“Quest’anno la Giornata internazionale delle persone con disabilità compie 41 anni. Quella che celebreremo è infatti una ricorrenza internazionale nata ormai nel lontano 1981, una data che ha segnato l’avvio dell’impegno Onu al fianco delle persone disabili di ogni Paese e al fianco delle loro organizzazioni di rappresentanza, presenti in tutto il mondo.
Oggi le persone con disabilità rappresentano il 15% della popolazione mondiale, sono circa un miliardo e, nel corso della loro vita, quasi tutti devono ancora affrontare condizioni di difficoltà economiche e discriminazioni sociali e culturali nei paesi più avanzati come in quelli poveri. Si tratta – per la Federazione tra le Associazioni nazionali delle persone con disabilità – di ostacoli che ne limitano la piena partecipazione alla vita sociale”.
Il tema della mancata inclusione rimane dunque un tema globale e trasversale, che nel prossimo futuro necessiterà di politiche lungimiranti e incisive: l’inclusione è divenuta infatti una necessità imprescindibile, in un mondo che cambia, anche grazie ai mutamenti demografici che ci attendono. Infatti il numero di persone con disabilità è in costante crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione. Gli studi confermano che a livello mondiale, esiste una stretta correlazione tra invecchiamento e disabilità, soprattutto…
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“Sono oltre 340 milioni i cristiani perseguitati nel mondo” riporta Porta Aperte onlus, mentre l’European Union Agency for Fundamental Rights (Fra) segnala il “crescente antisemitismo e la diffusione dell’islamofobia attraverso i discorsi di odio che causano frequenti atti di violenza contro persone del tutto indifese, colpevoli solo di appartenere a una comunità religiosa etichettata”. Sono i numeri che riporta il Centro Studi Lirec in occasione della giornata (celebrata lo scorso 22 agosto) in cui ricorre la commemorazione delle vittime di atti di violenza basata sulla religione o il credo, istituita dall’Assemblea Generale dell’Onu. “Anche quest’anno purtroppo il bilancio delle vittime è alto, milioni di fedeli vengono discriminati, perseguitati, imprigionati, torturati e perfino assassinati per la loro fede in tutto il mondo”, ricorda l’organizzazione che da anni promuove ricerca e studi sulla libertà di fede.
“Il rapporto più completo e accurato sulle vittime di violenza motivata religiosamente è quello pubblicato dall’Uscirf (The United States Commission on International Religious Freedom). Nell’ultimo, relativo al 2022, è indicato il numero di vittime di cui si ha notizia certa, i responsabili della violenza e le motivazioni addotte dalle autorità statali o da singoli perpetratori, per giustificare la violenza. Negli ultimi sette mesi sono state segnalate 1301 vittime provenienti da 21 differenti Paesi. Più di 1000 vittime- continua il Centro studi Lirec- rimangono ancora in carcere o comunque private della loro libertà dallo Stato e alcune sono morte mentre si trovavano in carcere”.
“Uno dei fenomeni più gravi lo ha segnalato Genocide Watch, qualche mese fa, in India- prosegue il Lirec nel comunicato- dopo un raduno delle organizzazioni religiose vicine alla destra hindu, che inneggiavano al genocidio dei musulmani e anni di crescente violenza e discriminazione contro la più grande minoranza religiosa del Paese”. “I governi che mettono in atto la violenza in modo più grave sono: la Cina, seguita da Russia, Iran, Uzbekistan, Pakistan, Vietnam ed Eritrea. Gli altri paesi sono responsabili di meno dell’1% delle vittime presenti nel database dell’Uscirf.
Le vittime sono fedeli di diverse religioni: oltre il 40% sono musulmani di diverse estrazioni e tradizioni, seguono i cristiani, che rappresentano il secondo gruppo per numero di vittime. Il terzo gruppo sono i praticanti di Falun Gong, molti dei quali buddhisti, e, infine, i Bahai. Per quanto riguarda le accuse formulate dalle autorità o le motivazioni della violenza perpetrata da singoli individui, l’Uscirf segnala che la maggior parte delle vittime viene arrestata per difendere la sicurezza nazionale. In questo caso le accuse sono di terrorismo, estremismo, separatismo, sovversione, affiliazione a un gruppo bandito o a una setta. Il secondo motivo addotto per la carcerazione e le violenze è l’apostasia, la blasfemia e i discorsi di odio. A queste, che sono le accuse più frequenti, seguono quelle di provocare il disordine pubblico, il rifiuto del servizio militare e altre.
Una parte molto interessante e significativa del rapporto fa presente che un terzo delle vittime incarcerate, torturate o bandite, in realtà, non viene accusato di nessun reato, ma rimane ugualmente in carcere, scompare o viene forzato ad abbandonare la sua fede”.
Anche l’ Europa conta le sue ombre: “Episodi di violenza contro queste comunità si sono verificati in diverse nazioni europee, tra cui l’Italia, mentre in Francia l’Uscirf cita la discutibile e pericolosa legge sul separatismo, che rischia di etichettare intere comunità, prevalentemente musulmane, perchè violerebbero la laicità dello Stato. In Francia, inoltre, sono stati segnalati, solo nel 2021, 857 atti di violenza contro i cristiani, molti dei quali consistono nel danneggiare e bruciare chiese e Bibbie. Altri attacchi vandalici si sono verificati in tutto il continente: Francia, Germania, Italia, e Svizzera”.
L.M.
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