Fame di lavoro e di denaro

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Rischio economico da pandemia

La “paralisi economica” provocata dalla pandemia di coronavirus può aprire alle mafie “prospettive di arricchimento ed espansione paragonabili a ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico”. È l’allarme contenuto nell’ultima Relazione semestrale della Dia inviata al Parlamento nella quale un intero capitolo è dedicato proprio all’emergenza Covid. Il rischio è che le mafie allarghino il loro ruolo di “player affidabili ed efficaci” a livello globale, mettendo le mani anche su aziende di medie e grandi dimensioni in crisi di liquidità. Ma non sono solo le imprese il target a cui le mafie guardano: “Le organizzazioni si stanno proponendo come welfare alternativo a quello statale, offrendo generi di prima necessità e sussidi di carattere economico”. Tra gli altri dati della Relazione, uno rilevante riguarda l’azzardo visto che “giochi e scommesse” sono un settore “attorno al quale sono andati a polarizzarsi gli interessi di tutte le organizzazioni mafiose, in alcuni casi addirittura ‘in consorzio’ tra di loro”. I sempre maggiori profitti “vengono realizzati secondo due direttrici: da un lato la gestione ‘storica’ del gioco d’azzardo illegale, le cui prospettive sono andate allargandosi con l’offerta on line; dall’altro, la contaminazione del mercato del gioco e delle scommesse legali”. Del quadro emerso dalla Relazione della Dia parliamo con mons. Alberto D’Urso, presidente della Consulta nazionale antiusura.

Il quadro emerso dalla Relazione semestrale della Dia con un focus sulle conseguenze del Covid-19 confermano quanto la Consulta sta denunciando da mesi…

Nei periodi di crisi economica e finanziaria il mondo della criminalità prospera perché chi ha denaro lo usa come forma di potere per possedere e sfruttare chi è in stato di bisogno ed è più vulnerabile. È certo che il coronavirus ha portato un aumento di bisogni perché parecchie persone hanno perduto il lavoro, mentre tutto costa di più. La pandemia è venuta a incidere in un ambiente sociale già complesso: nel 2019 il Pil si è ridotto di almeno due punti, ma più in generale siamo all’interno di una crisi non ancora risolta iniziata nel 2008.

Il coronavirus ha aggravato ulteriormente la situazione.

Le organizzazioni criminali, che non tengono in alcun conto il valore e la dignità delle persone, badano solo al loro profitto, in qualsiasi modo ottenuto. E se ci sono tanti negozianti onesti che non possono riaprire le loro attività per le perdite subite con il Covid-19, vediamo fiorire tanti compro oro perché c’è tanta gente disperata che vende i pochi averi che ha. Questo è lo scenario nel quale stiamo vivendo: lo sappiamo dalla testimonianza diretta di tanti che ci chiedono aiuto.

L’azzardo, sia quello “legale” sia l’illegale, secondo la Relazione della Dia, è un settore che fa molta gola alle mafie…

Innanzitutto, voglio precisare che per noi l’azzardo legale non esiste e lo Stato in questo caso diventa un biscazziere e non un educatore. Detto questo, il mondo dell’illegalità, che ora, grazie al Covid, si sta tuffando più che mai nel mondo del bisogno, ha interesse a infiltrarsi anche nel cosiddetto azzardo legale per accrescere i suoi guadagni. L’anno scorso non sono diminuite le spese per il gioco, quest’anno un po’ solo perché non ci sono soldi.

La Relazione evidenzia anche che le mafie costituiscono un welfare alternativo sul territorio…

La criminalità organizzata ha una liquidità immediata da offrire a chi versa in cattive acque, acquisendo nei fatti le attività di chi le si rivolge per ottenere prestiti e, alla fine, resta titolare solo come prestanome. Tra l’altro, ora le mafie sono disposte a prestare denaro agli stessi interessi delle banche, ma mentre queste ultime prima di erogare un prestito “perdono tempo” per avere le garanzie, le organizzazioni criminali hanno come garanzie la manovalanza che così acquistano, le mogli, i mariti, le figlie e i figli dei loro debitori minacciati, la droga, la prostituzione. Quindi, il mondo dell’illegalità ha abbassato gli interessi dei soldi che presta pur di avere un mercato più aperto dove poter operare. Inoltre, si guadagnano così consensi sul territorio perché la gente disperata non può aspettare tempi lunghi, ha bisogno di mettere a tavola il pane quotidiano. Anche tutte le promesse fatte dal Governo su quello che darà l’anno venturo sono tante parole, ma la gente ha fame oggi.

Cosa chiede la Consulta in questo frangente così difficile?

Se i soldi ci sono bisogna che il Governo non aspetti, ma li dia subito per ridurre il bacino di persone fragili che più facilmente possono cadere nella rete della criminalità. E non dimentichiamo un’altra emergenza: molte persone, che hanno perso il lavoro, ora rischiano di perdere anche la casa perché hanno difficoltà a pagare le rate del mutuo. Le case saranno svendute all’asta. Noi abbiamo chiesto di sospendere le rate almeno fino a dicembre, ma il governo è sordo e non va dal dottore. Fa le leggi contro l’usura ma poi nei fatti non cerca di stroncare i fenomeni che la favoriscono. È necessario pensare a un sistema economico che sia in grado di produrre e distribuire ricchezza e occupazione. È l’unica via per contrastare la povertà e le disuguaglianze, cunei in cui si infiltra l’usura, a favore dell’equità sociale ed economica.

Gigliola Alfaro

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