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Tag: Uil Marche

«La sanità nelle Marche? Roba da ricchi»

Lunghe liste di attesa, strutture socio-sanitarie il cui costo è in aumento e pesa sulle spalle delle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti. E’ un quadro a tinte fosche quello che hanno tratteggiato Uil e Uil Pensionati Marche, nel descrivere la situazione della sanità pubblica marchigiana. Una difficoltà, secondo l’associazione di categoria, dovuta alle scelte politiche della Regione che hanno contraddistinto gli ultimi anni. E che di fatto porta le persone a far ricorso alla sanità privata. 

Liste di attesa

«Le lunghe liste di attesa sono la principale causa del ricorso alle prestazioni private – commenta Marina Marozzi, segretaria generale della Uil Pensionati Marche – ovviamente da parte di chi se lo può permettere. Se, come dice la Fondazione Gimbe rielaborando i dati dell’Istat, ogni marchigiano spende 638 euro (anno 2023) per curarsi, si deduce come sempre più marchigiani siano costretti a rinunciare a curarsi: sono stati il 9,7% contro la media nazionale del 7,6% – terza regione dopo Sardegna e Lazio – e, analizzando la media regionale, emerge che il 7,8% sono uomini e l’11,6% sono donne. Quest’ultimo dato non è un dettaglio da poco, ma il risultato di una condizione della donna che prima per via del gap salariale e poi quello pensionistico la pone in una situazione reddituale svantaggiata che la accompagna durante tutto il corso della vita».

Le strutture socio sanitarie

Costi che aumentano anche per i pazienti delle strutture sociosanitarie. «Il fondo di solidarietà con il quale i Comuni sostenevano il pagamento delle rette dei cittadini meno abbienti è stato azzerato – attacca Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche – Con le scelte di bilancio che la Regione ha adottato vengono meno i sostegni economici destinati a un’utenza sempre più fragile, sempre più bisognosa di solidarietà e sempre più povera. La Uil aveva, invece, chiesto all’assessore regionale Saltamartini di incrementare le risorse e di allargare la platea del fondo, rappresentata inizialmente da disabili e psichiatrici, anche agli anziani non autosufficienti. L’assessore aveva assunto nel tempo precisi intendimenti – prosegue Mazzucchelli sulla sanità – ma quel che rimane è soltanto un’utenza che fa sempre più difficoltà a sopravvivere e a cui era necessario rivolgere una maggiore attenzione da parte del potere politico regionale».

Il nodo dei costi nella sanità.

Nel frattempo con apposita delibera, la giunta ha autorizzato l’aumento delle rette nelle strutture per disabili, ponendo a carico della regione 465.000 euro a copertura del maggior costo per gli utenti, ma limitatamente al 2024 e con risorse del bilancio 2025. «Ciò significa che dall’anno in corso gli ospiti di queste strutture devono farsi carico di quest’ultimo aumento – sottolinea Carlo Santini delegato sanità per la Uil confederale Marche  – oltre che dell’importo previsto in compartecipazione dai Comuni e finanziato con il fondo di solidarietà che però, appunto, è stato depennato dal bilancio regionale». 

Le critiche

«Si introduce invece una misura a favore degli anziani non autosufficienti indigenti di 4 milioni di euro per il triennio 24/27 – concludono dalla Uil Marche  – che riusciranno quindi a garantire una elemosina riservata a pochissimi, mentre in questi anni la Regione non ha mancato di soddisfare le richieste economiche provenienti dagli enti gestori delle residenze per anziani, che perennemente stentano a far quadrare il proprio bilancio nonostante gli interventi regionali che si susseguono periodicamente nel tempo».

Sanità, cresce la mobilità passiva: Marche in difficoltà

Quasi 100 giorni per una mammografia, neurologia ed endocrinologia e quasi la metà delle visite urgenti erogate oltre i 10 giorni di attesa. Anche per questo nelle Marche i costi di mobilità passiva superano i 90 milioni di euro, con un saldo negativo di 27,7 milioni di euro. Sono alcuni numeri emersi nel corso dell‘assemblea regionale della Uil Marche che si è tenuta recentemente ad Ancona, nell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche alla presenza, tra gli altri di Santo Biondo, segretario nazionale UIL, e di Anna Rea, presidente nazionale dell’Adoc, l’associazione dei consumatori legata alla Uil. Al centro dell’assemblea idee e proposte per una sanità che sappia prendersi cura delle persone e della comunità in un’ottica di prevenzione e non di sola cura. “Prevenire è meglio che curare” non a caso è il titolo scelto per l’incontro.

«Contro le tendenze istituzionali, regionali e nazionali che vedono nella sanità un costo – ha detto la segretaria generale della Uil Marche, Claudia Mazzucchelli – è necessaria una rivoluzione nell’approccio per far tornare il ssn un servizio alla collettività. Un cambio di approccio urgente in un momento in cui un numero sempre maggiore di famiglie si vede costretta a rinunciare alle prestazioni mediche per motivi economici. Una sanità che invece che al malato guardi soprattutto alla persona in termini di prevenzione, ha come diretta conseguenza una società di cittadini più sani, con costi anche minori su tutta la collettività in termini economici ma anche sociali».

Servirebbe più personale per programmare servizi migliori e abbattere le liste d’attesa. «Ad Ancona inizia il G7 salute e la Uil si propone con un documento programmatico dove si chiede – ha detto Biondo – un piano straordinario di assunzioni in linea con il fabbisogno indicato dai Ssr in ambito ospedaliero e di medicina territoriale. Per fare ciò è necessario eliminare il tetto alla spesa per le assunzioni degli operatori sanitari, bloccato al 2004. Siamo convinti che l’abbattimento delle liste di attesa rappresenti, per tutta l’utenza, la priorità assoluta in materia di salute».

All’incontro hanno partecipato anche Fabio Piacenti (presidente Eures), Rossana Berardi, primario della clinica oncologica dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, Adriana Celestini (presidente Iom e Amici dello Iom) e Roberto Amici (presidente comitato partecipazione Inrca).

Secondo il sindacato occorre urgentemente «velocizzare il processo della medicina territoriale perché a tre anni dal Covid siamo ancora in alto mare. Bisogna arrivare in tutti i luoghi, nelle periferie e nei territori più lontani, bisogna raggiungere chi non può permettersi di spostarsi o emigrare per le cure. I medici da soli non possono affrontare le nuove sfide della medicina moderna. Servono ospedali e case di comunità, non solo targhe sulle porte ma luoghi fisici ai quali i cittadini possano accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria e non intasare pronto soccorso e ospedali, progetti questi previsti e in molti casi rimasti sulla carta. Per raggiungere questi obiettivi serve uno sforzo collettivo e per questo la Uil Marche apre l’assemblea regionale alla partecipazione di tante voci diverse nella società».

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Lavoro, Marche in zona arancione per gli infortuni. Uil: «Istituire l’omicidio sul lavoro»

edilizia, costruzioni, lavoro, urbanistica

Sono quasi due ogni ora – e tutti i giorni festivi compresi – gli incidenti sul lavoro nelle Marche. E’ solo un calcolo puramente matematico ma è preoccupante perché tutto inizia con le 12.482 denunce di infortunio – comprensive anche di 19 morti – presentate nella regione (da gennaio a settembre) all’Inail che ha lanciato l’allarme. Seppur in calo del 13.48% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, è un dato comunque inaccettabile secondo la Uil.

Dai dati degli infortuni emerge che le Marche sono in zona arancione, con un’incidenza di infortuni mortali superiore al valore medio nazionale. La provincia che ha l’indice peggiore è Ancona che, con 8 mortali (esclusi quelli in itinere) su 195.986 occupati, ha un indice di 40,8. Segue Fermo con 28 davanti ad Ascoli (23,2), Pesaro-Urbino (19) e Macerata (15,7). Per quanto riguarda gli infortuni mortali sono i lavoratori di età più avanzata (gli over 65 anni) a essere più a rischio rispetto ai più giovani, dato in parte spiegabile con la minore reattività nelle situazioni di pericolo e alla troppa sicurezza nello svolgere attività abitudinarie. 

Crescono però le denunce nelle fasce fino a 14 anni, che passano da 740 a 880 casi (+18,9%), e 15/19 anni, che passano da 542 a 597 denunce (+10.1%). «La maggior parte degli infortuni riguarda i giovani – spiega la segretaria generale della Uil Marche, Claudia Mazzucchelli – e questo può essere in parte spiegato da una minore esperienza lavorativa ma anche da una maggior precarietà dei contratti e da una mancata formazione».

Di «panorama a dir poco sconfortante» parla la segretaria Mazzucchelli, che continua: «E’ necessario aumentare i controlli ispettivi, condividere una migliore organizzazione del lavoro e migliorare la formazione dei lavoratori». Tra le ipotesi di cui si discute, c’è anche quella di istituire il reato di “omicidio sul lavoro”: un modo per accendere i riflettori su questa strage continua e, forse, anche per impedire alle imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza di partecipare ad appalti pubblici.

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Pochi figli e sempre più tardi: l’inverno demografico nelle Marche

Culle vuote in ospedale, bassa natalità, inverno demografico, pochi figli, poche nascite

La natalità è troppo bassa nelle Marche, la popolazione cala e invecchia a un ritmo più veloce che altrove, sia all’estero che nella stessa Italia. A segnalarlo è il ministero della salute che ha pubblicato il “Rapporto sull’evento nascita in Italia” con i dati del 2022. E per la nostra regione si tratta di un inverno demografico più “rigido” della media italiana.

L’anno scorso nelle Marche le nascite sono state 8.779 (443 in meno rispetto al 2021), con un calo (4,8% su base annua) molto più sostenuto della media italiana, che si attesta sul -1,9%, con 392.598 nascite, 7.651 in meno rispetto al 2021. Tutte le province vedono un significativo calo della natalità, più marcato nel nord della regione, un po’ meno nel  Piceno e fermano. 

Tra gli altri indici, oltre alla media di 1,16 figli per donna, c’è da sottolineare anche che aumenta l’età media delle madri al primo figlio, che nelle Marche nel 2022 è di 32 anni per le mamme italiane mentre scende a 29 anni per le mamme di origini straniere. A incidere è in gran parte la condizione lavorativa con  metà delle donne occupate e una certa corrispondenza tra chi partorisce prima e chi non è occupata, mentre si accentuano le differenze con le regioni che offrono più servizi alla genitorialità.

«A nostro avviso – spiega Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche – c’è un problema di fondo legato all’assenza di servizi per la genitorialità, agli alti costi di quelli dedicati all’infanzia, spesso inaccessibili e, nelle Marche, tra i più alti d’Italia. In più l’estrema precarizzazione del lavoro resta il primo degli ostacoli perché impedisce di programmare il proprio futuro».

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Reddito di cittadinanza, oltre 1600 famiglie raggiunte dalla comunicazione di sospensione (via sms)

Reddito di cittadinanza

Reddito di cittadinanza, addio. Partirà nei primi giorni di settembre la nuova piattaforma Inps per creare quel tanto ricercato incontro tra domanda e offerta di lavoro per i cittadini ritenuti occupabili e per questo privati dalla precedente misura di sostegno. Cittadini in condizioni comunque di fragilità e non sono pochi quelli che si sono rivolti agli sportelli della Uil per chiedere lumi.

Secondo i dati dell’Inps sono 1.681 i nuclei familiari che hanno ricevuto l’sms che comunicava loro la sospensione del reddito di cittadinanza. Rappresentano il 13% su un totale di 12.912 nuclei che percepivano un assegno medio di 523,89 euro.

«Dal 1° gennaio 2024, i nuclei al cui interno sono presenti persone disabili, minorenni, o con almeno sessant’anni d’età, ovvero componenti in condizione di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione, saranno potenzialmente destinatari dell’Assegno di inclusione (ADI), nuova misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale» spiegano dal Caf Uil.

Per tutti i nuclei percettori di reddito di cittadinanza al cui interno sono presenti: minori, over 60, disabili o in carico presso i servizi sociali sarà erogato il reddito di cittadinanza fino al 31.12.2023 per poi poter confluire dall’1.1.2024 nella nuova misura Assegno di Inclusione.
E i cosiddetti “occupabili”? Una volta registrati i cittadini tra i 18 e i 59 anni dovranno frequentare percorsi di formazione o altri percorsi lavorativi e per la loro durata riceveranno 350 euro mensili. Anche se componenti dello stesso nucleo familiare.

«Povertà e lavoro rispettivamente non si debellano o creano con un decreto. Servono – spiega Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche – provvedimenti di contrasto alla povertà realmente efficaci ed universali ma anche serie politiche attive del lavoro in stretta connessione con l’idea di sviluppo del paese. Nell’immediato non si può lasciare i Comuni da soli a far fronte al disagio sociale, determinato dalla perdita del reddito di cittadinanza, sovraccaricando i servizi sociali a cui mancano risorse e personale. Le persone devono essere accompagnate verso una prospettiva diversa e non lasciate semplicemente senza di alcun tipo di sostegno, alla ricerca di risposte da parte delle Amministrazioni. Ciò oltre ad essere eticamente sbagliato rischia di far esplodere una bomba sociale».

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