Al gentile sig. Esselunga

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Gentile signor Esselunga, sono la bambina che lei sta usando per farsi pubblicità. Tutti parlano di me, tutti scrivono di lei; sarà contento! Ha raggiunto il suo obiettivo! Ma è forse giunto il momento di parlare tra noi e di guardarci negli occhi. E’ vero, sono una bambina triste, mi sento una bambina divisa tra mamma e papà e sogno il giorno in cui i miei genitori torneranno a volersi bene. So bene che questa storia non è solo mia, è comune a tanti bambini e alcuni li conosco… ma il mio mondo è abitato ancora solo da mamma e papà, loro per me sono tutto.

Ho paura di essere stata io la causa della loro separazione: forse non sono stata buona, forse da piccolina non dormivo, non mangiavo, ero capricciosa e loro hanno iniziato a litigare per colpa mia. Loro sono buoni, sono tranquilli, si volevano bene… ho visto le foto dei loro abbracci, dove erano sempre sorridenti. Quindi la colpa è solo la mia!? Non lo so se questo è vero, ho paura di sapere la verità, ma spesso mi sveglio di notte con questo grande dubbio. Ecco perché mi invento sempre qualcosa di nuovo, persino le bugie, per farli incontrare, per farli tornare insieme. E’ così, è più forte di me. Ma, se devo essere sincera, quello che hai fatto non mi piace, anzi mi fa proprio arrabbiare. Non è affatto vero che il dolore raccontato in una pubblicità fa riflettere gli adulti, come qualcuno dice, anzi, li fa arrabbiare ancor di più. Infatti adesso tutti sanno che sono una bugiarda e nessuno mi crede. In quanti modi potevi farti pubblicità? Se non avevi idee potevi chiamare un bambino e chiedere a lui; ma forse tu non sai che noi piccoli abbiamo una fantasia infinita.

Ma forse tu non hai bambini e non conosci il nostro cuore, oppure sei stato anche tu un bambino “diviso”, con due case, due camere, due bici, due piste delle macchinine? Si, sarà proprio così, solo così posso giustificarti, solo così ha un senso la tua scelta. Adesso ho capito, sei grande, ricco, famoso, ma sei ancora un bambino in attesa, un bambino che sogna. Signor Esselunga, io spero di diventare grande ma di essere diverso da te, di scoprire presto la verità e di costruire dentro di me una piccola casa dove far stare insieme mamma e papà. Ma ti prego, signor Esselunga, sono ancora piccola, siamo in tanti ancora piccoli, ti preghiamo, cambia pubblicità! Prima di salutarti. Mi dispiace per quello che ti è accaduto da piccolo. Ciao.

La bambina della pesca

Federica Spinozzi

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