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Tag: alluvione

Ricostruzione post-alluvione nella vallata Misa-Nevola: il dibattito tra priorità e propaganda

A quasi tre anni dall’alluvione che ha devastato la vallata del Misa e del Nevola, il dibattito sulla ricostruzione si concentra non solo sulle opere realizzate, ma anche sui ritardi, sulla mancanza di una visione d’insieme e sulle implicazioni politiche. Abbiamo intervistato Andrea Storoni, ex sindaco di Ostra, oggi componente del gruppo fiume che si è costituito dopo il 15 settembre 2022. Con lui, sempre attento alle dinamiche del territorio, abbiamo voluto fare il punto della situazione, con uno sguardo che abbraccia l’intera vallata, da Arcevia a Senigallia. L’intervista, in onda mercoledì 23 e giovedì 24 luglio alle ore 13:10 e alle ore 20, sarà in replica anche domenica 27 a partire dalle 17 circa, sempre su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM). L’audio è disponibile anche qui grazie al lettore multimediale.

Il nuovo ponte di Pianello: un avvio più politico che pratico?

La recente presentazione del cantiere per il nuovo ponte a Pianello di Ostra è «sicuramente una nota positiva», ma rimane sospetta la vicinanza delle elezioni regionali, fissate per fine settembre. Anche perché di fatto «sul ponte del Pianello si dovrà portare avanti la bonifica bellica, quindi dire che sia un vero e proprio avvio di cantiere mi sembra avventato». C’è poi la questione della priorità. Secondo Storoni la realizzazione di un ponte senza pile nel fiume è «auspicabile» ma rimangono molte aree interne, come Ostra Vetere, Serra de’ Conti e Arcevia, che hanno la viabilità ancora interrotta in alcuni punti proprio a causa dei ponti non più transitabili.

Un ritardo nella visione d’insieme e nella trasparenza

Tre anni dopo l’alluvione si parla ancora di ritardi. Sebbene si riconosca la complessità della gestione amministrativa e burocratica, l’azione della Regione è contrassegnata soprattutto dalla mancanza di trasparenza e coinvolgimento delle comunità. L’ex sindaco lamenta l’assenza di un approccio complessivo, a differenza di quanto avvenuto dopo l’alluvione del 2014, quando tutte le amministrazioni, da Arcevia a Senigallia, furono coinvolte in un percorso condiviso. Oggi siamo di fronte a una «negoziazione uno a uno» tra il vicecommissario e le singole amministrazioni, il che non rende consapevoli i cittadini di quanto un intervento possa avere ricadute in altre zone. Come ad esempio la velocità di deflusso delle acque che potrebbe mettere a rischio le aree più a valle.

Sicurezza: ancora lontani da un aumento complessivo

L’aggiornamento del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico), giunto dopo le operazioni di geometrizzazione del fiume, ha certificato che la sicurezza non è complessivamente aumentata. «Potrebbe esserlo in alcuni casi specifici» riconosce Storoni, facendo riferimento agli interventi al Pianello che possono preservare le abitazioni e le persone in quel punto. Ma «complessivamente non posso dire che la situazione sia più sicura per le persone rispetto a prima». «Senigallia è maggiormente esposta a dei rischi, almeno finché non verranno realizzate le vasche di espansione» perché in centro storico c’è una sezione molto limitata rispetto alla quantità di acqua che può accogliere il fiume poco più a monte. 

Vasche di espansione, gestione dei versanti e allertamento

Andrea Storoni
Andrea Storoni

Le vasche di espansione, inizialmente previste in numero maggiore e di dimensioni più piccole, sono state ridotte a circa sette, ma di maggiori dimensioni, grazie a uno studio dell’Università Politecnica delle Marche e della Fondazione Cima. Questa scelta è vista positivamente: «E’ una scelta opportuna, ma il fatto che fosse pronto già un documento che indirizzava nelle scelte […] ci doveva mettere nella condizione di essere più celeri nel procedere con le vasche di espansione». Resta però un «grande assente nel dibattito»: la gestione dei versanti, cruciale per gestire l’acqua mano a mano che cade, non solo all’interno del fiume. Tema a cui si aggiunge la questione dell’allertamento, ancora non risolta per dare comunicazioni efficaci e tempestive alle popolazioni interessate.

Ponte Garibaldi: il dibattito continua

Storoni sottolinea che su ponte Garibaldi non risultano prove di carico o approfondimenti che giustificassero una demolizione impellente. La soluzione più immediata sarebbe stata recuperarlo, come avvenuto in molte zone dell’interno, ripristinandone la percorribilità almeno ciclopedonale. Il nodo centrale resta: la sicurezza di Senigallia non dipende dal ponte: «Il problema principale di Senigallia […] serve che arrivino meno dei 300 metri cubi al secondo che sono la capacità massima di portata all’interno delle mura del Misa in prossimità della foce». Il rischio può essere mitigato solo con la realizzazione delle vasche di espansione, quindi «solamente se riusciamo a fare delle operazioni di contenimento dei picchi di piena più a monte. Non sono le due pile in alveo a mettere in crisi la città, ma l’acqua che arriva da monte».

Propaganda elettorale: un rischio per la sicurezza reale

La vicinanza delle elezioni regionali solleva il timore che la ricostruzione possa diventare terreno di propaganda. «Sicuramente sarà una carta spendibile durante la campagna elettorale, è una narrazione che però si scosta dalla situazione effettiva». Un approccio non utile alle persone: «La campagna elettorale deve scostarsi da questo, deve riconoscere effettivamente quali sono i passi e poi percorrerli per mettere in sicurezza le persone, tralasciando la necessità di andare a pizzicare dove le persone sono sensibili».

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L’allarme del Gsa: «Poca attenzione e zero sensibilità degli amministratori sul verde urbano» – L’INTERVISTA

Ripresi i lavori per l'abbattimento dei pini in viale Anita Garibaldi a Senigallia
L’abbattimento dei pini in viale Anita Garibaldi a Senigallia

Alluvione, gestione dell’ambiente fluviale e delle dune, la presenza del fratino sul litorale senigalliese, ma anche verde urbano e rapporto con l’amministrazione comunale. Sono questi i principali temi che abbiamo affrontato nell’intervista alla presidente del Gruppo Società e Ambiente (GSA) di Senigallia, Annamaria Mori, e al tesoriere, nonché colonna portante dell’associazione, Giorgio Sagrati. L’intervista è in onda su Radio Duomo Senigallia-InBlu (95.2 FM) venerdì 19 luglio alle ore 20, sabato 20 alle ore 13:10 e alle 20 e domenica 21 a partire dalle ore 16:50, la terza di tre interviste consecutive. Il file audio integrale è disponibile anche in questo articolo dove potrete leggere i momenti salienti dell’intervista.

Intanto un po’ di storia…
L’associazione ambientalista nasce 42 anni fa. Negli anni ‘80 c’era un fermento diverso rispetto a oggi. In questi anni, alcune battaglie le ha vinte, alcune no ma si è sempre battuta per l’ambiente. Nel 2018 ha ripreso vita con un gruppo dopo il taglio della pinetina alla stazione ferroviaria che ha portato numerose proteste. Ma in passato si è lottato contro la lottizzazione sotto la balconata di Scapezzano.

Ma il GSA è schierato politicamente? Al vostro interno ci sono rappresentanti di qualche partito?
Siamo apartitici, il verde è importante per tutti, senza colori politici.

Che rapporto con l’amministrazione comunale?
Prima c’era poca sensibilità a certi temi, come il taglio degli alberi in piazza Garibaldi o alla stazione. L’attuale giunta, ci spiace dirlo, ne ha ancora meno. Abbiamo tentato comunque un dialogo ma si è interrotto.

Partiamo da viale Anita Garibaldi, cosa chiedevate e cosa si può fare ancora?
Ci sono stati vari incontri e noi ci siamo sempre battuti per la salvaguardia degli alberi: nonostante qualcuno dovesse essere abbattuto, noi abbiamo sempre ribadito l’importanza dello storico viale con pini che non potevano essere sostituiti con alberelli come vediamo oggi. Il viale ha oggi una differenza di temperatura di circa 5-6 gradi. Noi eravamo disponibili a valutare le alternative, ma ci siamo trovati di fronte a un progetto già fatto e già approvato. Si poteva fare di più nelle manutenzioni. Ora dovremo attendere almeno venti anni per vederne gli effetti.

Oltre ai rischi per l’incolumità, ci sono dei costi che l’amministrazione deve valutare…
Tutto ha un costo: le strade, i marciapiedi… perché agli alberi dobbiamo rinunciare? Una cura costante è minima, ma se vogliamo l’ombra e la frescura qualche costo dobbiamo pur sostenerlo. Ne affrontiamo tanti per le feste che non lasciano nulla alla città, mentre i benefici degli alberi ce li abbiamo tutto l’anno. Non ci sembra una posizione ideologica, il verde va a beneficio di tutti.

E oggi, con i cambiamenti climatici in atto, come facciamo?
Limitare gli abbattimenti il più possibile e poi, quando si interviene, si può scegliere piante di una certa dimensione. Costa di più ma sono scelte politiche e tecniche da fare. Addirittura ci sono città che tolgono l’asfalto per trasformare le zone in verde urbano.

Che proposte per il lungomare?
I tecnici vanno ascoltati e i suggerimenti seguiti. Le tamerici sono decimate per errori nell’impianto e nella conduzione. Se si aspetta solo che cada il ramo, il risultato è questo… Noi il progetto di riqualificazione del lungomare Marconi non l’abbiamo ancora visto, mi sembra che ci sia grande improvvisazione.

E le dune? sono una risorsa? Sono gestite bene?
Sì, sono una risorsa ma non sono tutelare adeguatamente. Non c’è contrapposizione con gli interessi economici, anzi potrebbero essere oggetto di studi e ricerche. Ci stiamo muovendo per una maggior tutela, così come per il fratino. Un documentario girato per metà qui ci informa che la sua presenza significa molto per Senigallia. Di certo ci sono un utilizzo improvvido della spiaggia, la presenza dei cani e la movimentazione con i grandi mezzi che ne mettono a rischio i nidi e la presenza.

Parliamo di alluvione e gestione dell’ambiente fluviale: si sta procedendo nella giusta direzione?
No, lo stesso Mario Tozzi ha detto che questo è il modo peggiore per intervenire. il fiume è diventato un canale con tante fragilità. Si aumenta la velocità dell’acqua ma in centro storico non sono cambiate le caratteristiche, quindi il rischio è immutato. Le vasche di espansione? Se ne parla da 40 anni, vanno a rilento ma servono: auspichiamo che vengano realizzate subito.

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“Alluvionata nel 2014 e nel 2022, non so se rientrare in casa” – INTERVISTA AUDIO

L'alluvione che colpì Senigallia nel 2014
L’alluvione che colpì Senigallia nel 2014

Abbiamo ricordato il decennale dell’alluvione del 2014 con il sindaco Massimo Olivetti che si è spinto in un confronto con il disastro del 2022. Oggi, con Venti minuti da Leone, abbiamo cercato un altro punto di vista, quello di una persona alluvionata, che ha subito i danni di ben due eventi e che vede compromesso il suo futuro e quello della sua famiglia. Ai nostri microfoni la storia di Cinzia Galluzzi, residente nella zona Molino Marazzana, una delle maggiormente colpite dalle varie alluvioni che hanno flagellato Senigallia negli anni.

Come sempre, l’intervista potrà essere ascoltata oggi, 6 maggio, e domani, 7 maggio, sulla frequenza 95.2 Fm alle ore 13§:10 e alle 20, con replica poi domenica 12 maggio alle 16:50. Sotto la versione testuale.

Cosa ricorda di quella mattina?
Non eravamo preparati per l’alluvione. Quella notte era piovuto tanto e al mattino presto, quando non pioveva più, sono uscita: ho visto i vigili urbani che si recavano in un supermercato vicino casa mia ma non pensavo che ci potesse essere un problema del genere. E invece erano lì per avvisare il personale che il fiume Misa stava per esondare. Nessuno ha avvisato me o i miei familiari. Solo quando io ho chiesto informazioni, mi hanno detto cosa stava per succedere, consigliandomi di andare ai piani alti. Noi però abbiamo la casa a un piano solo. 

E allora cosa avete fatto?
E’ stato il panico: abbiamo preso le poche cose che si prendono in queste situazioni e siamo letteralmente scappati. Solo in seguito ho scoperto che quella zona in cui noi abitiamo da circa 16 anni è considerata una vasca di espansione naturale.

Quanti danni avete ricevuto? E se ne avete avuti, quanto vi è stato rimborsato?
Io, con l’alluvione del 3 maggio 2014 ho avuto più di 100 mila euro di danni, fino a 2,30 metri di acqua in casa; ho ricevuto solo 16 mila euro di rimborso. Non pensando che potesse accadere di nuovo, abbiamo sistemato casa ma nel settembre 2022 abbiamo avuto di nuovo l’acqua che ha allagato tutto, la seconda volta 2,80 metri. Abbiamo buttato via di nuovo tutto quanto. I 5 mila euro di indennizzi ricevuti finora li abbiamo utilizzati per rimettere un po’ a posto l’impianto elettrico e le cose di primaria necessità, ma ci siamo fermati lì.

Come mai?
Perché non si sa ancora nulla, non abbiamo risposte dalla Regione se la nostra sarà una zona di esproprio, se ci sarà data la possibilità di spostarci altrove. Vuoi o non vuoi, lì l’acqua arriva sempre.

E ora come vi siete sistemati?
Ora siamo in affitto in tre in un bilocale e viviamo tanti disagi. Ma soprattutto ci devono dire se dobbiamo andare via o se possiamo rimettere a posto e tornare ad abitare nelle nostre case. Sinceramente, non credo che si possa vivere continuamente con l’ansia. Di notte scappare perché sta per esondare il fiume non è una bella esperienza, e farlo con un anziano, non è nemmeno semplice. Ma, in generale, tutte le persone di questa zona non possono continuare a vivere così.

Si sente più sicura dopo i lavori che hanno fatto nel 2014 e quelli che stanno effettuando ora lungo l’asta fluviale?
No, sono interventi in somma urgenza, solo per sistemare le criticità ma non risolveranno nulla. Per evitare future inondazioni serviranno altri lavori, purtroppo su questo abbiamo una certa esperienza e siamo sfiduciati.

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L’alluvione 2014 e quella 2022 a confronto – INTERVISTA AUDIO al sindaco di Senigallia Massimo Olivetti

L'alluvione del 3 maggio 2014 a Senigallia: la visuale dall'alto della zona di ponte Zavatti, via Giordano Bruno e del campus scolastico. Fonte: Vigili del fuoco
L’alluvione del 3 maggio 2014 a Senigallia: la visuale dall’alto della zona di ponte Zavatti, via Giordano Bruno e del campus scolastico. Fonte: Vigili del fuoco

L’alluvione 2014 e quella del 2022 a confronto grazie al sindaco di Senigallia Massimo Olivetti. Di questo parliamo nell’ultima intervista di “Venti minuti da Leone”, il programma di Radio Duomo Senigallia per dare uno sguardo al territorio, a come si è risollevato e alle problematiche ancora esistenti. L’intervista integrale, in onda alle 13:10 e alle 20 di oggi 3 maggio e domani 4 maggio 2024, sarà replicata anche domenica 5 a partire dalle ore 16:50. Ve la proponiamo anche qui: basterà cliccare sul tasto play del lettore multimediale. Per chi ama la lettura, basterà invece proseguire col testo, anche se si tratta di un riassunto.

Iniziamo da un paragone tra i due eventi: similitudini e differenze
La prima l’ho vista come sindaco di Ostra, ora ero a Senigallia. Prima c’è stata la rottura di un argine, nel 2022 il sormonto in vari punti della vallata. Nel 2014 c’erano stati giorni di pioggia precedenti l’alluvione, di qua c’è stato il fulmine a ciel sereno. Entrambe hanno portato morti e in parte c’è la responsabilità dell’uomo per aver costruito dove non si poteva. Ma oggi siamo più preparati rispetto al 2014 o al 1976: all’epoca si andava in base alla conoscenza popolare per esempio dei contadini, oggi sono a disposizione molti più strumenti. E’ cambiata la percezione del fiume, le previsioni meteorologiche, ma l’ultimo evento è stato molto più violento per portata, numero di vittime e comuni interessati: non solo la parte bassa della vallata xcome nel 2014.

Che reazione del territorio?
Oggi direi che è coinvolta una parte più ampia del territorio, mentre l’altra volta solo una porzione di Senigallia. Mentre qualcuno festeggiava l’arrivo del presidente del consiglio Renzi, qualcun altro non si accorgeva di quanto accadeva a 300 metri. Oggi non è più così. Il mondo del volontariato era più preparato, c’è meno rabbia e forse più rassegnazione per il secondo evento. Nel 2014 è stato più rapido, nel 2022 c’è stato più tempo per esempio per spostare le auto.

Oggi a che punto siamo? Abbiamo superato l’alluvione del 2022?
E’ stato fatto un grosso lavoro sul fiume, con l’asportazione di tanto materiale, ma dobbiamo vedere come reagirà il fiume durante la piena. Ricordo però che quando iniziai a votare nel 1983 si parlava di vasche di espansione: in 40 anni non è stato fatto niente. Spero che quest’ultimo evento abbia accelerato i tempi, ma vedo che c’è la paura della responsabilità giudiziale che blocca alcuni interventi, come ponte Garibaldi. Ma fino a oggi non è stato messo a posto nessun ponte tranne uno al Brugnetto e ciò lascia perplessi. Oggi sono arrivati però nell’immediatezza i soldi per i primi indennizzi, che ha permesso di non alzare la tari del 30/40% come l’altra volta, ma anche ai cittadini di avere le prime risorse che non bastano ma intanto si è partiti. A livello visivo sembra che la situazione sia molto più tranquilla rispetto a prima.

Parliamo di ponte Garibaldi: come verrà fuori? Che paletti bloccano l’opera? 
Il Comune di Senigallia non ha ruoli centrali, se non qualcosa sull’aspetto estetico o viario. Ma chiariamo che c’è un decreto del 2018 che stabilisce le regole per le strutture pubbliche, ponti compresi, che impone un franco idraulico di un metro e mezzo, la distanza cioè tra la piena dell’acqua e la parte bassa del ponte. E non si può ottenere con sistemi idraulici o meccanici. Quindi verrà fuori molto alto ma i portici Ercolani hanno un vincolo monumentale del 1926 che impedisce quel progetto, ecco perché andrà spostato. E comunque sarà molto impattante per la città a livello viario. Abbiamo chiesto uno studio approfondito sulla linea di piena duecentennale, quella che la legge prevede per il calcolo del franco idraulico con lo scopo di abbassare l’impalcato che altrimenti andrà su di oltre 2 metri con ripercussioni anche sul progetto Orti del Vescovo; c’è poi il problema dell’escavo del fiume: il Genio civile ha per ora escluso altri interventi: non vi sono certezze sulla tenuta degli argini murari in caso di ulteriori scavi più in profondità. Scavando ancora si potrebbero indebolire.

E ponte degli Angeli andrà rifatto?
Secondo me si, però c’è una discussione sulle norme da applicare e sull’entrata in vigore: qualcuno parla di ponte II Giugno o degli angeli che non rispetta i criteri del decreto 2018; poi c’è la questione sugli effetti durante l’alluvione 2022, su cui deve far luce la magistratura. E, in base alla legge, nulla cambia tra ponte carraio o meno.

Parliamo delle vasche di espansione: a che punto siamo?
Speriamo che vengano fatte casse a monte ma non basta quella a Pongelli di Ostra Vetere o quella poco prima di Passo Ripe a Trecastelli, perché l’acqua la prenderemmo comunque. Oggi abbiamo un fiume che è come un’autostrada: ce ne serve una molto più grande, perché la sezione in centro storico praticamente non è cambiata. Quella alle Bettolelle non è stata ancora completata e deve essere ampliata. Noi abbiamo chiesto un ampliamento ulteriore. Mentre a Molino Marazzana c’è una zona da circa 100 ettari che richiede secondo noi pochi interventi perché strada, fiume e fosso che la delimitano sono più alti rispetto al terreno. Liberandola con espropri e non solo con indennizzi, l’area della Marazzana sarebbe una vasca naturale molto utile alla città. Spero che l’autorità di bacino l’autorizzi.

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Tra il ricordo dell’alluvione di dieci anni fa e la festa del patrono di Senigallia, San Paolino

Dieci anni fa l’alluvione che sconvolse soprattutto i quartieri della zona sud di Senigallia. Un evento traumatico che, nonostante le diverse ‘fiumane’ del Misa, pochi senigalliesi ricordavano con così tanta capacità distruttiva. E ancora, in quel maggio 2014, non sapevamo cosa sarebbe successo otto anni dopo.

La città non dimentica e la vicinanza stretta con la festa del patrono, San Paolino, rende il ricordo ancora più significativo. L’Amministrazione comunale ha deciso di mettere le bandiere a mezz’asta nella facciata del Palazzo comunale e le vittime saranno ricordate anche in occasione delle celebrazioni dedicate a San Paolino. Una Messa di suffragio per le vittime del 3 maggio 2014 sarà celebrata domenica 6 maggio a Borgo Bicchia, frazione particolarmente colpita dall’alluvione di dieci anni fa.

La festa del patrono senigalliese ha oggi un prologo, oggi, venerdì 3 maggio alle 18 con una celebrazione eucaristica con riflessione nella Cappella di San Gaudenzio, sacrestia del Duomo e alle 21.15 presso al Teatro ‘Portone’, dove ci sarà un incontro con il professore Roberto Mancini su “L’amicizia. Tra gusto della vita e bene comune”: Paolino, infatti, era molto legato a questo sentimento e sono meravigliose le sue corrispondenze in cui emerge tutta la sua raffinatezza d’animo, il suo prendersi cura e l’amore per i suoi amici. Nel giorno della festa, 4 maggio, le Messe , alla Chiesa dei Cancelli, saranno alle 8 e alle 10, quella delle 18.00 sarà presieduta dal vescovo Franco Manenti, concelebrata con i sacerdoti delle varie parrocchie. Alle 19 ci sarà in cammino fino a Piazza Roma, dove il complesso bandistico musicale Città di Senigallia renderà omaggio al patrono.
In piazza Garibaldi ci sarà una mostra con laboratori per bambini e bambine da 1 a 7 anni, dalle 16 alle 18, a cura del Polo Educativo Paritario San Vincenzo. Infine, la Fondazione Caritas di Senigallia e il Gruppo Imprenditori senigalliesi ha organizzato un convegno, in programma il 10 maggio alle ore 17.30, al cinema Gabbiano, alla presenza del geologo Mario Tozzi.

a cura di L.M.

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Coldiretti Marche, criticità nel bando alluvione: “In scadenza ma molti restano fuori dagli aiuti”

Aziende agricole alluvionate, il bando è in scadenza ma la troppa burocrazia rischia di lasciare fuori diverse realtà dagli aiuti. È l’allarme lanciato da Coldiretti Marche che, a oltre un anno di distanza dalla tragica alluvione che ha interessato la Valmisa e la Valnevola tra le province di Ancona e di Pesaro, fa appello alla Regione Marche affinché venga concessa una proroga per la presentazione delle domande e modifiche per semplificare l’accesso al bando.

“Chiediamo – spiegano da Coldiretti Marche – che il bando in scadenza il 23 ottobre, venga modificato perché ci sono diverse criticità come, ad esempio, l’impossibilità di partecipare al bando per coloro che non hanno compilato il modello C1 già nel dicembre 2022 o il non riconoscimento di ulteriori spese asseverate che si sono palesate successivamente”. Tra le aziende che al momento sono fuori dai rimborsi ci sono le aziende zootecniche che hanno potuto riscontrare danni sul foraggio per l’alimentazione animale solo una volta movimentato oppure quelle che hanno subito danni strutturali e hanno avuto la stima reale del danno solo dopo l’intervento di un perito. “Ricordiamo che lo stesso Governo ha prorogato lo stato di emergenza – fanno presente da Coldiretti Marche –. Chiediamo sia adeguato alle esigenze emerse. La situazione è molto delicata perché ci sono tante aziende escluse nonostante le necessità”. La proposta di Coldiretti prevede il risarcimento al 100% del valore attuale dei beni mobili e immobili danneggiati o perduti, senza la necessità di sostituire gli stessi e la possibilità di partecipare al bando anche a coloro che non hanno presentato il modello C1.

Marco Catalani

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Alluvione di maggio 2023, anche Senigallia tra i comuni “candidati” per lo stato d’emergenza

Maltempo a Senigallia: la zona della Cesanella allagata per le abbondanti piogge
Maltempo a Senigallia: la zona della Cesanella allagata per le abbondanti piogge lo scorso 16 maggio 2023

C’è anche Senigallia tra i comuni della regione che potrebbero vedersi riconosciuto lo stato d’emergenza per l’alluvione che ha colpito Emilia Romagna, Toscana e Marche nel maggio 2023. E’ quanto emerso dopo il sopralluogo a Monte Grimano Terme, nel pesarese, del commissario, generale Figliuolo. Oltre ai sette comuni (Pesaro, Fano, Gabicce Mare, Monte Grimano Terme, Montelabbate, Sassocorvaro e Urbino) per cui è già arrivata la dichiarazione, per altri 17 si potrebbe aprire un nuovo scenario, tra cui appunto la spiaggia di velluto.

Senigallia ha registrato il 16 maggio scorso allagamenti diffusi: anche se non c’è stata una vera e propria esondazione dei fiumi, c’è stata la fuoriuscita di acqua e fango dai fossi: tra le situazioni più gravi quella in zona Cesanella, al Vallone, a Borgo Bicchia e al Ponte Rosso, a partire da viale dei Pini fino a via Rovereto e via Cavalieri di Vittorio Veneto. Ancora danni, dunque. Da qui la richiesta di aiuti al governo. E l’iter è partito. 

Da parte dell’assessore regionale alla protezione civile Stefano Aguzzi c’è fiducia che anche per questi comuni venga dichiarato lo stato d’emergenza, anche se viene usata cautela. Tra i prossimi obiettivi c’è lo stanziamento di oltre 55 milioni di euro per opere di difesa idraulica: 171 cantieri che a breve potrebbero essere sbloccati.

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Ad un anno dall’alluvione, a Pianello di Ostra la S. Messa ed una fiaccolata con le diocesi colpite

Ad un anno dall’alluvione che ha sconvolto il nostro territorio, le diocesi di Senigallia, Fano, Gubbio e Fabriano hanno promosso una serata in memoria delle vittime di quel tragico evento. Venerdì 15 settembre, alle 20.30, nella piccola frazione ostrense ci sarà una fiaccolata e a seguire la S. Messa presieduta dal vescovo Manenti (Senigallia) e concelebrata dai vescovi Andreozzi (Fano), Massara (Fabriano – Matelica) e Bedini Paolucci (Gubbio).

La diocesi di Senigallia, in comunione con le altre chiese colpite, ha voluto dedicare il triste anniversario alle vite stroncate, al dolore di chi è rimasto, alla fatica di chi ancora è alle prese con le tante dimensioni rimaste intrappolate nel fango. Famiglie, imprese, scuole, istituzioni, i luoghi del tempo libero che sono ancora sfidati dalla lenta ripresa, mentre – nonostante alcuni segnali positivi – è ancora lunga la strada del ripristino di quanto distrutto nella terribile notte.

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Allerta della popolazione in caso di disastri, prima sperimentazione nelle Marche il 12 settembre

Il fiume Misa a Senigallia e ponte Angeli dell'8 dicembre 2018: la situazione del 1° marzo ore 12:30
Una delle tante piene del fiume Misa a Senigallia nella zona di ponte Angeli dell’8 dicembre 2018

Il prossimo 12 settembre, alle ore 12 circa, nella Regione Marche si svolgerà la sperimentazione nazionale del nuovo sistema di allarme pubblico che, in caso di gravi emergenze e catastrofi imminenti, raggiunge i territori interessati dall’evento tramite un sms ai cittadini. Si chiama “IT-Alert”.

L’obiettivo è quello di favorire l’informazione tempestiva alle persone potenzialmente coinvolte al fine di minimizzare l’esposizione individuale e collettiva al pericolo. L’assessore alla protezione civile Stefano Aguzzi, nel corso di una riunione con i sindaci dei Comuni marchigiani, i prefetti delle cinque Province e tutti gli organi di sicurezza preposti, ha spiegato le modalità di svolgimento del test.

L’evento del 12 settembre infatti consisterà nell’invio a tutti i cittadini, non solo residenti ma anche di passaggio o che stazionano in quel momento nelle Marche, di un sms per segnalare quella che può essere una potenziale allerta.

In questa prima fase non si entrerà nel dettaglio dei rischi e dei comportamenti da tenere, ma sarà una prima prova per poi proseguire con la predisposizione e sperimentazione dell’iniziativa di allertamento che sarà operativa nei prossimi mesi.
Info al sito www.it-alert.it

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L’alluvione del 1976, la memoria della comunità e quella prevenzione che fa acqua da tutte le parti

L'alluvione a Senigallia dell'agosto 1976. Foto da archivio Stefano Mencarelli
L’alluvione a Senigallia dell’agosto 1976. Foto da archivio Stefano Mencarelli

Nell’agosto 1976 si verificò un’ondata di maltempo che sconvolse l’intera area adriatica tra Emilia Romagna e Marche, causando allagamenti e alluvioni in varie zone costiere e non solo. Praticamente la stessa situazione o quasi che si è verificata nel maggio scorso, forse con meno morti e minori danni ma certamente con una portata simile all’ultimo disastro che ha interessato la regione. Sono passati 47 anni da allora e, purtroppo, ancora poco sembra essere cambiato. Troppo poco. Su tutti, la questione della prevenzione.

Un termine decisamente più in voga in questo periodo. Allora la prevenzione faceva acqua un po’ da tutte le parti, se ne parlava poco e, come sempre, solo dopo un disastro si pensa a come evitarlo in futuro. Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati denota poca lungimiranza, ma oggi potremmo dire che sono scappati non solo i buoi ma anche tutti gli altri animali da allevamento e, di fronte all’alluvione, persino i cani pastore. La situazione non è granché migliorata nonostante il passare del tempo, lo sviluppo degli studi (anche ingegneristici) e l’esperienza pregressa. Mica c’è solo l’alluvione del 2022 a pesare sulle spalle dei senigalliesi: solo per citare le ultime a ritroso: 2022, 2014, 2011, 1994, 1991, 1976.

Il 19 agosto 1976 si verificò una grave alluvione, tra le più importanti che la spiaggia di velluto abbia mai vissuto ma molti sembrano essersene dimenticati. In realtà il maltempo aveva colpito la zona riminese già dal 16 e 17 agosto per poi scendere nelle Marche dove le piogge hanno trasformato i fiumiciattoli solitamente pacifici in torrenti tumultuosi e forieri di devastazione. Il Misa iniziò a esondare allagando le frazioni interne di Borgo Bicchia e Borgo Molino, per poi arrivare in centro storico (celebre la foto dei Portici Ercolani invasi dall’acqua), nel rione porto e nel quartiere Portone. In quel disastro si registrò una vittima, Gabriella Massacci, che annegò nel fango, vicino alla chiesa di Borgo Bicchia.

Una importante differenza tra allora e oggi è che meno zone erano edificate e che quindi il terreno potè trattenere gran parte dell’acqua che invece 11 mesi fa arrivò in centro storico allagando tante strade, case, negozi e locali. Un dato che poteva fare ragionare sulle necessità di salvaguardare parte dell’ambiente proprio per evenienze simili. Eppure così non andò.

E questo ricordano anche gli abitanti delle zone più colpite del senigalliese. «Un fiume sicuro non esiste – ha più volte dichiarato Stefano Mencarelli, uno dei residenti della zona Molino-Marazzana, e oggi consulente del sindaco Massimo Olivetti con delega proprio sulle tematiche alluvionali – ma si può mitigare il rischio esondazione con opportuni interventi mirati a mantenere pulito l’alveo e creare strutture per contenere o far defluire le acque». 

Il riferimento è alle vasche di espansione e ai lavori per l’escavo del letto del fiume: il primo intervento è partito e si è subito arenato tra critiche e problematiche varie, tra cui quella sulla pericolosità dell’opera per le popolazioni che vivono nei paraggi del Brugnetto e delle Bettolelle. I secondi sono pure cominciati ma procedono a rilento e su tratti talmente minimi dell’intera asta fluviale da far sorgere spontanee delle domande sulla reale utilità dei lavori e sullo spreco di risorse. O si agisce su tutto il bacino fluviale o qualche problema si protrarrà sempre. 

Negli ultimi decenni dobbiamo fare i conti con degrado ed abbandono che solo dal 2014 si sta cercando di limitare, pur senza una visione complessiva e strategica per tutta la zona misa-Nevola, da Arcevia a Senigallia. E di questa scarsa consapevolezza e memoria l’unico che sembra ricordarsene è lo stesso fiume che ogni tanto si riappropria delle zone limitrofe al suo alveo, zone edificate, zone abitate, zone in cui si creano danni e morti. zone in cui fare prevenzione ora è molto complicato.

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Surriscaldamento globale, inquinamento, eventi meteo estremi: cronaca di un disastro annunciato

Una persona prova a camminare in mezzo ad acqua e fango durante l'alluvione che ha colpito Senigallia
Una persona cammina in mezzo ad acqua e fango durante l’alluvione che nel 2022 ha colpito Senigallia

In una recente intervista, il professor Pierpaolo Falco, docente in oceanografia e fisica dell’atmosfera all’Università politecnica delle Marche, ha dichiarato che «il cambiamento climatico è dovuto all’attività antropica, ovvero all’immissione di gas serra nell’atmosfera». Ovviamente non è l’unico fattore in quanto incidono anche lo scioglimento dei ghiacciai che liberano grandi quantità di gas che vanno ad aumentare la quantità di elementi nelll’atmosfera trattenendo così molti dei raggi solari che surriscaldano il globo; oppure gli allevamenti intensivi e l’agricoltura intensiva da cui vengono prodotte metano e anidride carbonica. Uno scenario grave, già noto da tempo al mondo scientifico, con cui le persone comuni, non gli addetti ai lavori dunque, hanno purtroppo ancora poca dimestichezza. Sulle conseguenze (come gli eventi estremi e le allvioni) invece ne abbiamo eccome.

Tutto questo sta avvenendo da anni e in tutto il mondo, su larghissima scala quindi. Alcuni indicatori ce lo rivelano continua il professore: tra questi ci sono la temperatura media della terra che si sta innalzando sempre di più, così come quella dei mari; il livello degli oceani, cresciuto negli ultimi dieci anni di un centimetro (e si stima di poter arrivare anche fino a 30-50-70 centimetri se si sciogliessero ancora i ghiacciai entro il 2100, con conseguenze disastrose per molte città costiere); la frequenza e intensità degli eventi cosiddetti estremi e appunto la concentrazione di gas serra nell’atmosfera.

Da qui arriva la necessità di cambiare rotta, un’esigenza ormai impellente che non è un “credo” solo di qualche fanatico ambientalista, ma un dato riconosciuto dal mondo scientifico. Realtà che deve però fare i conti con il perdurare di considerazioni politiche, economiche, industriali, sociali e anche personalistiche le quali mettono in discussione i modelli “catastrofisti” degli scienziati. Che pure non hanno dubbi: l’uomo è la principale causa del surriscaldamento globale. E se i fattori che lo causano non vengono limitati il prima possibile, gli scenari saranno ancora peggiori. Secondo Pierpaolo Falco, è possibile ipotizzare un ulteriore aumento della temperatura globale di circa 3-6 gradi entro il 2100.

Ma se l’uomo è la causa del problema, può esserne anche la soluzione. E qui, nonostante il peso maggiore l’abbiano i politici e le grandi lobbies, entriamo in gioco tutti. Innanzitutto si devono ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera, il che significa usare meno l’auto, scegliere mezzi sostenibili di mobilità ma anche modelli ecocompatibili nell’agricoltura e negli allevamenti, quindi non certo quelli intensivi. Ridurre le fonti di inquinamento e limitare la produzione di certe materie, per esempio quelle plastiche: il rischio non è solo quello delle enormi isole galleggianti di rifiuti plastici (le famose sette Garbage Patch) che girano per mari e oceani grandi persino quanto il Canada o la Cina, ma quello di dover spendere altrettante risorse (economiche e non solo) per poter recuperare e smaltire correttamente i materali. Solo per fare un altro esempio, il mondo si sta buttando a capofitto nella lotta intestina per la produzione di batterie (per telefoni e altri dispositivi informatici, auto elettriche, elettrodomestici computerizzati (domotica) di cui già oggi c’è un grosso problema di accumulo e smaltimento residui inquinanti.

Insoma, le soluzioni sono indicate nei vari protocolli di Kyoto, Copenaghen e Parigi: «realizzare uno sviluppo economico sostenibile e adottare stili di vita più compatibili con le esigenze del Pianeta». Il che andrà a mitigare anche la frequenza, l’intensità e quindi i danni degli eventi meteorologici sempre più devastanti e impressionanti con cui siamo costretti ogni giorno a fare i conti in qualche angolo del mondo.

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Coldiretti Marche, sos peronospora nei vigneti: produzione a rischio dopo le alluvioni

Le conseguenze dell’alluvione con le successive e continue precipitazioni minano la campagna vitivinicola 2023 con danni tra i filari per la diffusione della peronospora, un fungo capace di compromettere la capacità produttiva delle vigne. Da nord a sud della regione nessuna denominazione è rimasta indenne: dal Bianchello del Metauro ai Colli Pesaresi, dal Rosso Piceno e Conero al Verdicchio di Jesi e di Matelica passando per Lacrima, Passerina, Vernaccia e Pecorino.

Circa 8000 ettari, oltre la metà della superficie vitata, sono stati colpiti da questo fungo. Attraverso i suoi tecnici Coldiretti Marche ha stimato una minore produzione del 50% ma non mancano aziende che hanno raggiunto punte del 70%. “Per molti giorni con le piogge incessanti le aziende non sono potute neanche entrare in campo per effettuare i trattamenti – fanno notare da Coldiretti Marche – Le problematiche maggiori però le aziende biologiche”. Uno dei comparti produttivi più importanti della nostra regione. La produzione di vino lo scorso anno ha sfiorato 1,4 milioni di ettolitri con quasi il 70% dei grappoli destinato alle produzioni di qualità. Doc, Docg e Igt che valgono, secondo il rapporto Ismea Qualivita sul valore delle produzioni a denominazione di origine, ben 106 milioni di euro. “Pur se non con l’impatto catastrofico visto in Emilia Romagna anche i nostri territori sono stati colpiti da esondazioni e precipitazioni continue ma al momento ci sono solo pochi Comuni della provincia di Pesaro Urbino tra quelli compresi nel Decreto Alluvione che prevede aiuti e benefici per le aziende coinvolte – spiegano da Coldiretti – Nei prossimi giorni gli agricoltori saranno in grado di verificare i riflessi della malattia e quindi chiediamo alla Regione Marche di monitorare attentamente l’evolversi di una situazione che rischia di mettere ulteriormente in ginocchio un settore già provato dai rincari delle materie prime e sotto la costante minaccia dei cambiamenti climatici globali”.

Marco Catalani

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