La venerazione di San Pellegrino e San Filippo Neri

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Non lasciamo ancora la Chiesa Parrocchiale di San Pellegrino a Ripe di Trecastelli, già incontrata nel precedente articolo, perché il tempio cristiano, riaperto al culto nel 2015 dopo l’ultimo intervento di restauro, accoglie nell’abside una pala d’altare molto interessante, posta a copertura mobile della statua in gesso di San Pellegrino collocata nella nicchia sopra l’altare maggiore.
L’opera in questione, un olio su tela del XVIII secolo, consultato l’inventario dei beni storici e artistici della Diocesi di Senigallia, risulta purtroppo essere di autore ignoto ma possiamo per certo dire che, per lo stile artistico con cui si presenta, il dipinto possa sicuramente rientrare in quello che comunemente viene indicato come ambito italiano.

Madonna con Bambino e santi, autore ignoto, olio su tela, XVIII secolo, Chiesa Parrocchiale di San Pellegrino, Trecastelli

La grande pala d’altare della “Madonna con Bambino e santi” mostra la Vergine Maria, con in braccio Gesù Bambino, che si manifesta su un trono di nubi ai due santi in venerazione: San Pellegrino, alla nostra sinistra, e San Filippo Neri, alla destra di chi osserva.

San Pellegrino, raffigurato coi paramenti episcopali, uno tra tutti la mitra, china il capo e si genuflette in segno di adorazione, indirizzando lo sguardo verso terra. Alle sue spalle un fanciullo, forse un angioletto, ma non sono visibili le ali, sorregge il pastorale del Santo, ovvero il lungo bastone dall’estremità ricurva e riccamente decorata usato dal vescovo nelle cerimonie più solenni.
Di fronte a lui compare San Filippo Neri, anch’egli con addosso gli abiti liturgici, raffigurato inginocchiato, con le braccia aperte e lo sguardo rivolto verso Maria. La sua santità viene maggiormente rafforzata dalla presenza dell’aureola, elemento che è invece assente nella figura di San Pellegrino.
Altra grande assente è la foglia di palma, utilizzata solitamente per ricordare il martirio del santo. Questa rappresentazione di San Pellegrino è comunque poco usuale poiché in genere nell’iconografia che lo caratterizza il santo non porta gli abiti vescovili, qui presenti, ed è affiancato da un serpente, simbolo dell’eresia che estirpò dal territorio gallico.

Tornando a San Filippo Neri il santo è invece dipinto rispettando rigorosamente gli attributi che più lo identificano, ossia la veste sacerdotale, il libro e il giglio bianco, simbolo di purezza, castità e bontà, che nella pala d’altare ritroviamo in basso, esattamente al centro dell’opera, tra i due santi.

Marco Pettinari

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