Politiche giovanili, chi l’ha viste?

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Serve uno scossone forte, perché gli episodi di violenza pare non bastino. La società si dice scioccata per le aggressioni che alcune ragazze hanno subito in piazza Duomo da parte di un gruppo di coetanei. Eppure fatti di questo genere sono il risultato di un’assenza di politiche giovanili che sappiano cogliere i segnali e intervenire per colmare i disagi. Ne è convinto Mario Pollo, antropologo dell’educazione, già docente di sociologia e pedagogia all’Università Lumsa di Roma.

Professore, i fatti di Capodanno a Milano sconvolgono e aprono gli occhi: esistono giovani che soffrono un disagio forte e delinquono in questo modo?

È successo già in Francia una ventina di anni fa, quando giovani figli di immigrati di terza generazione. Un altro fatto simile è avvenuto qualche anno fa a Colonia sempre a Capodanno (nel 2016, ndr). Qui in Italia fatti così eclatanti non erano mai emersi.

Era destino che capitasse anche da noi?

Sì perché ci sono vari fattori in gioco. In primo luogo, questi ragazzi non hanno vissuto un’integrazione piena. Poi c’è l’elemento della massa in cui la paura dell’essere toccati cambia e le persone accettano di stare corpo a corpo e muta il senso di responsabilità individuale che diviene condivisa. Poi c’è la cultura non ancora interiorizzata della parità fra maschio e femmina ed il senso di dominio e prevaricazione ancora latente. Questi fattori creano una miscela esplosiva.

Chi intercetta questi fenomeni di disagio sono alla fine solo le forze dell’ordine?

C’è una crisi profonda delle politiche giovanili per favorire lo sviluppo umano e delle capacità dei ragazzi. Così come mancano attività tese a creare comunità. Esistono ancora ma…

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