San Francesco d’Assisi, dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino al Museo Civico Parrocchiale di Ostra Vetere

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Il Museo Civico Parrocchiale di Ostra Vetere, ospitato al primo piano di Palazzo Marulli, da alcuni anni sede del Polo Museale Terra di Montenovo, conserva al suo interno un pregevole dipinto, realizzato dalla Bottega di Federico Barocci agli inizi del XVII secolo, raffigurante il momento esatto in cui San Francesco d’Assisi, in preghiera sul monte La Verna, riceve le stimmate.

Bottega di Federico Barocci, Stimmate di San Francesco (inizi XVII secolo), Ostra Vetere

La pala d’altare, un olio su tela di 2 metri d’altezza, proveniente dalla Chiesa di San Francesco di Ostra Vetere, ci mostra San Francesco, inginocchiato sulla destra del dipinto, con le braccia aperte e lo sguardo rivolto verso il cielo, mentre le sue mani vengono segnate dalle ferite.
In basso a sinistra Fra’ Leone, compagno di preghiera di Francesco, cerca di osservare la scena, riparandosi gli occhi con la mano sinistra, per la forte luce che sta investendo il Santo, mentre continua a stringere con la destra il rosario. Il buio della notte viene interrotto nella scena da una abbagliante luce fiammeggiante, che squarcia il cielo nuvoloso, emanata da Cristo crocifisso, che appare nelle sembianze di un Serafino, ossia un angelo con sei ali.
Nella tela montenovese – la denominazione di Montenovo è tenuta fino al 1882 – purtroppo, soprattutto sullo sfondo, la coagulazione del pigmento pittorico non permette una chiara lettura dell’opera, ma questa parte del dipinto è facilmente ricostruibile esaminando il lavoro originale.
Quella di Ostra Vetere è infatti una copia della pala realizzata da Federico Barocci tra il 1594 e il 1595, su commissione dell’ultimo Duca di Urbino, Francesco Maria II della Rovere, e oggi conservata a Urbino presso la Galleria Nazionale delle Marche.

Federico Barocci, Stimmate di San Francesco (1594-95), Urbino

Sullo sfondo della pala d’altare del Maestro, anche questa un olio su tela ma alta ben 3 metri e 60 centimetri, emerge la facciata cinquecentesca della Chiesa dei Cappuccini di Urbino, dove l’opera venne collocata, e davanti a questa il Barocci inserisce l’episodio biblico, illuminato da un falò, dell’uccisione di Abele da parte di Caino. Il momento rappresentato dal pittore è il preciso attimo in cui Caino, accecato dalla gelosia e dall’ira per la preferenza accordata da Dio ad Abele, uccide il fratello.

Come in molte altre occasioni anche in questo caso il dipinto conservato al Museo Civico Parrocchiale di Ostra Vetere rientra nella preziosa lista di quelle opere realizzate dagli allievi o dai collaboratori della Bottega di Federico Barocci con l’utilizzo dei cartoni e dei disegni del maestro.

Seppur non di pari livello stilistico, da notare inoltre anche l’assenza rispetto all’originale dei tanti elementi vegetativi, il dipinto tende comunque a un’opera che, grazie alla intensa emotività che il Barocci è riuscito a conferire nel suo insieme alla scena, rappresenta uno tra i notturni più suggestivi della pittura italiana.

Marco Pettinari

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