Alfonso Pagliariccio, medico per la vita, è un volume che presentato in due appuntamenti: il primo si è tenuto a Senigallia lo scorso 2 luglio; il secondo sarà a Corinaldo, il 9 luglio prossimo.
Alfonso Pagliariccio medico per la vita. Un nome, una frase che riassumono il secondo libro dedicato al medico di Corinaldo, presentato venerdì 2 alle 21.30 luglio alla Rotonda a mare. Il volume, edito da AVE, è curato a quattro mani dal prof. Luigi Alici, docente di filosofia morale all’ Università degli Studi di Macerata e dal chirurgo vascolare Gabriele Pagliariccio (figlio del medico di Corinaldo) e segue il precedente testo “Una Vita per la Vita” pubblicato nel 2007. Alfonso Federico Pagliariccio nasce ad Arcevia nel 1927. Conseguita la laurea in medicina inizialmente pratica la professione nei comuni di Arcevia e Barbara, quindi, dal 1955, presso l’ospedale di Corinaldo dove si affermerà, dopo la specializzazione in chirurgia generale ed in ginecologia e ostetricia, come primario chirurgo dal 1961 al 1980, anno della sua morte. Nella cittadina gorettiana svolge la sua attività di medico come primario chirurgo generale, direttore sanitario dell’Ospedale, ostetrico, ginecologo, ortopedico, internista, odontoiatra e molte altre specialità. Innumerevoli e concordi sono le attestazioni che ne hanno riconosciuto il valore.
Per il dottore non esistono orari, non ci sono ferie ne riposi settimanali: la sua è una disinteressata e ininterrotta dedizione ai pazienti i quali nella sua figura vedono incarnati valori di umanità e di cristiana donazione.
Insomma, come scrive il dr. Gabriele Pagliariccio nella prefazione “Non può esserci medicina senza rispetto per la vita, né un medico per cui la vita non rappresenti un bene massimamente prezioso. Ecco perché a oltre quarant’anni dalla morte di Alfonso Pagliariccio siamo ancora qui a ricordare un uomo che ha incarnato nella sua esistenza il significato più profondo di essere medico al servizio della vita”. Assieme ai due autori, coordinati dal giornalista Marcello Pagliari, a Senigallia è stato presente il dr. Giovanni Putoto di Medici con l’Africa Cuamm di Padova. Anche il vescovo Franco Manenti ha partecipato alla serata.
Tutti i proventi del libro saranno devoluti ai “ragazzi” dell’Operazione Mato Grosso (www.operazionematogrosso. org).
Il dottor Gabriele Pagliariccioè chirurgo vascolare presso l’ospedale di Torrette di Ancona. Anche lui è stato colpito dal Covid-19 e fortunatamente ha superato brillantemente questo periodo di malattia e di quarantena ed è tornato al lavoro.
Gabriele Pagliariccio, medico
Da medico e da persona colpita da questo terribile virus cosa pensi dica questa situazione alla nostra sanità? Dice tante cose che è difficile riassumere in poche parole: sicuramente è una patologia importante che ci coinvolge tutti da tantissimi punti di vista (personali, sanitari, sociali…). Il virus ha scardinato tanti aspetti della vita, quella di chi si ammala, del sistema sanitario; hacoinvolto le nostre famiglie, gli ambienti di lavoro, i nostri familiari, le amicizie, i rapporti sociali, ecc. Il sistema sanitario è stato messo gravemente sotto stress da questa patologia: in alcuni casi è stato un impatto positivo, in altri casi è stato invece drammatico, con le criticità che sono emerse in modo molto importante. Se parliamo dell’Italia tutta la struttura è stata stressata in questi ultimi anni a forza di tagli e di deprivazione economiche e in questo momento chiaramente il sistema sanitario ha risposto come ha potuto. La risorsa più bella è stata data dalle risorse umane, il personale sanitario ha risposto con le person, con la buona volontà, con l’impegno di tutti, ma è chiaro che le strutture erano fortemente depotenziate, per cui si sono viste tutte le criticità, sono venute a galla diverse crepe e una fra tutte la mancanza di posti letto nelle terapie intensive. Ci tengo comunque a dire che il nostro sistema sanitario ha comunque retto l’urto è ha permesso alla maggior parte delle persone di sopravvivere, ci ha permesso di andare avanti molto meglio di tanti altri sistemi in Europa è fuori dall’Europa. Ci ha permesso comunque di fronteggiare questa emergenza e che se fossimo stati in un sistema privato, questa cosa probabilmente non sarebbe stata possibile o comunque la risposta non sarebbe stata così pronta ecosì efficace.
Alcuni anni fa hai scritto un libro, “Morire di salute”: quanti di quei contenuti che hai divulgato e denunciato circa l’ingiustizia che si vive nel mondo in tema di sanità in un solo emergono proprio ‘grazie’ a questo virus?
Tanti, tantissimi temi che avevo affrontato sono emersi in tutta la loro evidenza. Se le cure che oggi salvano vite dovessero essere pagate o comunque se ci fosse un sistema assicurativo affidato ai privati chiaramente non riuscirebbe a farsi carico di tutti questi costi del sistema sanitario : ciò ha permesso di superare questo momento così crudele e così brutto con una certa brillantezza. Certamente, come dicevo, si sono viste tante criticità, tante cose da migliorare, tanti aspetti che devono essere valorizzati (ad esempio l’attenzione al territori, ai medici di medicina generale che devono avere più possibilità di seguire le persone a casa, fino a tutto il discorso della cura delle fragilità). Abbiamo visto che chi ci ha rimesso la vita e chi è rimasto più in difficoltà sono le persone più fragili e quindi ancora una volta queste sono quelle che devono essere protette dal sistema sanitario, persone di cui dobbiamo avere più cura, che devono ricevere più attenzioni. Cosa hai provato da uomo, da medico e da cittadino mentre eri malato. E cosa maggiormente ti ha aiutato a vivere con serenità questo momento di fatica? Come ho scritto in un commento qualche giorno fa, sicuramente ogni tanto anche per i medici trovarti dall’altra parte (cosa che non auguro a nessuno ovviamente) aiuta molto, perché ti fa capire tante cose: essere malato ti cambia un po’ la prospettiva della malattia, ti fa capire le necessità e le difficoltà in cui si trova il paziente e quindi mi ha fatto vedere la realtà da un’angolatura diversa e questo aiuta a comprendere anche il lavoro che facciamo tutti i giorni come medici, come sanitari come persone che lavorano nell’ambito della salute. Io vivo a Senigallia pur lavorando in Ancona e da ‘infettato’ devo dire che la sanità senigalliese ha lavorato bene. Sono stato mappato, da un punto di vista tecnico non posso altro che dire ‘bravi’. L’ambiente circostante, le amicizie, la famiglia mi hanno fatto vivere serenamente questo tempo. Inoltre la tanto bistrattata app ‘Immuni’ invece ha dato degli ottimi risposte nel mio caso. Adesso è rientrato tuttonella norma, sono già al lavoro e, pur avendo vissuto giorni molto pesanti, ha ripreso tutto con grande forza e serenità.
Che cosa possiamo aspettarci dalle prossime settimane? Non è facile dirlo, nessuno si aspettava una seconda ondata così pesante. Chi governa e amministra la sanità e la politica si è trovato sicuramente un po’ spiazzato perché nessuno aveva previsto una ‘replica’ così importante e non sappiamo dove arriverà, per cui non mi sento di fare delle previsioni anche perché gli epidemiologi e i virologi hanno fallito tutte le loro prospettive. Mi sento invece di condividere l’ottimismo che il nostro concittadino Guido Silvestri sul fatto che non sappiamo quando ma sicuramente è una battaglia che vinceremo, perché i vaccini stanno arrivando, i farmaci veramente efficaci, quali gli anticorpi monoclonali, stanno arrivando. Quindi è una battaglia che sicuramente vinceremo, ma non sappiamo il giorno preciso. E sempre Guido Silvestri ha fatto un bellissimo esempio qualche giorno fa: siamo come nel 1945, gli alleati erano sicuri che avrebbero vinto sulla Germania, Berlino sarebbe caduta, ma nessuno poteva individuare il giorno in cui ciò sarebbe avvenuto con precisione. E così siamo noi in questo momento: sicuramente vinceremo contro il virus e questa è una cosa ci fa rimanere calmi lavorare con tranquillità e con serenità. Non sappiamo il giorno però è solo una questione di tempo.
a cura di Laura Mandolini
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