Pandemia e fragilità: lezioni di vita da accogliere

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occhio, pelle, persona, anziani

Il Covid ha colpito ancor più duramente chi si trova in una condizione di fragilità. Con Anna Gobbetti, vicepresidente della cooperativa Polo9, vogliamo approfondire questo delicato tema.

Pregi e difetti del sistema dei servizi alle persone più fragili durante la pandemia?
Di primo acchito verrebbe da dire che di buono è rimasto ben poco. Si è trattata di una vera tragedia: i morti sono stati tanti, la paura di più, la solitudine dei più fragili è stata davvero grande, dovendo essere protetti sono stati i più isolati, la fatica degli operatori ha preso il sopravvento sulla disponibilità iniziale. Non eravamo assolutamente pronti ad una situazione simile. Ma la vita insegna che, anche quando sembra che tutto vada a rotoli c’è sempre una fessura da cui può entrare una luce nuova. La fessura è la nuova consapevolezza che da soli non si arriva da nessuna parte. Di fronte ad una pandemia c’è bisogno che ciascuno faccia la sua parte. Tanti lavoratori hanno dovuto fare un grande sforzo in più. Forse di buono c’è l’aver toccato con mano la nostra fragilità e se saremo bravi a non dimenticare, questa può rappresentare la base di partenza per una solidarietà nuova, fatta più di sostanza che di forma.

Quali soggetti hanno avuto ed hanno maggiormente bisogno di tutela, cura e presa in carico?
Questa è una domanda alla quale non so più rispondere. Un anno fa avrei detto gli anziani, i bambini, insomma le persone fisicamente più fragili. Ma ora, a due anni dalla pandemia penso che sia l’adulto medio ad avere più bisogno di tutti: tanto rancore, tanta diffidenza e tanta insoddisfazione stanno caratterizzando questo tempo. La fatica ci ha logorato e ha fatto emergere il peggio di noi. Quindi ora credo sia necessaria una vera e propria opera di ricostruzione a partire da ciascuno di noi. Una presa di coscienza sul fatto che è necessario sforzarsi per essere persone migliori, perché di fronte alle grandi difficoltà non si può rimanere mediocri e sperare di superarle brillantemente.

Da qui in poi, sperando di esserne fuori, cosa deve proprio cambiare?
La pandemia ha stressato il sistema delle strutture per anziani come nessun altro evento…

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