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Tag: Ceramiche Sambuco Mario

La Madonna delle Fonti di Serra de’ Conti

Le Antiche fonti e lavatoio pubblico di Serra de’ Conti dopo il restauro

Dallo scorso luglio troneggia sulle Antiche fonti e lavatoio pubblico di Serra de’ Conti la nuova maiolica della Madonna delle Fonti eseguita dalle Ceramiche Sambuco Mario di Deruta.

L’opera, realizzata grazie al contributo di Mons. Umberto Mattioli in memoria della propria madre Pierina Giorgi, nativa di Serra de’ Conti, e dei coniugi Giuliano Grasselli e Maria Antonietta Montesi, è stata collocata in una nicchia preesistente della struttura, costruita tra il 1700 e il 1800 e di grande importanza per la comunità serrana poiché, oltre alla sua funzione primaria di fonte d’acqua e di lavatoio, è oggi una testimonianza storica della vita sociale dei tempi passati.

A sinistra, Madonna delle Fonti, Ceramiche Sambuco Mario, 2021
A destra, Madonna della Candeletta, Carlo Crivelli, 1490 (circa)

La ceramica è ispirata alla fontana del lavatoio della vecchia città di Nazareth, che ritroviamo alle spalle di Maria, e a uno dei più importanti pittori attivi nelle Marche nel XV secolo, Carlo Crivelli. Il volto della Vergine – il viso ovale, le labbra, lo sguardo – e la mano sinistra con cui Maria regge il cesto di bucato sono infatti ripresi dalla Madonna della Candeletta del Crivelli, datata a dopo il 1490. Dall’opera, eseguita per l’altare centrale della cattedrale di Camerino e ora conservata presso la Pinacoteca di Brera di Milano, oltre alla mano e al volto sono stati tratti anche il velo, che avvolge il capo di Maria ricadendo sulle sue spalle, e l’acconciatura dei biondi capelli.
L’abbigliamento della Madonna delle Fonti è invece più sobrio rispetto a quello della Vergine dipinta sulla tavola del Crivelli: Maria è infatti raffigurata con il tradizionale manto blu, rappresentante la volta celeste, e l’abito rosso, simbolo della sua natura divina.

Marco Pettinari

La “Madonna degli apicoltori” di Castelleone di Suasa

Gli scrittori antichi, per rendere i loro racconti più incisivi e vicini alle esperienze delle persone, usavano solitamente delle conoscenze popolari o degli esempi noti, tratti dalla tradizione, dai modi di dire o da quella che poteva essere l’esperienza personale. Anche nelle Sacre Scritture questo modo di agire era utilizzato per facilitare ai lettori la comprensione del testo e spesso veniva adoperato il mondo delle api per trasmettere alcuni insegnamenti ai fedeli. È dunque facile trovare nella Bibbia le api, i favi, il miele o la cera.

Nel caso delle api del Monte Athos, da cui trae spunto la realizzazione della “Madonna degli apicoltori” di Castelleone di Suasa, questi insetti tornano a far parlare di loro non più come metafore di vita ma come veri e propri artisti, intervenuti a rendere unica un’icona conservata all’interno della chiesa in disuso di un Monastero del Monte Athos, in Grecia.
In realtà diversi sembrano essere i dipinti, collocati all’interno di edifici sacri non più utilizzati per la liturgia, nei quali le api hanno modellato i propri alveoli ovunque lasciando però libere le immagini sacre raffigurate.
Molteplici sono le spiegazioni che si celano dietro a questo suggestivo fenomeno, è molto probabile che l’oro che spesso si trova nelle immagini sacre abbia agito come repellente per le api, oppure il fatto che le figure siano dipinte su una superficie decisamente meno ruvida rispetto a quella circostante potrebbe aver reso più complicata la realizzazione degli alveoli in quella parte dell’opera.

Ciò non toglie che il risultato è estremamente singolare e di grande fascino, tanto che Mons. Umberto Mattioli ha deciso di far riprodurre su pietra maiolicata, inserendo l’elemento dell’alveare, la Madonna con Bambino già venerata nella chiesetta seicentesca di Santa Maria di Massa di Castelleone di Suasa, conosciuta anche come Madonna del Vallato, per via del “vallato”, ovvero del canale che le passava accanto e che serviva per azionare il molino posto lungo il fiume. 

Madonna degli apicoltori, Ceramiche Sambuco Mario, Deruta, 2021, dipinto su pietra maiolicata


L’opera, realizzata dall’azienda Ceramiche Sambuco Mario di Deruta ed esposta da domenica 18 aprile all’interno della Chiesa di San Francesco di Paola a Castelleone di Suasa, è la riproduzione, incorniciata da un alveare al posto del sipario aperto presente nell’originale, della “Madonna del Vallato” del pittore ostrense Piergiovanni Antici, realizzata a fine ‘900. Maria, seduta al centro della scena su un sarcofago di pietra, è raffigurata con il tradizionale manto blu, rappresentante la volta celeste, e l’abito rosso, simbolo della sua natura divina, mentre tiene in braccio Gesù Bambino benedicente. Alle spalle della Vergine compare il fiume Cesano, il corso d’acqua che scorre ancora oggi proprio in prossimità della chiesa, mentre in alto nel dipinto compare l’antico profilo di Castelleone di Suasa, chiamato in età medievale “Conocla” per la forma conica del colle su cui poggia il paese.

Marco Pettinari