Suicidio assistito: la prima autorizzazione in Italia è nelle Marche

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Per la prima volta in Italia il suicidio assistito viene autorizzato: accade per un paziente tetraplegico marchigiano che lo aveva chiesto avviando un’azione legale contro l’Azienda sanitaria regionale per il ritardo nella risposta alla sua richiesta di uccidersi con l’aiuto dei medici. Il paziente in questione – è stato chiamato «Mario» – dopo dieci anni di immobilità a seguito di un incidente stradale, tramite l’Associazione radicale ‘Luca Coscioni’ aveva formalizzato un ricorso al Tribunale di Ancona. L’Azienda sanitaria aveva vincolato la sua decisione alla pronuncia del Comitato etico regionale, smentendo comunque di non avere dato luogo ai passaggi previsti dalla legge, tra i quali l’esame delle condizioni cliniche del paziente. Dopo due pronunce dei giudici di Ancona e altrettante diffide legali all’Asur Marche, è ora arrivato il parere del Comitato etico che, proprio a seguito della verifica delle condizioni, avvenuta con un gruppo di medici specialisti nominati dalla stessa Azienda, ha confermato che Mario possiede i requisiti per l’accesso legale al suicidio assistito previsti dalla sentenza Fabo-Cappato emessa dalla Corte costituzionale nel 2019 ma ancora in attesa di essere tradotti in legge dello Stato. Il paziente, attraverso l’associazione Coscioni, ha commentato di sentirsi «più leggero: mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni».

Negli ultimi mesi esponenti della comunità ecclesiale marchigiana avevano espresso solidarietà e condivisione per le condizioni di vita e la sofferenza di Mario, ma anche la consapevolezza che la vita è e resta valore indisponibile, sempre e comunque, invocando che le istituzioni anziché dare la morte a un paziente facciano tutto il possibile per alleviare le sofferenze di pazienti in condizioni analoghe a quelle di Mario.

V.V.

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