Giornata dei poveri, parla don Giancarlo Giuliani

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“Tendi la tua mano al povero” (Sir 7,32). Con le parole dell’antico libro del Siracide, Papa Francesco propone la sua riflessione per la IV Giornata Mondiale dei Poveri che si celebrerà in tutta la Chiesa Domenica 15 Novembre. È un Messaggio che entra direttamente nel drammatico momento che il mondo intero ha vissuto a causa del Covid-19, e che molti Paesi stanno ancora combattendo nella fatica di portare soccorso a quanti sono vittime innocenti. La riflessione di Papa Francesco si sviluppa alla luce dell’immagine biblica che vede un uomo saggio, “Gesù figlio di Sira” come si presenta lui stesso alla fine del libro (cfr Sir 50, 27), vissuto circa duecento anni prima della nascita di Cristo. Gli interrogativi che si poneva, ruotavano intorno al tema di dove risiedesse la sapienza e quale risposta di senso potrebbe offrire alle vicende della vita. Il Papa rileva che sono gli stessi interrogativi che hanno segnato la vita di milioni di persone in questi mesi di coronavirus: la malattia, il lutto, l’incertezza della scienza, il dolore, la mancanza delle libertà a cui si è abituati, la tristezza di non poter dare l’ultimo saluto alle persone a cui si vuole bene… Il tema della “immagine di Dio” impressa sul volto del povero è estremamente significativa perché obbliga a non poter volgere lo sguardo altrove quando si desidera vivere un’esistenza pienamente cristiana. In questo senso, la metafora del “tendere la mano” acquista la sua valenza più profonda perché obbliga a ritornare alle parole del Signore che ha voluto identificarsi con quanti mancano del necessario e vivono condizioni di emarginazione sociale ed esistenziale.

Ma com’è la situazione nel nostro terriorio? Lo abbiamo chieso a Don Giancarlo Giuliani, direttore della Caritas Diocesana
“La povertà non è solo “mancanza di” soldi, di casa, di lavoro, ma è anche di speranza, di coraggio, di capacità di affrontare la vita. Il povero è anche colui che magari ha uno stipendio o una pensione ma non riesce a dare una risposta serena alla sua vita. Le persone che noi incontriamo nei centri di ascolto hanno vari bisogni: quello più importante è di procurarsi il necessario per vivere con il proprio lavoro ed è per questo che noi privilegiamo l’aiuto attraverso gli inserimenti lavorativi, così da potermettere alle persone di guadagnare un piccolo stipendio con cui mantenersi e ridarsi dignità.

Concretamente, come si interviene?
Abbiamo una quarantina di persone che stanno svolgendo un inserimento lavorativo di circa 6 mesi e con questi nel primo semestre abbiamo distribuito circa €74000. Abbiamo sostenuto le persone che non riescono a pagare l’affitto o le bollette per circa €18000 e ci siamo fatti trovare pronti anche con il sostegno di spese sanitarie e di trasporto.
Tutto questo non avviene semplicemente nel centro di ascolto o nella Caritas diocesana, ma sul territorio su cui c’è una bellissima collaborazione con le Caritas parrocchiali e con i 14 centri di ascolto che ci permettono di essere presenti nelle situazioni più critiche. Sono certo che le parrocchie, le associazioni e i movimenti, seguendo l’esempio del Buon Samaritano, sapranno farsi carico delle sofferenze con cura, dolcezza e umiltà. La passione e lo zelo di testimoniare il Vangelo non vengono mai meno”.

a cura di Antonio Marco Vitale

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