Se il mare si scalda ancora

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Il granchio crocifisso o charybdis feriata (Credits: Fabio Grati, Cnr-Irbim)
Il granchio crocifisso o charybdis feriata (Credits: Fabio Grati, Cnr-Irbim)

Dopo il granchio blu dell’oceano Atlantico e poi quello dell’oceano Indiano, ecco che il mare Adriatico viene raggiunto da un’altra specie aliena: il granchio crocifisso, Charybdis feriata. Il rinvenimento è avvenuto a largo delle coste di Senigallia grazie a un pescatore artigianale durante le operazioni di routine. A darne l’annuncio sono alcuni ricercatori dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Ancona (Cnr-Irbim), presso il cui laboratorio è stato portato l’esemplare per essere sottoposto ad ulteriori studi. Si tratta di un «ritrovamento significativo, in quanto questa specie è originaria delle acque tropicali e subtropicali dell’oceano Indiano e Pacifico» spiegano gli studiosi.

Diverse settimane fa c’era stato il ritrovamento del granchio blu originario delle coste atlantiche americaneCallinectes sapidus – che ha recentemente invaso le principali aree di produzione dei molluschi bivalvi dell’Adriatico con severi impatti ecologici ed economici nelle regioni del Veneto e dell’Emilia Romagna; un mese fa circa è stata dimostrata la presenza nell’Adriatico di una seconda specie di granchio blu, il Portunus segnis, originario del mar Rosso e dell’oceano Indiano occidentale. Ora questa terza specie di granchio nuotatore alieno, il cui primo rinvenimento nel Mediterraneo avvenne nel 2004 al largo di Barcellona.

Che si stesse espandendo colonizzando alcune aree era noto, ma finora esistevano pochissimi avvistamenti: uno nel golfo di Genova nel 2022 e prima a Livorno nel 2015, sempre vicino a grandi porti. Il che significa che è il trasporto navale il vettore che ha reso possibile l’arrivo sulle coste italiane. Al momento «considerate le caratteristiche ecologiche del granchio crocifisso e la sua tolleranza termica – spiegano dal Cnr-Irbim di Ancona – non riteniamo che ci sia il rischio di un’invasione di questa specie in Adriatico. Sappiamo, tuttavia, che l’attuale aumento delle temperature sta favorendo il successo di specie tropicali invasive». 

Il fenomeno verrà monitorato ma è un chiaro segnale non solo del surriscaldamento dei nostri mari, Adriatico e Mediterraneo in primis per la loro limitatezza. Non si tratta dell’unico ritrovamento di specie aliene – sì il termine fa un po’ sorridere ma di questo si tratta -, anzi la lista di animali che sono stati introdotti nel mare nostrum è decisamente lunga e grazie alla collaborazione con i pescatori è possibile avere il polso della situazione. Di certo è un evento da tenere in alta considerazione per le possibili gravi ripercussioni nell’habitat di destinazione, potendo soppiantare altre specie autoctone, ma anche come campanello d’allarme del surriscaldamento globale.

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