Alluvione 2022, vicinanza Anci Marche ai sindaci indagati

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La recente notizia degli avvisi di garanzia ad alcuni sindaci delle valli Misa e Nevola per la disastrosa alluvione del settembre 2022 ha scatenato un vespaio di polemiche e reazioni. Come quella dell’Anci Marche: il presidente Paolo Calcinaro, sindaco di Fermo, si è schierato apertamente con i colleghi che, oltre a subire vittime e danni nel proprio territorio, si sono poi visti coinvolti nelle questioni giudiziarie.

Tra le ipotesi che dalla Procura de L’Aquila vengono contestate ai sei sindaci Dario Perticaroli di Arcevia, Riccardo Pasqualini di Barbara, Carlo Manfredi di Castelleone di Suasa, Letizia Perticaroli di Serra de’ Conti, Federica Fanesi di Ostra e Marco Sebastianelli di Trecastelli, c’è quella del mancato allarme ai cittadini: una specie di blackout comunicativo che avrebbe concorso nel disastro.

«Esprimo la massima vicinanza ai sei colleghi sindaci – dice Paolo Calcinaro, presidente di Anci Marche e sindaco di Fermo – e da avvocato aggiungo anche che l’avviso di garanzia darà modo ai colleghi di illustrare agli organi inquirenti le modalità nelle quali un sindaco si trova a dover operare in occasione di eventi imprevisti, immediati e imponenti». Secondo Calcinaro «va anche considerato, infatti, che la teoria delle azioni possibili in queste calamità è lontana dalla concreta possibilità di operare che ha un sindaco in situazioni tanto imprevedibili».

Sempre secondo Calcinaro «per i sindaci soprattutto dei comuni piccoli non ci sono le risorse sufficienti per osservare con tempestività i fiumi, torrenti, canali e perfino i fossi così come c’è il rischio di non poter raggiungere tutta la popolazione specie quella anziana meno avvezza ai mezzi elettronici moderni e ai social network che invece fungono spesso da prezioso divulgatore di informative immediate». A questo si aggiunga anche la crescente difficoltà a fare previsioni rispetto alle allerte di fenomeni repentini e sempre più imprevedibili.

Chi invece fornisce un altro punto di vista, che rasenta una vera e propria forca pubblica, è Piero Farabollini. Il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche cita tre delle presunte omissioni ipotizzate dalla Procura aquilana – “l’omesso aggiornamento del piano comunale di protezione civile; il mancato presidio idrogeologico con il monitoraggio dei punti critici; la mancata informazione dei cittadini sui rischi idrogeologici” – per denunciare «il vero grande problema non solo della nostra regione, ma del nostro Paese: una scarsissima cultura della prevenzione». 

Farabollini afferma anche che gli interventi di prevenzione sono «politicamente scomodi». «A prescindere dal fatto che le accuse vengano o no confermate, l’abbandono del territorio è un tema di drammatica attualità e se non sono gli stessi amministratori locali a occuparsi di dissesto idrogeologico e informazione ai cittadini, davvero non vediamo come qualcuno possa sostituirsi a questi».

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