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Tag: Daniele Marzi

“La guerra spiegata ai poveri”: a Senigallia lo spettacolo, purtroppo, ancora attuale

Si terrà domenica 16 marzo, alle ore 17 all’auditorium San Rocco di Senigallia lo spettacolo “La guerra spiegata ai poveri“, un adattamento di un testo di Ennio Flaiano messo in scena dalla compagnia fanese Polvere di stelle per l’adattamento e regia di Mario Giannelli. Si tratta di un tema sempre attuale, ancora di più in questo momento storico in cui l’impegno per la pace sembra essere passato in secondo piano. Ce lo racconta Daniele Marzi, uno dei due presidenti della Scuola di Pace “Vincenzo Buccelletti” di Senigallia, in questo articolo “presente” sia con il lettore multimediale sia con un breve testo.

Flaiano, famoso sceneggiatore, aveva scritto questo testo proprio nell’immediatezza della fine della seconda guerra mondiale, quindi è un testo che ha una certa età. Visti i tempi, è assolutamente attuale per i suoi contenuti. È uno stile, quello di Flaiano, che utilizza l’ironia, sembra un po’ leggero, ma in realtà tocca temi molto profondi. Il titolo è molto significativo nell’individuare come le vittime, alla fine di ogni guerra, siano sempre i poveri, i più fragili, gli ultimi, quelli che non hanno alcuna colpa e nessun interesse nel fare le guerre.

La rappresentazione è all’auditorium San Rocco (in FOTO), alle 17 di domenica 16 marzo, l’ingresso è libero. La rappresentazione è fatta da una compagnia teatrale di Fano, che lo sta portando in giro da qualche mese, è stata in Ancona, a Fano e in altre località e quando ho saputo di questa rappresentazione teatrale, come Scuola di Pace ci siamo subito interessati e mossi per poterla vedere anche qui a Senigallia.

Da tanti anni la Scuola di Pace promuove iniziative di ogni genere, sia di tipo culturale, sia di tipo di manifestazione, di formazione, andiamo nelle scuole, facciamo tutto quello che si può per favorire una cultura di pace che, ahimè, in questo momento è alquanto messa in discussione anche con il recente piano di Riarmo.

C’è sicuramente, per ovvi motivi di attualità, più attenzione sul tema della pace, una maggiore sensibilizzazione nell’opinione pubblica. Bisogna vedere gli eventi degli ultimi tre anni – dall’invasione russa dell’Ucraina fino alla riesplosione del conflitto in Medio Oriente a Gaza, a che livello, in che modo e che cosa è passato nella gente, nelle persone, in termini di comprensione di ciò che avviene.

Adesso il nuovo mantra è quello antico, cioè “se vuoi la pace, prepara la guerra”. In tutti questi anni noi invece abbiamo cercato di dire “se vuoi la pace, prepara la pace“. La pace sembra che venga dal nulla, invece va costruita, ci vuole un impegno per la pace e questo oggi è in discussione. Sicuramente le persone sono mobilitate, hanno anche paura e in Italia in particolare c’è una grossa sensibilità dell’opinione pubblica che è contro la guerra, come anche recita la nostra Costituzione all’articolo 11 con il quale ripudiamo la guerra.

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La pace non è roba da sognatori

La Scuola di pace, a Senigallia, ha una lunga storia di iniziative sui temi della mondialità, diritti umani, scelte e racconti di pace. Abbiamo incontrato Daniele Marzi, uno dei due presidenti della Scuola di pace (l’altra presidente è Chiara Perugini), realtà istituzionale del comune di Senigallia ed animata da diverse associazioni, sindacati e movimenti di base cittadini.

Qual è il senso più profondo di una ‘Scuola di pace’ a Senigallia?

Direi che il significato è contenuto nel nome stesso. Il termine “scuola” ci dice innanzitutto che la pace è qualcosa che si può imparare, qualcosa a cui ci si può educare. Abbiamo bisogno di una formazione permanente alla pace, non solo teorica ma anche esperienziale, che incida nei comportamenti delle persone; la Scuola di pace di Senigallia da oltre 30 anni esprime la volontà della nostra città di non arrendersi alla logica della guerra che pervade spesso le nostre relazioni in tutte le dimensioni della vita. E non è secondario che la nostra Scuola di Pace sia un emanazione dell’istituzione comunale perché sottolinea l’idea che la pace è una scelta costituzionale, una scelta espressa limpidamente nell’articolo 11 della costituzione. Non a caso abbiamo scelto la data del 2 giugno per celebrare la festa della Pace. Una scelta operata per sottrarre la Festa della Repubblica alla retorica delle parate militari che nulla hanno a che vedere con la Repubblica.

La fatica più grande e la risorsa più incisiva nell’affrontare il tema “pace”…

La fatica più grande è quella di essere presi per degli ingenui idealisti, campati per aria, mentre le nostre proposte sono estremamente concrete e razionali. Purtroppo siamo figli di una storia, narrataci fin da bambini come una mera successione di guerre, in cui la violenza è data per scontata, è ovvia, connaturata alla natura umana. Noi non neghiamo la realtà e la necessità dei conflitti, ma mettiamo in discussione, sulla base dei fatti, che la violenza sia il metodo per risolverli. Se accettiamo culturalmente la violenza poi saremo in grado di giustificare gli atti di violenza più spregevoli e terribili come la guerra civile in Bosnia, o come tenere in pieno inverno persone disperate fuori dai confini della civile Europa…

Leggi l’intervista completa, a cura di Laura Mandolini, sull’edizione del 20 gennaio, disponibile qui.
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