La scrittura che rende “eterni”

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Emma Fabini, dall’album di famiglia

Abbiamo raggiunto Carla Fabini, zia dei Emma, una dei ragazzi rimasti vittima della strage di Corinaldo. Con lei vogliamo parlare del “Premio Letterario Emma Fabini. Il ricordo salvato”.

Perché la scelta proprio di un premio letterario? In questa ottica le parole possono servire come terapia, consolazione e condivisione del dolore?

Partendo dall’inizio, questa cosa è nata un po’ quando mio fratello, dopo quello che è accaduto, ha cercato in qualche modo di tenere viva la presenza di Emma andando a leggere tutti i temi che lei aveva scritto negli anni di scuola. E si è reso conto di quanto fosse veramente una ragazzina piena di sentimento, di profondità e maturità. Quindi da ciò è nato un po’ il desiderio di condividere i pensieri più profondi di sua figlia con più persone possibile, proprio perché il suo ricordo non rimanesse solo tra noi che l’abbiamo conosciuta e amata. Ha poi arricchito i brani scrivendo un libro, prendendo uno stralcio o il titolo di un tema di Emma, proprio per cercare di far conoscere non soltanto sua figlia ma anche il talento che aveva. Abbiamo scoperto che dentro di lei aveva questa capacità di esprimersi in modo molto maturo. Non è una cosa solo di noi familiari ma ci è stato detto anche da esperti che scrivono e leggono libri. Quindi è stato un modo come un altro per continuare a tenere viva la sua presenza. La nostra è una famiglia che ha sempre creduto molto nella scrittura, nella conoscenza, nella formazione. I libri sono qualcosa che rimane nel tempo, per sempre. Quello che è scritto resta. Leggendo un libro si conosce la persona che lo ha scritto. L’intento è un po’ proprio questo, di renderla “eterna” almeno nel ricordo. Questo è stato un po’ il punto di partenza del progetto di mio fratello.

Quale ricaduta può avere una proposta del genere sia sui ragazzi che partecipano ma anche sull’intera comunità?

Io faccio parte da tanti anni del Movimento per la vita di Senigallia e ho avuto modo di leggere tanti temi che i giovani hanno scritto negli anni partecipando a questo concorso. Ho potuto verificare quanta ricchezza ci sia dentro i nostri ragazzi. A volte tengono questa realtà rinchiusa in loro e fanno fatica a tirarla fuori in questo mondo forse un po’ frettoloso. Probabilmente anche i social non sono il modo migliore per poter esprimere quello che uno ha racchiuso in sé. Lo scrivere, secondo me, ha quel tipo di capacità, è una chiave diversa. Nel momento in cui una persona scrive si trova veramente a contatto con se stessa e riesce a essere sincera come in nessun altro luogo. Spero che sia questa la ricaduta, il fatto di dare modo a più ragazzi possibile di esternare il loro estro, la loro essenza, perché da lì poi la consapevolezza, la maturità sicuramente permetteranno ai grandi, agli adulti di comprenderli meglio e di essere una comunità a sostegno dei ragazzi, della gioventù e del nostro futuro. Perché loro sono il nostro futuro.

Si pensa già a una prossima edizione del Premio Letterario?

Assolutamente sì, questo è lo scopo, l’obiettivo e la speranza. Se tutto va come si sta prospettando in questo momento, tutto ciò dovrebbe essere semplicemente la partenza di un lungo percorso. Quindi questo è quello che si augura mio fratello e ci auguriamo noi.

a cura di Barbara Fioravanti

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