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Tag: don Davide Barazzoni

Enrico Medi, il bene comune, l’intelligenza artificiale – INTERVISTA al vicepostulatore della causa di beatificazione don Davide Barazzoni

Enrico Medi tra la gente. Foto tratta da Enricomedi.it
Enrico Medi tra la gente. Foto tratta da Enricomedi.it

Lo scorso 23 maggio abbiamo dato la notizia della proclamazione dal Dicastero delle Cause dei Santi a Venerabile del prof. Enrico Medi, notizia accolta con soddisfazione ma anche con sorpresa nella Diocesi di Senigallia che pure aveva fatto partire la causa di beatificazione nel 1995. Per conoscere meglio la figura del politico e docente laico marchigiano e per comprendere anche l’attualità del suo messaggio, abbiamo intervistato don Davide Barazzoni che è il vice postulatore della causa di beatificazione di Medi per la diocesi locale. L’intervista è in onda oggi, mercoledì 29 maggio, alle 13:10 e alle 20; domani giovedì 30 maggio, con gli stessi orari, e domenica 2 giugno, a partire dalle 17 circa, sempre su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM). L’audio è disponibile anche cliccando il tasto play del lettore multimediale, mentre chi vorrà potrà proseguire con la lettura dell’articolo.

Come è stata accolta la notizia in Diocesi?
Era un passaggio che attendevamo ma la notizia ci ha comunque sorpreso perché i tempi di canonizzazione non sono stabili a priori. Negli ultimi mesi c’era però del movimento e la causa aveva avuto il favore all’interno del Dicastero per le cause dei santi e che è arrivata proprio tre giorni prima del 50esimo anniversario della morte di Medi.

Che iniziative avete organizzato?
Erano legate all’anniversario della morte. Sabato 18 maggio erano invitati a Belvedere Ostrense dove Medi visse per qualche anno gli studenti dei licei intitolati a Medi, come lo scientifico di Senigallia, ma non solo, e tante persone e autorità. E’ stato sottolineato il valore della figura di Medi e l’attualità del suo messaggio per i giovani. Per la venerabilità ancora nulla, stiamo valutando come muoverci.

Conosciamo meglio Enrico Medi: che figura è stata?
L’ho studiato per tre anni con un dottorato di ricerca e sono rimasto sorpreso della sua poliedricità. Ha cercato di armonizzare la fede cristiana che ha sempre fatto parte della sua vita, la scienza, dato che studiò fisica, e la filosofia, il pensiero metafisico. Fin da giovanissimo ha portato avanti questo desiderio di armonia in tutti i campi, da quello politico e come deputato, all’interno della sua famiglia, come interprete per il Vaticano degli eventi scientifici, come esponente di rilievo del panorama scientifico nazionale e internazionale.

Quali insegnamenti se ne traggono?
Lo stupore l’ha guidato, a partire dalla bellezza del creato che ammirava nelle colline di Belvedere Ostrense. Lì è nata la gratitudine verso il Creatore, ma allo stesso tempo la curiosità per capire come funzionassero le cose. La ricerca scientifica però era sempre accompagnata dal Padre celeste. I suoi studi non l’hanno portato a dire che oltre la scienza non c’è nulla, ma anzi ha cercato di avvicinarla a Dio.

E’ ancora attuale il messaggio di Medi?
Direi proprio di sì, si possono fare tanti esempi come con l’intelligenza artificiale. Nel momento in cui programmo qualcosa che poi potrà decidere perché glielo permetto, è evidente che se non pongo delle domande di senso o di etica, la macchina prenderà il sopravvento. L’importante per Medi non era convincere i non credenti ma far sì che si ponessero le giuste domande man mano che si andava avanti con la ricerca scientifica. Allora si parlava di energia nucleare o di edilizia antisismica, temi rivolti al bene comune. Se avesse ragionato come politico solo per il suo interesse o solo in chiave di vantaggio economico per lo Stato, non avremmo avuto certi risultati. Quel bene comune oggi alcuni politici se lo sono dimenticato.

Celebrata una messa a Senigallia in occasione dei 50 anni dalla morte di Enrico Medi
Celebrata una messa a Senigallia in occasione dei 50 anni dalla morte di Enrico Medi

Come si diventa venerabili? Qual è il percorso della causa?
Il Dicastero per le cause dei Santi valuta delle ricerche e studi che rientrano nella causa di beatificazione di una persona, circondata da fama di santità, che può partire solo a cinque anni dalla sua morte. In una prima fase, diocesana, si raccolgono quindi le testimonianze – qui fu avviata da mons. Odo Fusi Pecci nel 1995 ed è durata circa 20 anni – dirette e indirette sulla persona. Poi questi documenti passano al Dicastero a Roma, la fase romana, e vengono analizzati da esperti che esprimono una valutazione. Per Medi questa seconda fase è durata una decina di anni. Il Papa ha riconosciuto le virtù eroiche che ha permesso di far passare Medi da Servo di Dio a Venerabile.

E per la beatificazione?
Qui serve che venga attestato un miracolo, una guarigione, che può riguardare chiunque nel mondo, avvenuta attraverso la preghiera e quindi per l’intercessione in questo caso di Medi. Una commissione di scienziati credenti e non credenti valuta poi la documentazione e si attesta il miracolo. Per la canonizzazione, ovvero la santità, servirebbe un secondo miracolo avvenuto nel periodo tra la beatificazione e la canonizzazione.

Non è che la Chiesa sta facendo un’operazione di marketing, per recuperare consenso?
La finalità della Chiesa è quella di promuovere e far conoscere il Credo e i testimonial, per dirla con termini attuali, sono importanti. Pur non abbracciando le logiche promozionali, la Chiesa cerca di attualizzare il messaggio di fede, con volti riconoscibili al di là degli uomini di fede dei secoli passati, recuperando le figure dei laici. Sono figure più attuali, forse messe da parte in passato, di cui abbiamo bisogno perché parlano di quotidianità, di autenticità. L’invito che mi sento di fare è appunto quello di continuare a pregare per Enrico Medi, di chiedere la grazia e la guarigione. Speriamo che dal cielo, per mezzo della sua intercessione, il Signore possa mandarci un segno del fatto che questo percorso vada avanti fino al riconoscimento di beato.

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L’ostinata primavera dei buoni frutti

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È una nuova primavera quella che sta sbocciando, nonostante i forti venti dell’inverno sembrano imperversare, venti di guerra e odio, di distruzione e ottusità. É una nuova primavera quella che possiamo riconoscere e accogliere, una primavera pasquale, vita nascente, vita risorta dalle macerie. È tutto già presente il suo potenziale: la vediamo nei nostri giovani che hanno fame e sete di verità, la sentiamo nei bambini che con le loro domande di senso ci obbligano a guardare oltre, a rendere ragione delle nostre azioni e delle nostre speranze. Sta a noi avere occhi per vedere i germogli nuovi, quello che il Signore ha seminato e che fiorisce e rifiorisce contro ogni aspettativa o catastrofica previsione.

Questa nuova primavera è il vento dello Spirito che la porta e la realizza, una Pentecoste che possiamo invocare e che ci farà ardere il cuore e parlare le lingue del mondo. Nuovi dialoghi, nuove piste, nuovi linguaggi e nuova civiltà: una civiltà costruita sull’amore e sul rispetto delle diversità. Le pagine che seguono sono il segno di tutto questo, la prova concreta che la nostra terra continua a dare frutti, la nostra Chiesa continua ad essere feconda e vivace. Non vogliamo chiudere gli occhi di fronte alle tante atrocità e ingiustizie che ci stanno davanti e che vediamo in TV tutti i giorni ma il modo migliore per non chiudere gli occhi è amare e darsi da fare, coltivare amicizie e relazioni, incoraggiare tutti coloro che sentono la voglia e il desiderio di ricostruire una umanità più giusta.

Questo numero de La Voce Misena ha il profumo della primavera e vi invitiamo a sfogliare ogni pagina come se fosse un petalo da cogliere e regalare, testimonianze e volti di persone che credono nel bene e provano a farlo attraverso il loro lavoro e la loro generosità. «Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore porta molto frutto», quello che possiamo raccogliere oggi è il frutto di chi ha deciso di donare la vita per amore di Gesù e degli altri, rinunciando alla logica del possesso e della vanità. Ce ne sono molte di vite donate e spese per amore e solo per amore e di solito fanno poco rumore, non ricevono gli onori della cronaca, ma riempiono i campi di profumo e colori, fanno danzare l’universo e lasciano un buon sapore in bocca a chi ne assaggia i frutti. Niente conservanti, niente fertilizzanti, in queste pagine troverete solo prodotti “bio”, storie di vita nascente, terreni dell’animo coltivati a mano, per chi ha ancora il coraggio e la voglia di sporcarsi le mani senza puntare il dito o aspettare che lo faccia qualcun altro. Anche tu puoi fare la tua parte, anche per te può essere primavera.

Don Davide Barazzoni

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Insegnare religione cattolica a scuola: cambia il mondo, cambiano anche i percorsi?

All’auditorium San Rocco di Senigallia un importante incontro sul tema “L’ora di Religione in un mondo che cambia”

Nello scorso mese di dicembre si è tenuto all’auditorium San Rocco di Senigallia un importante incontro sul tema “L’ora di Religione in un mondo che cambia. Un evento organizzato e promosso dalla Diocesi di Senigallia per far riflettere sulla scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica a scuola ma anche sull’opportunità di evidenziare il dialogo interreligioso e tra le varie culture. Tema quest’ultimo di stretta attualità, trattato anche da papa Francesco nell’enciclica “Fratelli Tutti”.

La riflessione posta dalla Diocesi senigalliese innanzitutto sottolinea il valore inconfutabile della scelta: l’insegnamento della religione cattolica a scuola è l’unica materia che si può scegliere di seguire. Una scelta non scontata, non per forza uguale all’anno precedente (QUI alcuni dati relativi all’anno scolastico 2021-22). Tutti devono scegliere: ci sono cristiani che non fanno avvalere i propri figli di questo insegnamento e ci sono non cristiani che invece con consapevolezza e interesse decidono che avvalersene sia la scelta da fare.

«Ci è sembrato utile e opportuno tornare a fornire strumenti e contenuti – spiega don Davide Barazzoni, responsabile dell’ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica – perché chi debba prendere questa scelta possa farlo con cognizione di causa e in piena libertà. Quale conoscenza hanno della disciplina in questione genitori e figli che compiono tale scelta? Come poter metterli nelle condizioni migliori per fare una scelta consapevole e ponderata per il bene del figlio/a e per il suo futuro?». Tra le iniziative, oltre a quella dell’incontro pubblico, c’è anche un dépliant in cui viene spiegato in otto lingue differenti che cos’è l’IRC in breve e quali sono i contorni culturali di questo insegnamento. Un piccolo passo verso una volontà più estesa di tornare a dare valore a quella scelta.

Il secondo aspetto da evidenziare riguarda il tema del dialogo interreligioso e dell’apertura a tutte le religioni e culture. «Bisogna certo vigilare e compiere passi prudenti e saggi verso un reale cambiamento, ma non siamo di fronte ad un “annacquamento” dei contenuti della fede cristiana» rassicura Barazzoni. Nell’enciclica “Fratelli tutti” papa Francesco ricorda che “Le diverse religioni […] offrono un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società. Il dialogo tra persone di religioni differenti non si fa solamente per diplomazia, cortesia o tolleranza”. La scuola quindi può essere uno dei luoghi privilegiati per condurre questo dialogo e in questo senso l’insegnamento della religione cattolica può dare un contributo significativo verso pace e armonia. 

Da sinistra: Asmae Dachan, Filippo Binini, Simone Ceresoni e don Davide Barazzoni
Da sinistra: Asmae Dachan, Filippo Binini, Simone Ceresoni e don Davide Barazzoni

«Non possiamo più rimanere arroccati dietro le nostre presunte sicurezze disciplinari o fare solo riferimento ad articoli di legge e concordati – afferma il responsabile dell’ufficio diocesano per l’Irc. Nella scuola entra la vita vera e l’insegnamento della religione cattolica non può che essere spazio privilegiato dove dialogare. È il tempo di osare nuovi percorsi, nuovi linguaggi, senza sovvertire o ribaltare quello che è scritto nell’accordo tra Miur e Cei, quanto piuttosto renderlo più idoneo al contesto attuale». 

Nasce da qui la proposta di sperimentazioni in alcune scuole della primaria e della secondaria su programmi condivisi con altre discipline in merito a temi oggi assai urgenti da trattare con i ragazzi, come il tema dell’inclusione etnica e culturale, il dialogo religioso, il rispetto delle differenti culture, i linguaggi utilizzati per trattare di alcuni argomenti. La diocesi di Senigallia si impegna in questa sfida sapendo che per individuare la strada migliore c’è da sperimentare, senza la presunzione di risolvere dinamiche complesse e delicate. Servirà l’ascolto reciproco, il rispetto dei ruoli e il dialogo con tutti. «Ci auguriamo che molte altre diocesi intraprendano lo stesso cammino di discernimento e di crescita, così come sappiamo che tante altre lo hanno già fatto e sono state per noi motivo di stimolo e di incoraggiamento» conclude Barazzoni.

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