Sculture di fede

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La Vesperbild, letteralmente “immagine del Vespro”, è un tipo di scultura devozionale di origine nordica, nata nel 1300 in Germania, che consiste nella Pietà, ovvero nella Madonna con in grembo il corpo di Gesù ormai morto.

Vesperbild, anonimo plasticatore di ambito tedesco, metà del XV sec., pietra arenaria con tracce di policromia, Chiesa di Santa Maria del Soccorso, Mondolfo

Il Vesperbild di cui parleremo in questo articolo, che risale alla prima metà del 1400 ed è conservato presso la Chiesa di Santa Maria del Soccorso di Mondolfo, rappresenta probabilmente una fra le più antiche testimonianze artistiche superstiti in territorio mondolfese. Sarà solo nella metà del XV secolo, infatti, che nell’Italia centro-orientale prese a diffondersi questa iconografia nordica legata all’uso di pregare il Cristo morto tra le braccia della Madre, la sera del Venerdì Santo. Una rappresentazione in alcun modo riconducibile ai racconti presenti nei Vangeli o nei testi apocrifi ma piuttosto un’interpretazione popolare di ciò che potrebbe essere accaduto subito dopo la deposizione di Gesù dalla croce, poiché, come anche i testi sacri narrano, al momento della crocifissione e della sepoltura la Vergine Maria era presente accanto al proprio Figlio.

Come riporta anche la storica dell’arte Roberta Francolini nel suo testo sul Vesperbild di Mondolfo, inserito nel catalogo dell’affascinante mostra del 2014 “Lacrime di smalto – Plastiche maiolicate tra Marche e Romagna nell’età del Rinascimento” curata dallo storico dell’arte Claudio Paolinelli e ospitata all’interno della Rocca Roveresca di Senigallia, l’opera mondolfese, realizzata in pietra arenaria e che riporta ancora oggi tracce di policromia, fa parte delle cosiddette Belle Pietà, un’evoluzione tardo-trecentesca del tema in linea con lo stile Gotico internazionale, in cui l’artista non rappresenta più la Madonna come una madre affranta dal dolore che regge il corpo straziato del Cristo, ma come l’immagine di un ultimo e quasi intimo colloquio tra una madre e suo figlio.
Sul volto della Vergine, infatti, nonostante l’opera sia piuttosto rovinata, è ancora possibile ritrovare un’espressione di pacata rassegnazione, con le labbra delicatamente piegate in un accenno di sorriso, mentre sorregge la salma di Gesù, appoggiato sulle sue ginocchia con le mani raccolte sul grembo.

Mettendo a confronto la scultura di Mondolfo, alta poco più di 80 centimetri, con un Vesperbild molto simile documentato presso la cattedrale di San Rufino ad Assisi, è molto probabile che anche la Madonna del Vesperbild mondolfese avesse in origine la mano sinistra alzata davanti al petto, un’iconografia quest’ultima che si ripete molto spesso nelle Marche.

Questo tipo di sculture devozionali ebbero una vastissima diffusione, prima nei paesi nordici e poi in Italia, grazie alla pratica religiosa che il Vesperbild ispirava ai fedeli. Molti infatti, soprattutto in prossimità della Pasqua, erano soliti confrontarsi, proprio attraverso queste sculture, con i dolori della Passione di Gesù e di Maria, partecipando alla loro sofferenza e trovando così conforto per la propria.

Marco Pettinari

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