Migranti e lavoro, sempre più povertà e netto divario con i “colleghi” italiani

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donne, agricoltura, lavoro, coltivazioni, pixabay
Foto di Marcelo Trujillo da Pixabay

Lavoro sempre più povero per i migranti che arrivano nelle Marche. La metà dei dipendenti stranieri non arriva a superare i 10mila euro a fine anno, ecco perché servono politiche di inclusione e occupazionali che permettano di colmare i divari con gli occupati italiani. 

È drammatica la situazione registrata durante la presentazione della 33° edizione del Dossier Statistico Immigrazione 2023, redatta a cura del Centro Studi e Ricerche Idos, con un focus di Vittorio Lannutti, Idos Marche, sulla situazione nella regione e l’approfondimento sulla situazione lavorativa dei migranti elaborato da IRES CGIL Marche su dati INPS.

A livello regionale tutti gli indicatori sono in linea con gli anni precedenti: la popolazione migrante rappresenta l’8,6% della popolazione marchigiana: la provincia di Fermo si colloca al primo posto con il 9,9, seguita da Macerata, Ancona, Pesaro – Urbino e Ascoli. In prevalenza si tratta di donne tra i 30 e i 44 anni. Su un totale di 127.294 residenti stranieri, 98.560 sono cittadini non comunitari, che richiedono il permesso di soggiorno principalmente per ricongiungimento familiare. Il 9.3% degli occupati sono stranieri, così come il 9.2% delle imprese regionali.

«Sebbene i dati elaborati dall’IRES Cgil Marche confermino la ripresa dell’occupazione dei lavoratori migranti dopo la pandemia, preoccupano le retribuzioni percepite – spiega Eleonora Fontana, segretaria Cgil Marche.  La maggior parte dei migranti  trova impiego  nel settore privato non agricolo, con qualifica operaia per l’86,7% dei casi e con retribuzioni medie annue inferiori  di quasi il 26% rispetto ai colleghi italiani dello stesso settore». 

Il 41,7% di lavoratori migranti dipendenti percepisce una retribuzione inferiore ai 10.000 euro lordi annui, ossia il numero di lavoratori poveri. Inoltre negli ultimi 10 anni si assiste a  una diminuzione significativa del 25,6% di lavoratori migranti nel settore domestico, settore povero in cui trovano impiego prevalentemente le donne.

Ecco perché servono politiche di inclusione lavorativa che possano realmente colmare il divario reddituale, altrimenti il peso verrà scaricato sul sociale, dove il trend è di impoverimento generale della comunità, sia italiana che straniera.

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