Ecco il Messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace 2024 del 1° gennaio, sul tema delle nuove tecnologie: “Se aggravano disuguaglianze e conflitti non possono essere considerate vero progresso”. Monito contro i gravi rischi delle campagne di disinformazione che possono alimentare terrorismo o interferire nei processi elettorali. Appello, poi, alla comunità internazionale perché adotti “un trattato internazionale vincolante” che regoli uso e sviluppo dell’IA.
Da cinquantasei anni il primo giorno dell’anno è proprio dedicato alla pace, con l’istituzione da parte di Paolo VI della Giornata mondiale per la pace; tutti i cristiani del mondo sono invitati a pregare per la pace e a chiedere a Dio di convertire il proprio cuore alla fratellanza e alla giustizia. La pace non è un vessillo da conquistare, bensì un cammino da intraprendere come individui, come popoli, come umanità, un dono da rinnovare costantemente.
L’Unità Pastorale Buon Samaritano crede nella potenza della preghiera e invita le donne e gli uomini cercatori di Pace il 1° gennaio 2023 presso la Tenda della Pace, di fianco alla chiesa della Pace in via Sanzio, 237 a Senigallia. Alle ore 17 inizierà una veglia di preghiera, riflettendo e pregando in particolare per i popoli in guerra; alle ore 18 inizierà la Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Franco, durante la quale verrà consegnato il messaggio di papa Francesco per la 56^ Giornata “Nessuno può salvarsi da solo”.
La Comunità della Pace con l’intera Unita pastorale ha iniziato un percorso che vuole condurla a diventare luogo di spiritualità, riflessione e diffusione delle tematiche della Pace, ispirata proprio dalla titolazione con cui la Madonna è venerata dal 1855. Nel messaggio papa Francesco ci esorta a ripensare il nostro stare insieme dopo il Covid e a contrastare il senso di impotenza e sfiducia di fronte alle tante notizie di guerra, violenza e ingiustizia. Ritrovarsi nella Tenda della Pace significa accogliere l’invito del papa; con lo spirito di unità e di speranza ci itroveremo il 1° gennaio alle ore 17 per chiedere a Dio il dono della pace.
Tre strade per la pace. Le indica papa Francesco nel messaggio per la 55ª giornata mondiale della pace di capodanno 2022. «C’è un’architettura della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società e c’è un artigianato della pace che coinvolge tutti, in prima persona. Ognuno può collaborare a edificare un mondo più pacifico a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e gli Stati».
Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è l’opzione del dialogo. «Le grandi sfide sociali e i processi di pacificazione non possono fare a meno del dialogo tra i custodi della memoria – gli anziani – e quelli che portano avanti la storia – i giovani». Il dialogo intergenerazionale «è la forza motrice di una politica sana».
Negli ultimi anni, constata il papa «è sensibilmente diminuito il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese piuttosto che investimenti. Eppure, esse costituiscono i vettori primari di uno sviluppo umano integrale: rendono la persona più libera e responsabile e sono indispensabili per la difesa e la promozione della pace. Le spese militari, invece, sono aumentate, superando il livello registrato nella “guerra fredda” e sono destinate a crescere in modo esorbitante».
La pandemia ha aggravato molto la questione del lavoro. «Milioni di attività economiche e produttive sono fallite; i lavoratori precari sono sempre più vulnerabili; molti di coloro che svolgono servizi essenziali…
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Dialogo fra le generazioni, educazione e lavoro: sono le tre vie per “dare vita ad un patto sociale, senza il quale ogni progetto di pace si rivela inconsistente”. Lo spiega il Papa, nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace, che si celebra il 1° gennaio prossimo. “Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale”, il primo quadro tratteggiato da Francesco, secondo il quale “c’è una ‘architettura’ della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un ‘artigianato’ della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona”. “Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico”, il primo appello: “a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati”.
“Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo”, la ricetta per uscire dalla pandemia, “crisi certamente dolorosa” ma nella quale “può esprimersi anche il meglio delle persone”, come dimostrano le numerose “testimonianze generose di compassione, di condivisione, di solidarietà” che provengono da ogni parte del mondo. “Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme”, spiega il Papa tornando su un tema a lui caro: “Le grandi sfide sociali e i processi di pacificazione non possono fare a meno del dialogo tra i custodi della memoria – gli anziani – e quelli che portano avanti la storia – i giovani –; e neanche della disponibilità di ognuno a fare spazio all’altro, a non pretendere di occupare tutta la scena perseguendo i propri interessi immediati come se non ci fossero passato e futuro”. È proprio il dialogo intergenerazionale, per Bergoglio, “la forza motrice di una politica sana, che non si accontenta di amministrare l’esistente ‘con rattoppi o soluzioni veloci’, ma che si offre come forma eminente di amore per l’altro, nella ricerca di progetti condivisi e sostenibili”.
“Senza le radici, come potrebbero gli alberi crescere e produrre frutti?”, si chiede Francesco affrontando il tema della cura della nostra casa comune. Di qui l’incoraggiamento ai “tanti giovani che si stanno impegnando per un mondo più giusto e attento a salvaguardare il creato, affidato alla nostra custodia”.
“È opportuno e urgente che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti”. Nel Messaggio il Papa torna ad affermare che “il perseguimento di un reale processo di disarmo internazionale non può che arrecare grandi benefici allo sviluppo di popoli e nazioni, liberando risorse finanziarie da impiegare in maniera più appropriata per la salute, la scuola, le infrastrutture, la cura del territorio e così via”.
“Negli ultimi anni è sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese piuttosto che investimenti”, denuncia Francesco: “Le spese militari, invece, sono aumentate, superando il livello registrato al termine della ‘guerra fredda’, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante”.
Per invertire la rotta, è “necessario forgiare un nuovo paradigma culturale, attraverso un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature”. “Un patto che promuova l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, di sviluppo e di sostenibilità, incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente”, aggiunge il Papa. La parte finale del messaggio è dedicata alla questione del lavoro, che la pandemia da Covid-19 ha ulteriormente aggravato: “Milioni di attività economiche e produttive sono fallite; i lavoratori precari sono sempre più vulnerabili; molti di coloro che svolgono servizi essenziali sono ancor più nascosti alla coscienza pubblica e politica; l’istruzione a distanza ha in molti casi generato una regressione nell’apprendimento e nei percorsi scolastici”. Senza contare le “prospettive drammatiche” che si trovano di fronte i giovani in cerca di lavoro e i disoccupati. “In particolare, l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante”, denuncia Francesco: “Molti di loro non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero; vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga”. “È più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato”, l’appello di Francesco: su questo aspetto, per il Papa, “la politica è chiamata a svolgere un ruolo attivo, promuovendo un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale. E tutti coloro che operano in questo campo, a partire dai lavoratori e dagli imprenditori cattolici, possono trovare sicuri orientamenti nella dottrina sociale della Chiesa”.
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