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Tag: Chiesa di Santa Maria del Soccorso

Tornano a Senigallia, dopo 26 anni, le tele rubate a Scapezzano e ritrovate in Abruzzo dai carabinieri

La restituzione al parroco di Scapezzano don Mario Camborata dei due dipinti rubati nel 1997 e rinvenuti in provincia di Teramo dai carabinieri
La restituzione al parroco di Scapezzano don Mario Camborata dei due dipinti rubati nel 1997 e rinvenuti in provincia di Teramo dai carabinieri

Non torneranno nella chiesa Madonna del Soccorso, a Scapezzano di Senigallia, da cui vennero trafugate nel lontano 1997 perché è inagibile ma oggi, 7 giugno 2023, le due tele rinvenute lo scorso aprile tra le macerie di un edificio parzialmente crollato a Cortino, nel teramano, sono state riconsegnate alla Diocesi di Senigallia per una successiva esposizione ai fedeli. E’ una notizia davvero a lieto fine quella annunciata dai carabinieri di Teramo e dal nucleo tutela patrimonio culturale de L’Aquila che hanno condotto le indagini sui due dipinti.

Gli accertamenti coordinati dalla Procura della Repubblica di Teramo hanno permesso di risalire all’originaria posizione delle due opere e al legittimo proprietario, la Diocesi senigalliese. Ben 26 anni, fa, precisamente il 19 agosto 1997, vi fu un furto all’interno della chiesetta nelle campagne di Scapezzano: ai carabinieri del posto sporse denuncia l’allora parroco di Scapezzano, ora defunto, don Attilio Ferretti.

Le due tele – olio su tela di autore ignoto, delle dimensioni di cm 60×50 e prive di cornice – risalgono al periodo tra il XVI e XVII secolo e ritraggono “san Vincenzo Ferreri” e “la fuga in Egitto”. Indipendentemente dal loro valore storico-artistico, hanno un elevato valore devozionale. Erano state inserite nella “banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, gestita dal comando carabinieri “tutela patrimonio culturale”. Da qui è stato possibile identificarle con quelle rinvenute in Abruzzo e quindi organizzare la riconsegna alla Diocesi, come disposto dall’autorità giudiziaria.

A ritirare le opere è stato mandato don Mario Camborata, parroco di Scapezzano di Senigallia da cui dipende la chiesa rurale Madonna del Soccorso: emozionante il simbolico passaggio dalle mani di Pasquale Grasso, comandante della stazione di Torricella Sicura (TE) competente nel territorio del ritrovamento, dopo una conferenza stampa nella sede del comando provinciale carabinieri di Teramo, alla presenza del comandante provinciale Pasquale Saccone e del comandante del nucleo tpc de L’Aquila Manuel Curreri.

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Sculture di fede

La Vesperbild, letteralmente “immagine del Vespro”, è un tipo di scultura devozionale di origine nordica, nata nel 1300 in Germania, che consiste nella Pietà, ovvero nella Madonna con in grembo il corpo di Gesù ormai morto.

Vesperbild, anonimo plasticatore di ambito tedesco, metà del XV sec., pietra arenaria con tracce di policromia, Chiesa di Santa Maria del Soccorso, Mondolfo

Il Vesperbild di cui parleremo in questo articolo, che risale alla prima metà del 1400 ed è conservato presso la Chiesa di Santa Maria del Soccorso di Mondolfo, rappresenta probabilmente una fra le più antiche testimonianze artistiche superstiti in territorio mondolfese. Sarà solo nella metà del XV secolo, infatti, che nell’Italia centro-orientale prese a diffondersi questa iconografia nordica legata all’uso di pregare il Cristo morto tra le braccia della Madre, la sera del Venerdì Santo. Una rappresentazione in alcun modo riconducibile ai racconti presenti nei Vangeli o nei testi apocrifi ma piuttosto un’interpretazione popolare di ciò che potrebbe essere accaduto subito dopo la deposizione di Gesù dalla croce, poiché, come anche i testi sacri narrano, al momento della crocifissione e della sepoltura la Vergine Maria era presente accanto al proprio Figlio.

Come riporta anche la storica dell’arte Roberta Francolini nel suo testo sul Vesperbild di Mondolfo, inserito nel catalogo dell’affascinante mostra del 2014 “Lacrime di smalto – Plastiche maiolicate tra Marche e Romagna nell’età del Rinascimento” curata dallo storico dell’arte Claudio Paolinelli e ospitata all’interno della Rocca Roveresca di Senigallia, l’opera mondolfese, realizzata in pietra arenaria e che riporta ancora oggi tracce di policromia, fa parte delle cosiddette Belle Pietà, un’evoluzione tardo-trecentesca del tema in linea con lo stile Gotico internazionale, in cui l’artista non rappresenta più la Madonna come una madre affranta dal dolore che regge il corpo straziato del Cristo, ma come l’immagine di un ultimo e quasi intimo colloquio tra una madre e suo figlio.
Sul volto della Vergine, infatti, nonostante l’opera sia piuttosto rovinata, è ancora possibile ritrovare un’espressione di pacata rassegnazione, con le labbra delicatamente piegate in un accenno di sorriso, mentre sorregge la salma di Gesù, appoggiato sulle sue ginocchia con le mani raccolte sul grembo.

Mettendo a confronto la scultura di Mondolfo, alta poco più di 80 centimetri, con un Vesperbild molto simile documentato presso la cattedrale di San Rufino ad Assisi, è molto probabile che anche la Madonna del Vesperbild mondolfese avesse in origine la mano sinistra alzata davanti al petto, un’iconografia quest’ultima che si ripete molto spesso nelle Marche.

Questo tipo di sculture devozionali ebbero una vastissima diffusione, prima nei paesi nordici e poi in Italia, grazie alla pratica religiosa che il Vesperbild ispirava ai fedeli. Molti infatti, soprattutto in prossimità della Pasqua, erano soliti confrontarsi, proprio attraverso queste sculture, con i dolori della Passione di Gesù e di Maria, partecipando alla loro sofferenza e trovando così conforto per la propria.

Marco Pettinari