La proposta su slot e VLT rinviata in commissione, polemiche in aula a Senigallia

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Rinviata in commissione la questione relativa alle ore di funzionamento delle sale slot a Senigallia. Lo ha deciso il consiglio comunale durante la seduta di venerdì 28 luglio, dopo le numerose proteste sorte alla proposta di Fratelli d’Italia.

Anche in aula ci sono state proteste, assolutamente pacifiche, con tanto di bandiere e striscione, contro l’assist che Fdi lancia alle attività commerciali con slot machine al loro interno. Striscioni e bandiere poi fatti togliere dal presidente del consiglio comunale Bello per osservare il regolamento consiliare.

Il tema è presto riassunto: finora, con il regolamento comunale vigente, a Senigallia si potevano far funzionare tali macchinette con vincite in denaro solo dalle 13 all’1 di notte. Un totale di 12 ore che era praticamente il minimo consentito dalle norme in modo da contrastare il gioco d’azzardo patologico che ha visto anche un giovane togliersi la vita per aver bruciato i risparmi di famiglia. La proposta portata da Marcello Liverani in commissione e poi in aula chiede di estendere a 16 ore l’orario di funzionamento, dalle 10 alle 2 di notte con la motivazione di equipararsi ai regolamenti di altre città limitrofe.

Sul tema, oltre alle minoranze e all’associazione Zero Slot, si era opposto anche il presidio di Libera che aveva sottolineato l’esigenza di rafforzare le iniziative contro la ludopatia, non di agevolare il gioco d’azzardo in nome di un diritto economico che viene dopo il diritto alla salute.

Il problema è però che anche in consiglio regionale si è andati incontro a un allungamento degli orari e a minori restrizioni contro slot machine e videolottery. Tra le norme approvate dal governo di centrodestra c’è quella per cui l’orario di interruzione per le macchinette va ora dalle 2 di notte alle 8 di mattina, quando solitamente i locali non sono affollati e quando i giovani, loro sì da tutelare, sono per lo più già a casa.

E questo pone quindi problemi di raccordo tra le norme comunali che vanno ora riviste in accordo con la legge regionale. Un passo indietro deciso in termini di difesa della vita e diritti civili, a favore della libera iniziativa economica.

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