Ricostruzione post-alluvione nella vallata Misa-Nevola: il dibattito tra priorità e propaganda
A quasi tre anni dall’alluvione che ha devastato la vallata del Misa e del Nevola, il dibattito sulla ricostruzione si concentra non solo sulle opere realizzate, ma anche sui ritardi, sulla mancanza di una visione d’insieme e sulle implicazioni politiche. Abbiamo intervistato Andrea Storoni, ex sindaco di Ostra, oggi componente del gruppo fiume che si è costituito dopo il 15 settembre 2022. Con lui, sempre attento alle dinamiche del territorio, abbiamo voluto fare il punto della situazione, con uno sguardo che abbraccia l’intera vallata, da Arcevia a Senigallia. L’intervista, in onda mercoledì 23 e giovedì 24 luglio alle ore 13:10 e alle ore 20, sarà in replica anche domenica 27 a partire dalle 17 circa, sempre su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM). L’audio è disponibile anche qui grazie al lettore multimediale.
Il nuovo ponte di Pianello: un avvio più politico che pratico?
La recente presentazione del cantiere per il nuovo ponte a Pianello di Ostra è «sicuramente una nota positiva», ma rimane sospetta la vicinanza delle elezioni regionali, fissate per fine settembre. Anche perché di fatto «sul ponte del Pianello si dovrà portare avanti la bonifica bellica, quindi dire che sia un vero e proprio avvio di cantiere mi sembra avventato». C’è poi la questione della priorità. Secondo Storoni la realizzazione di un ponte senza pile nel fiume è «auspicabile» ma rimangono molte aree interne, come Ostra Vetere, Serra de’ Conti e Arcevia, che hanno la viabilità ancora interrotta in alcuni punti proprio a causa dei ponti non più transitabili.
Un ritardo nella visione d’insieme e nella trasparenza
Tre anni dopo l’alluvione si parla ancora di ritardi. Sebbene si riconosca la complessità della gestione amministrativa e burocratica, l’azione della Regione è contrassegnata soprattutto dalla mancanza di trasparenza e coinvolgimento delle comunità. L’ex sindaco lamenta l’assenza di un approccio complessivo, a differenza di quanto avvenuto dopo l’alluvione del 2014, quando tutte le amministrazioni, da Arcevia a Senigallia, furono coinvolte in un percorso condiviso. Oggi siamo di fronte a una «negoziazione uno a uno» tra il vicecommissario e le singole amministrazioni, il che non rende consapevoli i cittadini di quanto un intervento possa avere ricadute in altre zone. Come ad esempio la velocità di deflusso delle acque che potrebbe mettere a rischio le aree più a valle.
Sicurezza: ancora lontani da un aumento complessivo
L’aggiornamento del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico), giunto dopo le operazioni di geometrizzazione del fiume, ha certificato che la sicurezza non è complessivamente aumentata. «Potrebbe esserlo in alcuni casi specifici» riconosce Storoni, facendo riferimento agli interventi al Pianello che possono preservare le abitazioni e le persone in quel punto. Ma «complessivamente non posso dire che la situazione sia più sicura per le persone rispetto a prima». «Senigallia è maggiormente esposta a dei rischi, almeno finché non verranno realizzate le vasche di espansione» perché in centro storico c’è una sezione molto limitata rispetto alla quantità di acqua che può accogliere il fiume poco più a monte.
Vasche di espansione, gestione dei versanti e allertamento

Le vasche di espansione, inizialmente previste in numero maggiore e di dimensioni più piccole, sono state ridotte a circa sette, ma di maggiori dimensioni, grazie a uno studio dell’Università Politecnica delle Marche e della Fondazione Cima. Questa scelta è vista positivamente: «E’ una scelta opportuna, ma il fatto che fosse pronto già un documento che indirizzava nelle scelte […] ci doveva mettere nella condizione di essere più celeri nel procedere con le vasche di espansione». Resta però un «grande assente nel dibattito»: la gestione dei versanti, cruciale per gestire l’acqua mano a mano che cade, non solo all’interno del fiume. Tema a cui si aggiunge la questione dell’allertamento, ancora non risolta per dare comunicazioni efficaci e tempestive alle popolazioni interessate.
Ponte Garibaldi: il dibattito continua
Storoni sottolinea che su ponte Garibaldi non risultano prove di carico o approfondimenti che giustificassero una demolizione impellente. La soluzione più immediata sarebbe stata recuperarlo, come avvenuto in molte zone dell’interno, ripristinandone la percorribilità almeno ciclopedonale. Il nodo centrale resta: la sicurezza di Senigallia non dipende dal ponte: «Il problema principale di Senigallia […] serve che arrivino meno dei 300 metri cubi al secondo che sono la capacità massima di portata all’interno delle mura del Misa in prossimità della foce». Il rischio può essere mitigato solo con la realizzazione delle vasche di espansione, quindi «solamente se riusciamo a fare delle operazioni di contenimento dei picchi di piena più a monte. Non sono le due pile in alveo a mettere in crisi la città, ma l’acqua che arriva da monte».
Propaganda elettorale: un rischio per la sicurezza reale
La vicinanza delle elezioni regionali solleva il timore che la ricostruzione possa diventare terreno di propaganda. «Sicuramente sarà una carta spendibile durante la campagna elettorale, è una narrazione che però si scosta dalla situazione effettiva». Un approccio non utile alle persone: «La campagna elettorale deve scostarsi da questo, deve riconoscere effettivamente quali sono i passi e poi percorrerli per mettere in sicurezza le persone, tralasciando la necessità di andare a pizzicare dove le persone sono sensibili».
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