I giorni verso il voto

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Foto: Governo.it

“La nave è ormai in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta ma ciò che mangeremo domani”. Parole note del filosofo e teologo danese Søren Kierkegaard. Parole che tornano alla mente nello scorrere una campagna elettorale intrisa di polemiche, promesse, sondaggi. La nave fuori rotta in un mare in tempesta è la metafora del confronto politico a poche settimane delle elezioni del 25 settembre prossimo.

Cosa fare allora di fronte all’allarme lanciato ai passeggeri di una nave e ai cittadini di un Paese? La domanda cresce sempre più tra la gente. Le pagine dei giornali e i talkshow poco o nulla hanno inciso per ridurre almeno in parte il 40% di astensionismo. Le previsioni non sono buone. Un allarme non significa però che tutto è perduto ma dice che ancora è possibile ritrovare la rotta.

I passeggeri della nave non potranno a lungo rimanere inerti davanti al cuoco che trasmette il menù e al comandante che tace avendo perso la rotta. Così i cittadini, non sono degli sprovveduti, avvertono la necessità e l’urgenza di pretendere dai politici chiarezza su come intendono gestire il presente e su quale futuro pensano. È questo il momento di chiedere con severità alla classe politica dirigente quale orizzonte…

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