modalità social, devi scegliere subito da che parte stare, hai la soluzione in tasca, come la tastiera bella e pronta all’uso per l’insulto facile. ‘Tutti tuttologi sul web’ cantava Gabbani nel 2017, senza possibilità di smentita anche oggi. L’approccio al tema caro vacanze è l’ennesima dimostrazione del diffuso approccio superficiale e sostanzialmente inutile per capire meglio come siamo messi. Prima di questo è toccato, più o meno in ordine cronologico, a: le invasioni dei migranti (sparite dal radar informativo), la violenza sulle donne (idem), droghe vecchie e nuove, i cambiamenti climatici, il fenomeno influencer, i viaggi low cost… Fino al prossimo filone da imporre, sfruttare in ogni dettaglio e depositare nel grande archivio web del nulla, nel giro di una annoiata scrollata di fine giornata.

“Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca”. Citata in ogni dove – anche in queste poche righe (sigh!) – la chiave di lettura che papa Francesco propose nella sua enciclica di inizio pontificato ‘Evangelii gaudium’ è più pertinente che mai. “Siamo in uno di quei momenti nei quali i cambiamenti non sono più lineari, bensì epocali; costituiscono delle scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed elaborare il pensiero, di rapportarsi tra le generazioni umane e di comprendere e di vivere la fede e la scienza”. Sarà esagerato applicare questo paradigma anche al modo di vivere le vacanze? Forse no!

Cambiamento d’epoca. “Tale espressione – scriveva tempo fa in un brillante commento don Armando Matteo – pur evocando complesse riflessioni sociologiche e antropologiche, vuole segnalare una verità molto semplice: la differenza tra noi e i nostri genitori non sta nel semplice accumulo di cose che essi non possedevano (cellulari, auto ibride, Dazn, Amazon…). Certo, sta anche qui. Ma la differenza reale sta nel fatto che noi compiamo i gesti della quotidianità umana – come lavorare, amare, pensare al futuro, educare, prendere cibo… – in un modo qualitativamente differente dal loro. Non viviamo cioè solo di altre cose, ma viviamo l’umano di sempre in un modo milioni di volte differente dal loro! Questo è il punto. I nuovi oggetti di oggi sono come l’indizio di una verità più profonda: è il modo di essere al mondo da umani che è profondamente cambiato oggi”.

Ecco il punto: viviamo in modo diverso. Se gli ‘anta’ campano diversamente da come lo facevano i loro vecchi, la stessa cosa accade tra i più giovani e chi ha qualche anno in più. Viviamo in un mondo diverso. Le relazioni, il lavoro, l’economia (tra i tormentoni, dimenticavamo anche il fenomeno delle ‘grandi dimissioni’) , la famiglia, la spiritualità. Figuriamoci se non cambia l’approccio alle vacanze.
‘La realtà è superiore all’idea’, tocca citare ancora una volta l’Evangelii gaudium e forse è ora passata di farci i conti. Capirla, questa realtà, interpretarla – specie da parte di chi lo deve fare per mestiere – con onestà e competenza per tirare qualche prima conclusione sensata. Ne va di un mondo, anche quello più vicino, più riconciliato con se stesso, rasserenato e capace di mettere in fila priorità e scelte politiche e di vita condivisa eque, possibilmente per tutte e tutti.

Laura Mandolini

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Ps: solo la guerra, a quanto pare, sostanzialmente non cambia e non passa mai di moda; continua ad essere la più grande tragedia che un essere umano possa vivere, devastante in ogni tempo e luogo disgraziati nei quali i potenti hanno deciso di infliggerla a chi può soltanto subirla