Il Mediterraneo non trova pace

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Il cardinale Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat, durante una visita ad Ancona nel febbraio 2020. Fonte: www.diocesi.ancona.it
Il cardinale Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat, durante una visita ad Ancona nel febbraio 2020. Fonte: www.diocesi.ancona.it

Il card. Cristóbal López Romero, è l’arcivescovo di Rabat (Marocco). Lo abbiamo raggiunto telefonicamente in vista dell’Incontro dei Vescovi e Sindaci del Mediterraneo che si terrà dal 23 al 27 febbraio, a Firenzee si concluderà con la visita di Papa Francesco.

Il Papa spesso denuncia il tragico fatto che il Mediterraneo sia diventato il più grande cimitero dell’Europa. Quale voce possono avere in questo ambito le Chiese?

Penso che Cristo stesso, nella persona di questi fratelli, ci grida: ‘Ecco, io sto alla porta e busso’. E sarà Cristo stesso che nel giudizio finale ci dirà: venite alla mia destra perché ero straniero e mi avete accolto oppure alla mia sinistra perché ero straniero e mi avete respinto. Non può essere che le uniche misure siano le chiusure delle frontiere o la costruzione di muri, recinzioni e fossati. Il grido di Cristo è questo: ‘Ecco, io sto alla porta e busso’.

A Firenze, ci saranno anche i sindaci del Mediterraneo: cosa vorrebbe chiedere ai responsabili della politica e delle città?

Sfortunatamente le politiche migratorie, di solito, non dipendono dalle autorità municipali, locali, ma dai governi nazionali. In ogni caso, le città possono dichiararsi città aperte e accoglienti e organizzare servizi sociali per accogliere chi è già arrivato in Europa, anche se in modo irregolare. Le città possono fare propri gli obiettivi di accoglienza, protezione, promozione e integrazioni ma è necessario coinvolgere i cittadini, la società civile, i gruppi, i movimenti e le associazioni e anche le Chiese, attraverso le parrocchie, gli ordini religiosi e i suoi organismi di servizio sociale. Le città non possono fare tutto ma questo non dovrebbe essere una scusa per non fare nulla…

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