Ecuador le ‘vetraie’ di Dio con l’Operazione Mato Grosso, raccontate da un medico senigalliese

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Sumalò, una piccola frazione del Cantone di Pujili nella regione del Cotopaxi, Ecuador. Siamo sulla Ande dell’Ecuador a circa 3000 m di altezza E’ qui che vive Carlotta, una ragazza di 41 anni, piemontese di Casale Monferrato, insieme ad un gruppo di ragazze adolescenti allieve del tallere professionale di mosaico su vetro. Il tallere è formato da una struttura modulare che permette alle ragazze, senza soluzione di continuità, di studiare, partecipare ai laboratori di disegno e mosaico ed al tempo stesso di essere ospitate durante il loro percorso formativo.

Carlotta, volontaria dell’Operazione Mato Grosso, è la responsabile, oramai da molti anni, del tallere che è stato ideato per permettere alle ragazze di ottenere una professionalità attraverso la ideazione ela costruzione di mosaici per artigianato, in particolare su vetro. Le giornate trascorrono fra studio, meditazione, laboratori tecnici di disegno artistico, studio dei materiali, lingue straniere. In totale 19 materie che, al termine del percorso formativo, premettono l’accesso alle facoltà universitarie.

I talleres fanno parte di un più ampio progetto di sostegno ai poveri che comprende tutto ciò che è promozione umana dai progetti scolastici, al sostegno all’handicap, cooperative, case per ragazzi abbandonati, ospedali, dispensari.

In particolare il tallere di Sumalò è stato concepitoper avere come target esclusivamente alunne di sesso femminile. Accoglie ragazze provenienti da tutto l’Ecuador ma insiste in modo particolare nel cantone di Pujili. Un territorio in massima parte rurale con una popolazione di contadini – campesinos – che abitano un territorio montano con altitudini che variano da 2900 m sino ai 4000 metri s.l.m.. Pesanti le criticità con servizi sociali estremamente scarsi (l’acqua corrente raggiunge solo il 20% delle abitazioni) ed un analfabetismo femminile al 37% contro un 20% del sesso maschile.

Invece di essere legato all’intramontabile impostazione della donna casalinga dedita al cucito, la scuola professionale di Sumalò è stata concepita con uno spirito innovativo legato al mosaico ed in particolare al mosaico su vetro. Con la consapevolezza che in contesti sociali disagiati insegnare un mestiere alle ragazze ne permette un considerevole salto sociale: l’indipendenza economica e l’acquisizione della consapevolezza delle proprie capacità intellettuali e tecniche permettealle ragazze di svincolarsi da una visione della società legata esclusivamente alla predominanza del sesso maschile.

Ma quello di Sumalò non è l’unico: sparsi sul territorio ecuadoriano – federati come “Unità educativa interculturale bilingue Don Bosco” – sono presenti7 talleres di varia tipologia (falegnameria, intaglio della pietra, ecc.) che rispondono ad una visione completamente diversa rispetto al mainstream educativo a cui siamo abituati.

L’accesso è regolamentato da un test di ingresso che è improntato su canoni completamente dissimili dagli usuali: non vengono richieste abilità specifiche o conoscenze scientifiche. Tutt’altro, vengono indagate le dimensioni della propria abitazione, la presenza od assenza in casa di entrambe i genitori, il numero dei fratelli, la eventuale proprietà di pecore o qualsiasi altra notizia possa aiutare a configurare lo stato sociale della famiglia di provenienza. In base alle risposte dei test vengono ammessi al tallere non i ragazzi più bravi o performanti ma i più poveri, i più disagiati e quelli socialmente più esposti. Questo percorso consente l’accessoall’istruzione – con un percorso completamente gratuito – a ragazzi che non ne avrebbero la possibilità grazie all’ammissionead un vero e proprio collegio (spesso la provenienza è da sedi molto lontane), la frequenza alla scuola, ai laboratori ed ai materiali didattici.

In un contesto complesso come quello ecuadoriano bisogna riconoscere a questa impostazione una funzione quasi profetica, vista la capacità di generare un’atmosfera che scompiglia il panorama locale, scardinando consuetudini apparentemente immutabili con una nuova scala di valori aperta all’essenziale e non alla consueta meritocrazia.

Gabriele Pagliariccio

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