L’alluvione 2014 e quella 2022 a confronto – INTERVISTA AUDIO al sindaco di Senigallia Massimo Olivetti

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L'alluvione del 3 maggio 2014 a Senigallia: la visuale dall'alto della zona di ponte Zavatti, via Giordano Bruno e del campus scolastico. Fonte: Vigili del fuoco
L’alluvione del 3 maggio 2014 a Senigallia: la visuale dall’alto della zona di ponte Zavatti, via Giordano Bruno e del campus scolastico. Fonte: Vigili del fuoco

L’alluvione 2014 e quella del 2022 a confronto grazie al sindaco di Senigallia Massimo Olivetti. Di questo parliamo nell’ultima intervista di “Venti minuti da Leone”, il programma di Radio Duomo Senigallia per dare uno sguardo al territorio, a come si è risollevato e alle problematiche ancora esistenti. L’intervista integrale, in onda alle 13:10 e alle 20 di oggi 3 maggio e domani 4 maggio 2024, sarà replicata anche domenica 5 a partire dalle ore 16:50. Ve la proponiamo anche qui: basterà cliccare sul tasto play del lettore multimediale. Per chi ama la lettura, basterà invece proseguire col testo, anche se si tratta di un riassunto.

Iniziamo da un paragone tra i due eventi: similitudini e differenze
La prima l’ho vista come sindaco di Ostra, ora ero a Senigallia. Prima c’è stata la rottura di un argine, nel 2022 il sormonto in vari punti della vallata. Nel 2014 c’erano stati giorni di pioggia precedenti l’alluvione, di qua c’è stato il fulmine a ciel sereno. Entrambe hanno portato morti e in parte c’è la responsabilità dell’uomo per aver costruito dove non si poteva. Ma oggi siamo più preparati rispetto al 2014 o al 1976: all’epoca si andava in base alla conoscenza popolare per esempio dei contadini, oggi sono a disposizione molti più strumenti. E’ cambiata la percezione del fiume, le previsioni meteorologiche, ma l’ultimo evento è stato molto più violento per portata, numero di vittime e comuni interessati: non solo la parte bassa della vallata xcome nel 2014.

Che reazione del territorio?
Oggi direi che è coinvolta una parte più ampia del territorio, mentre l’altra volta solo una porzione di Senigallia. Mentre qualcuno festeggiava l’arrivo del presidente del consiglio Renzi, qualcun altro non si accorgeva di quanto accadeva a 300 metri. Oggi non è più così. Il mondo del volontariato era più preparato, c’è meno rabbia e forse più rassegnazione per il secondo evento. Nel 2014 è stato più rapido, nel 2022 c’è stato più tempo per esempio per spostare le auto.

Oggi a che punto siamo? Abbiamo superato l’alluvione del 2022?
E’ stato fatto un grosso lavoro sul fiume, con l’asportazione di tanto materiale, ma dobbiamo vedere come reagirà il fiume durante la piena. Ricordo però che quando iniziai a votare nel 1983 si parlava di vasche di espansione: in 40 anni non è stato fatto niente. Spero che quest’ultimo evento abbia accelerato i tempi, ma vedo che c’è la paura della responsabilità giudiziale che blocca alcuni interventi, come ponte Garibaldi. Ma fino a oggi non è stato messo a posto nessun ponte tranne uno al Brugnetto e ciò lascia perplessi. Oggi sono arrivati però nell’immediatezza i soldi per i primi indennizzi, che ha permesso di non alzare la tari del 30/40% come l’altra volta, ma anche ai cittadini di avere le prime risorse che non bastano ma intanto si è partiti. A livello visivo sembra che la situazione sia molto più tranquilla rispetto a prima.

Parliamo di ponte Garibaldi: come verrà fuori? Che paletti bloccano l’opera? 
Il Comune di Senigallia non ha ruoli centrali, se non qualcosa sull’aspetto estetico o viario. Ma chiariamo che c’è un decreto del 2018 che stabilisce le regole per le strutture pubbliche, ponti compresi, che impone un franco idraulico di un metro e mezzo, la distanza cioè tra la piena dell’acqua e la parte bassa del ponte. E non si può ottenere con sistemi idraulici o meccanici. Quindi verrà fuori molto alto ma i portici Ercolani hanno un vincolo monumentale del 1926 che impedisce quel progetto, ecco perché andrà spostato. E comunque sarà molto impattante per la città a livello viario. Abbiamo chiesto uno studio approfondito sulla linea di piena duecentennale, quella che la legge prevede per il calcolo del franco idraulico con lo scopo di abbassare l’impalcato che altrimenti andrà su di oltre 2 metri con ripercussioni anche sul progetto Orti del Vescovo; c’è poi il problema dell’escavo del fiume: il Genio civile ha per ora escluso altri interventi: non vi sono certezze sulla tenuta degli argini murari in caso di ulteriori scavi più in profondità. Scavando ancora si potrebbero indebolire.

E ponte degli Angeli andrà rifatto?
Secondo me si, però c’è una discussione sulle norme da applicare e sull’entrata in vigore: qualcuno parla di ponte II Giugno o degli angeli che non rispetta i criteri del decreto 2018; poi c’è la questione sugli effetti durante l’alluvione 2022, su cui deve far luce la magistratura. E, in base alla legge, nulla cambia tra ponte carraio o meno.

Parliamo delle vasche di espansione: a che punto siamo?
Speriamo che vengano fatte casse a monte ma non basta quella a Pongelli di Ostra Vetere o quella poco prima di Passo Ripe a Trecastelli, perché l’acqua la prenderemmo comunque. Oggi abbiamo un fiume che è come un’autostrada: ce ne serve una molto più grande, perché la sezione in centro storico praticamente non è cambiata. Quella alle Bettolelle non è stata ancora completata e deve essere ampliata. Noi abbiamo chiesto un ampliamento ulteriore. Mentre a Molino Marazzana c’è una zona da circa 100 ettari che richiede secondo noi pochi interventi perché strada, fiume e fosso che la delimitano sono più alti rispetto al terreno. Liberandola con espropri e non solo con indennizzi, l’area della Marazzana sarebbe una vasca naturale molto utile alla città. Spero che l’autorità di bacino l’autorizzi.

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