Giovani, precari e donne: il lavoro povero è soprattutto nelle Marche

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Foto di Marcelo Trujillo da Pixabay

Che servano politiche speciali per superare la crisi del lavoro povero, sottopagato, precario è ormai innegabile. Che poi di lì si passi a iniziative concrete è ancora difficilmente realizzabile. Eppure gli stipendi di giovani, precari e donne sono ridotti al lumicino, con differenze tra le Marche e le altre zone della nazione o persino il solo centro Italia che emergono con evidenza.

A dare l’allarme è la Cgil che ha elaborato i dati Inps del 2022 da cui si comprende la gravità del fenomeno. Nelle Marche, cresce il numero di occupati, di appena il 3,5%, ma la crescita è rappresentata da lavoro precario ed è inferiore rispetto a quella del centro Italia e del paese. A crescere sono i lavoratori part time, che rappresentano il 32,8% del totale, i contratti a tempo determinato, i somministrati e gli intermittenti, questi ultimi rispettivamente del 3,5% e del 13,9%. A farne le spese sono soprattutto giovani e donne.

Giovani

Tra gli under 30 solo uno su tre arriva a un indeterminato (uno su due appena dieci anni fa), con in media 1.876 euro lordi annui in meno rispetto ai coetanei con la stessa tipologia contrattuale su base nazionale. Ma soprattutto la metà dei giovani under 30 marchigiani percepisce una retribuzione lorda tra i 10 mila e i 12 mila euro annui. Lordi annui. Significa qualcosa come 7/800 euro al mese. Significa non potersi comprare un’auto, una casa, non potersi allontanare dal nido familiare se non con affitti a lunghissimo termine (altro che bamboccioni). Significa non avere un futuro, perché poi il rischio è di rimanere arenati per anni in questa condizione. Un pantano. 

Donne

Non va meglio per le donne che hanno stipendi più bassi di sette mila euro rispetto ai colleghi uomini, circa il 30% in meno. Le lavoratrici delle Marche sono 202 mila (44,2%) e più della metà con un rapporto di lavoro part time (50,6%). Solo una su tre ha un contratto a tempo pieno e indeterminato.

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