Volantini sulla statua del Monc’in piazza contro il rischio di nuove alluvioni

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Volantini sulla statua del Nettuno (Mon'in piazza) di Senigallia da parte degli attivisti e delle attiviste del Coordinamento Volontari/e Alluvione 2022 per ripensare la strategia di riduzione del rischio

Ripensare la programmazione degli interventi per mitigare il rischio idrogeologico dopo l’alluvione del 2022. Lo chiede il Coordinamento Volontari/e Alluvione 2022, le cui attiviste e attivisti hanno affisso alcuni volantini sul monumento e sulla statua del Monc’in Piazza per far sentire la propria voce e le proprie richieste.

Volantini in cui si chiede innanzitutto di utilizzare i fondi per l’alluvione non per ripristinare lo «stato d’incuria e malagestione che ha caratterizzato l’amministrazione della nostra valle fino ad ora» ma per risolvere le criticità. Come l’insufficienza delle vasche di espansione perché, come specificato dal vicecommissario per il post-alluvione Babini al cinema Gabbiano, «lo strumento può definirsi efficace se inquadrato in un sistema di interventi complementari».

C’è poi la partita della necessità di snellire le pratiche burocratiche: mentre la Regione Marche ha sottolineato l’approvazione dell’ordinanza 1001, il Coordinamento Volontari/e Alluvione 2022 evidenzia il rischio però che la «deregolamentazione dei meccanismi di controllo pubblico sugli appalti non garantisca l’approvazione del piano progettuale da parte dell’autorità di bacino così come la realizzazione degli interventi. Nel 2016 l’autorità di bacino si era, infatti, già espressa ma la maggior parte degli interventi programmati non sono stati mai attuati. Si sono piuttosto susseguiti anni e anni di interventi tampone (non strutturali) di enorme impatto ambientale e con ripercussioni pesanti sulla stessa popolazione abitante». 

Risolvere le criticità senza ripristinare tutto com’era prima, problemi compresi, diventa quindi l’unica strada da percorrere per non sprecare i 400 milioni stanziati dal governo. «Questo è il paradosso della ricostruzione in Italia, confermato dalla visione politica di un governo liberista e spregiudicato che consapevolmente continua a negare la crisi climatica in atto nonostante quanto accaduto nelle Marche, in Emilia Romagna, e in Toscana (solo per citare gli eventi più recenti). Nonostante il dolore e la rabbia delle persone private di tutto». Persone che si sono lamentate finora sia di chi, Acquaroli in primis, si riempie la bocca con interventi che dovevano essere effettuati mesi fa; sia di chi – e qui l’accusa è al precedente governatore marchigiano Ceriscioli – il lavoro di mitigazione «non l’ha svolto». 

Da qui l’appello ad ascoltare «la voce e l’esperienza di chi vive e lavora sul territorio, di chi conosce gli effetti di un’alluvione, e di chi conosce i tempi dei soccorsi. Forse i tredici decessi del 2022, i tre del 2014, gli incalcolabili danni a livello lavorativo, abitativo, personale, sociale, non hanno ancora dimostrato l’urgenza di ripensare completamente le modalità d’intervento pre- e post-? Abbiamo bisogno di pianificare e programmare “a sistema” e su “ampia scala” adeguate azioni di mitigazione del rischio, con l’obiettivo di ridurne le cause e, contemporaneamente, garantire la tutela e la salvaguardia dell’ecosistema fiume».

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