Il rumore della piazza senigalliese contro il silenzio dei potenti e degli indifferenti
Tanto rumore e suono di campane anche a Senigallia, come in centinaia di altre città italiane, contro il silenzio dei potenti e di tanti, troppi media sul disastro umanitario a Gaza. La parte finale del corso, quella vicina al fiume Misa, ha accolto centinia di persone accorse all’invito della Scuola di pace ‘Buccelletti’ di Senigallia e della Rete ‘Pace subito’, munite di pentole, fischietti, tamburelli per scuotere una serata estiva qualsiasi dal torpore che ci fa pensare la guerra quasi come normalità dei rapporti tra persone e popoli.
Diverse le testimonianze che si sono alternate, tra questa quella del vescovo Franco Manenti, anche lui presente con il suo accorato appello ad attingere alle energie più belle e sensate degli esseri umani. Toccante la lettura dell’appello congiunto del presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi e del rabbino di Bologna Daniele De Paz: “Fermi tutti. Tacciano le armi, le operazioni militari in Gaza e il lancio di missili verso Israele. Siano liberati gli ostaggi e restituiti i corpi. Si sfamino gli affamati e siano garantite cure ai feriti. Si permettano corridoi umanitari. Si cessi l’occupazione di terre destinate ad altri. Si torni alla via del dialogo, unica alternativa alla distruzione. Ci uniamo al grido dell’umanità ferita che non vuole e non può abituarsi all’orrore della violenza: basta guerra. È il grido dei palestinesi e degli israeliani e di quanti continuano a credere nella pace, coscienti che questa può arrivare solo nell’incontro e nella fiducia, che il diritto può garantire nonostante tutto”, aggiungono.

Zuppi e De Paz condannano “ogni atto terroristico che colpisce civili inermi” e ribadiscono che “nessuna causa può giustificare il massacro di innocenti. Troppi bambini sono morti. Nessuna sicurezza sarà mai costruita sull’odio. La giustizia per il popolo palestinese, come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi”. Infine, il richiamo a rigettare “ogni forma di antisemitismo, islamofobia o cristianofobia” e a chiedere “alle istituzioni italiane e internazionali coraggio e lucidità perché aprano spazi di incontro e aiutino in tutti i modi vie coraggiose di pace. Il dolore unisca, non divida. Il dolore non provochi altro dolore. Dialogo non è debolezza, ma forza. La pace è sempre possibile. E comincia da qui, da noi. Fermi tutti!”.
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