L’alluvione porta fango e lacrime ma anche speranza e solidarietà

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Una persona prova a camminare in mezzo ad acqua e fango durante l'alluvione che ha colpito Senigallia
Una persona prova a camminare in mezzo ad acqua e fango durante l’alluvione che ha colpito Senigallia

«I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare,perché da grande calamità è stata colpita…la figlia del mio popolo,da una ferita mortale» (Ger 14,17). Il lamento del profeta Geremia dice bene il dolore e lo sconcerto, la “ferita mortale”, che la “grande calamità” dell’alluvione ha inferto alla nostra vita, alla vita di chi ha perso delle persone care, di chi ha visto i beni della propria casa e i cari ricordi della propria vita ridotti a rifiuti da gettare in una discarica, di chi si sta interrogando se ripartire con un’attività economica per la quale aveva investito i risparmi e impegnato il lavoro di una vita. Quello che ho visto in questi giorni nelle zone più duramente aggredite dalla devastante furia dell’acqua e i racconti delle persone colpite che ho ascoltato mi hanno turbato. Fa male – “fa brutto” come diciamo tra noi – vedere non solo la devastazione del territorio, delle case, delle strutture economiche, ma anche la devastazione dei cuori, che traspare dai volti e dai racconti di tante persone.

In questi giorni moltissime persone, in gran parte giovani, sono venute in nostro soccorso, hanno percorso le nostre strade, sono entrate nelle nostre case, per liberarle dal fango che le aveva invase e deturpate, hanno organizzato luoghi di accoglienza e provveduto alle prime necessità delle persone. Sono i volontari della nostra Caritas diocesana, delle organizzazioni di volontariato, sono persone che, da tante parti d’Italia, hanno lasciato le loro case, impegnato il loro tempo libero per prestare soccorso…

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