Donne e chiesa: non una questione femminile, ma una sfida pastorale che sa di Vangelo

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Il tema “Donne e Chiesa” non è una questione femminile, non è una “battaglia” delle donne alla conquista di parità nella comunità cristiana, bensì è una questione che riguarda soprattutto gli uomini. Non solo perché questi da secoli guidano la Chiesa e hanno potere decisionale, ma perché l’assenza di donne al loro fianco è una grave ed antica lacuna che rende la Chiesa stessa sempre più povera e compromessa. Questa estrema povertà non è solo determinata dall’assenza di donne, ma anche dal fatto che i preti, per scelta e tradizione, non si relazionano con le donne neppure nella loro vita privata, eccetto casi particolari, sempre più rari e del tutto irrilevanti.

Questa situazione di discriminazione non solo crea danni alla Chiesa, ma nel tempo ha segnato in negativo anche la società civile, soprattutto in zone del pianeta ad alta percentuale cattolica, dove il ruolo sociale della donna è rimasto a lungo secondario e con grande fatica ha raggiunto determinate conquiste. E’ forse giunto il tempo di voltar pagina, di comprendere che i privilegi del patriarcato non solo sono un male per il Cattolicesimo, ma sono antievangelici, sono all’opposto rispetto quanto vissuto e testimoniato da Gesù di Nazareth.

La diversità del genere umano, in primis tra la mascolinità e la femminilità, è una preziosa ricchezza, uno dei doni divini più straordinari e incredibili. Gesù stesso nei Vangeli compie una profonda rivoluzione in tal senso: gli incontri e i dialoghi con le donne tramandati dagli evangelisti sono un esempio di libertà e di apertura che forse ancora dobbiamo comprendere nella loro potenza.Partendo dalla storia di Maria, per passare ad Elisabetta, all’emorroissa, all’adultera, alla vedova di Nain, alla Samaritana, a Marta e Maria, alla suocera di Pietro, alla madre siro-fenicia, alla vedova dei due spiccioli, alla donna della dracma perduta,  sino ad arrivare a Giovanna, Susanna, Maria di Magdala, Maria di Giacomo, Salome. Donne semplici, donne emarginate, sofferenti, donne in ricerca. Gesù dialoga con loro, si lascia toccare, si lascia interrogare,libero da ogni timoree pregiudizio. Gesù si china a terra accanto all’adultera destinata alla lapidazione, si siede al pozzo di Giacobbe e chiede aiuto ad una samaritana: sono due gesti assai eloquenti, scandalosi, profondamente rivoluzionari.

Ci stupiamo talvolta di una Chiesa rigida e scarsamente accogliente, di una Chiesa “dogana” (E.G. 47) e poco attenta alla persona:è il risultato di una Chiesa di uomini, dove le donne sono sempre state relegate al solo “ma preziosissimo e indispensabile” compito di ausiliatrici e mai di protagoniste. La tenerezza, la sensibilità, la naturale predisposizione al far spazio all’altro e a praticare l’arte del rammendo, appartengono prevalentemente al genere femminile.Lasciare le donne sempre fuori dalla porta ad attendere che gli uomini prendano le decisioni importanti perché più capaci e prescelti da Dio a servire il suo popolo, è l’unica ed inossidabile immagine della Chiesa fedele al Vangelo?

Il soffio dello Spirito Santo in questo tempo sinodale scuoti la Chiesa, crei scompiglio e novità, superi barriere e pregiudizi e ci faccia scoprire, insieme, la bellezza e la complementarietà della diversità.

Federica Spinozzi

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