Una lettera del vescovo per la Pasqua 2021

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La copertina della nuova lettera del vescovo

Si tratta della comunicazione avviata con la mia prima Lettera alle comunità cristiane della nostra Chiesa diocesana. A suggerire quello scritto (“Perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?”) era la nuova e preoccupante situazione di pandemia provocata dalla rapida diffusione di un minuscolo e aggressivo virus, il Covid 19. Scrivevo allora che «quanto ci è accaduto e stiamo vivendo c’interpella come credenti su tanti fronti, c’impegna in un discernimento il cui obiettivo è quello d’individuare la direzione da dare alla nostra vita personale e alla vita delle nostre comunità, d’individuare le scelte da compiere in fedeltà al Signore». In quei mesi contavamo su un rapido superamento della situazione, rassicurati anche  all’affermazione, da molti condivisa, che “tutto sarebbe andato bene”.

Non è successo come speravamo, anzi. In autunno il virus è apparso ancora più devastante e diffuso dei mesi precedenti. La preoccupazione iniziale ha lasciato il posto a un progressivo scoraggiamento, tanto che segnalavo nella Lettera per Natale (“Consolate, consolate il mio popolo…”): «In questo tempo di pandemia… ci riconosciamo come un popolo da “consolare”, un popolo bisognoso di una speranza forte, più forte di quelle che abbiamo costruito con le nostre mani e che sembrano sgretolarsi sotto i colpi di un minuscolo virus».

A un anno di distanza in questa prolungata e devastante situazione, corriamo il rischio di ritenere il tempo che stiamo vivendo un tempo “sospeso”, un tempo dove, per le tante limitazioni, non è possibile agire, un tempo abitato solo dalla sofferenza, dai tanti disagi e dal desiderio di uscire in fretta da questa condizione. Nella Pasqua, ormai vicina, desidero condividere con voi le ragioni che ci consentono di abitare il tempo prolungato della pandemia, non come un tempo “sospeso”, sterile, ma come possibile “risorsa”, un tempo non da subire, ma da vivere e nel quale operare con la speranza assicurata dalla fede in Gesù risorto. Lo faccio ancora con uno scritto (“Ecco, io faccio una cosa nuova… non vene accorgete?”), che affido alla vostra riflessione, personale e comunitaria.

Franco, vescovo

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