Concessioni balneari all’asta, mare forza dieci per gli operatori locali

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La spiaggia di velluto di Senigallia, estate 2021

Il mare è molto mosso per gli operatori balneari dopo la decisione del Consiglio di Stato di dare una scadenza alle concessioni al 31 dicembre 2023. Una scelta che ha fatto sobbalzare tutti quanti, dato che va contro quanto deliberato nel 2018, quando si era prorogata la durata fino al 2033.

La ratio di allora, come degli anni precedenti (è dal 2010 che se ne discute) era quella di dare tempo alla politica italiana perché potesse decidere nel frattempo come riorganizzare il settore balneare in vista del recepimento delle norme contenute nella direttiva europea Bolkestein. Ciò che ha sentenziato il Consiglio di Stato si è abbattuto come una grande onda sul futuro degli operatori balneari perché di fatto ha detto che non si può attendere oltre, con la conseguente messa all’asta di tutte le concessioni.

Immediate le reazioni da tutta Italia, compresa la spiaggia di velluto, con le associazioni di categoria pronte a difendere quel poco che sembra rimanere a imprenditori, lavoratori e alle loro famiglie che hanno investito sul settore turistico-balneare. Tra le incognite non c’è solo l’aspetto economico di un indennizzo, ma il futuro del settore, contraddistinto nella regione Marche da imprese per lo più a carattere familiare: c’è infatti il rischio che grandi gruppi finanziari – torna l’incubo dello straniero, stavolta cinese – possano acquistare intere fette di costa adriatica. E Senigallia non è esente da tale rischio.

Intanto arriva una bacchettata alle mani della politica italiana…

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Carlo Leone

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