Il Natale che punge, quello del gelido inverno dell’Europa

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E’ un Natale che punge, che ferisce, che strappa. E’ un Natale che separa, che annienta, che sbatte la porta. E’ un Natale che al dono sostituisce lo scarto, che al calore preferisce il gelo, che all’annuncio di pace antepone violenza e guerra. Gesù nasce, continua a nascere nel mondo, ma per lui neppure una mangiatoia, né della paglia, né la visita dei pastori. Gesù in questo 2021 si ritrova tra il filo spinato, nella boscaglia tra Polonia ed Ucraina, nel gelido inverno europeo, nel cuore del continente colto e benestante. Non ci sono angeli che cantano “Alleluia”,bensì sirene ininterrotte che stordiscono e provocano solo pianto,spari di armi che allontanano e terrorizzano.

Forse non è neppure il caso di predisporre il tradizionale presepio che arreda ogni anno le nostre case, le nostre chiese,le nostre piazze. Le solite statuine colorate e sorridenti lasciamole nelle scatole, perché stridono con quanto accade a qualche centinaia di chilometri da noi; forse è tempo di spegnere luci scintillanti e canti gioiosi che accolgono fedeli e visitatori. Il Natale 2021 non può passare come tanti precedenti per noi Europei. No, non lo possiamo permettere!

Scegliamo di allestire un presepio diverso e attuale, sostituiamo il muschio con del filo spinato, non per stupire o per innovare, bensì per riflettere e denunciare. E se i bambini allungheranno le mani e si pungeranno, spiegheremo loro che è la condizione di vita di tanti piccoli che fuggono da violenze e miseria e trovano un’Europa bardata e difesa dallo stesso filo spinato, per ricacciare indietro famiglie che arrivano da altri Paesi. E agli amanti delle tradizioni che resteranno interdetti da tale scelta, ricorderemo che sono ormai lontane le radici cristiane dell’Europa, che la festa del dono e dell’amore ha lasciato il posto all’odio, al razzismo, al disprezzo della vita. Solo così potremo celebrare onestamente questo Natale.

Federica Spinozzi

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