Giornata mondiale del migrante e del rifugiato: ‘Un noi più grande’

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Verso un “noi” sempre più grande: con questo messaggio Papa Francesco ha scelto di celebrare la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, domenica 26 settembre 2021. La giornata è un’occasione per esprimere preoccupazione per le persone vulnerabili in movimento, per pregare per loro mentre si trovano ad affrontare enormi sfide e per comprendere le opportunità offerte dalla migrazione. Mai come in questi giorni questa giornata diventa importante, alla luce dell’emergenza umanitaria che sta colpendo la popolazione civile dell’Afghanistan e che costringe più di mezzo milione di persone, uomini, donne, anziani e bambini, a fuggire violentemente dal proprio Paese, con pochi bagagli e un pesante timore per il proprio futuro.

La frammentazione del Paese è indicata come causa della debolezza del potere centrale, fin dai tempi della repubblica: questa diversità interna ha portato alla nascita di gruppi insurrezionali come i talebani e Al Qaeda. Si aggiunga a questo il conflitto storico tra sunniti e sciiti, lo scontro dell’Islam con la modernità e l’imperialismo americano, ma anche la carenza di un sistema scolastico e di una classe media con strumenti adeguati per governare il Paese. Non va dimenticato che l’Afghanistan produce ed esporta il 90% dell’’oppio mondiale e che il rapporto con le potenze esterne non è di alleanza ma di interessi. Arabia e Usa hanno armato e finanziato gruppi insurrezionalisti negli anni 80, scatenando una guerra civile da cui prendono origine i talebani che oggi dettano legge. Il flusso di profughi alla ricerca di un futuro iniziò proprio allora, in un’incessante fuga che oggi è nuovamente esplosa.

L’incontro al teatro ‘Portone’ dedicato all’Afghanistan

Giovedì scorso al Teatro Portone, durante la serata “L’Afghanistan che ci aspetta: conoscere e capire una nazione e la sua storia”, Daniele Albanese di Caritas italiana, grazie a una lunga esperienza nel campo di migrazione e corridoi umanitari, ha cercato di far comprendere al pubblico cosa sta accadendo nell’Asia centrale. Durante la serata Albanese ha offerto interessanti chiavi di lettura per capire l’attualità, spiegando i fattori che hanno portato alla destabilizzazione dell’Afghanistan. Per esempio il fatto che, posto nel cuore dell’Asia, sia un Paese di transito commerciale ed economico, che confina con potenze come Iran, Russia e Cina e che soffre insieme al Pakistan la linea di confine, inventata e mai accettata, tracciata su una mappa senza considerare la realtà etnica esistente. Oppure la questione geografica che fa dell’Afghanistan un territorio difficilmente controllabile per via di deserti, vallate e alte montagne, che nel tempo ha creato controversie irrisolvibili tra campagna e città e impedito interventi esterni efficaci: la missione ISAF per esempio controllava solo i capoluoghi di regione, lasciando allo sbando enormi zone afgane. Fondamentale nel tracollo della situazione del Paese è la grave divisione etnica che non concede un buon governo: oggi in Afghanistan ci sono 50 etnie, 30 lingue parlate e una maggioranza etnica, quella pashtun, che è la più rappresentata ma non quella prevalente.

Chiara Michelon

Qui è possibile consultare materiale ed approfondimenti per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato https://www.diocesisenigallia.it/giornata-mondiale-del-migrante-e-del-rifugiato-domenica-26-settembre-2021/

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