Disagi a Serra de’ Conti per le problematiche che interessano l’impianto di riscaldamento al poliambulatorio del paese. Dopo ripetuti blocchi dell’impianto termico, la popolazione ha iniziato a lamentarsi sempre più frequentemente con la sindaca Letizia Perticaroli che ha cercato numerose volte di contattare l’Ast, ex Asur, per risolvere i problemi.
I disagi vanno avanti da inizio di novembre e confliggono con gli annunci roboanti sul miglioramento dei servizi sanitari marchigiani. La prima cittadina ha voluto ieri, 17 gennaio 2024, informare i serrani di aver più volte contattato i tecnici perché venisse risolta la questione una volta per tutte. «Siamo tutti esasperati per il forte disagio che si è creato nel nostro poliambulatorio – ha affermato – Chiediamo all’Ast soltanto di essere rispettati e di poter godere degli stessi diritti di chi abita nei centri più popolosi».
Per fare chiarezza, abbiamo contattato telefonicamente la sindaca Perticaroli per farci raccontare come stanno le cose. Con la novità di un intervento imminente per risolvere la problematica che si protrae da quasi tre mesi. Le sue parole nel file audio qui allegato.
Sono quattordici le persone indagate per le morti e i danni legati all’alluvione del 2022 che sconvolse le valli Misa e Nevola da Arcevia fino a Senigallia, oltre che alcuni comuni dell’area Cesano e della provincia di Pesaro Urbino. Le notifiche degli avvisi di garanzia da parte della Procura de L’Aquila sono in corso in queste ore ma la notizia, uscita già sulla stampa locale, ha destato scalpore, in primis proprio agli indagati che parlano di “fulmine a ciel sereno”.
Tra i coinvolti nelle indagini della procura aquilana ci sono sei sindaci del territorio diocesano: Dario Perticaroli di Arcevia, Riccardo Pasqualini di Barbara, Carlo Manfredi di Castelleone di Suasa, Letizia Perticaroli di Serra de’ Conti, Federica Fanesi di Ostra e Marco Sebastianelli di Trecastelli. Poca la voglia di parlare. Assieme a loro, coinvolti a vario titolo anche due funzionari dei Vigili del fuoco e sei tra funzionari, operatori e responsabili della Protezione Civile. Varie le accuse mosse per condotte colpose commissive e omissive fino alla cooperazione in omicidio colposo plurimo.
«Ho letto questa mattina il giornale e sulla locandina c’era già scritto che erano indagate 14 persone – spiega Carlo Manfredi, sindaco di Castelleone di Suasa -: ne sono venuto a conoscenza in quel momento e nessuno di noi sindaci ne sapeva niente di niente». Il coinvolgimento di Manfredi, come primo cittadino di Castelleone di Suasa, è da ricondursi al fatto che proprio nel territorio comunale sono state travolte dalla piena del fiume Nevola la mamma e il piccolo Mattia Luconi, appena 8 anni: quest’ultimo poi rinvenuto senza vita vari chilometri più a valle, nel territorio di Trecastelli, mentre la donna è riuscita a salvarsi. Sul mancato allertamento ipotizzato dalla Procura aquilana, Manfredi ci va cauto: «Quella sera c’era solo un’allerta gialla e solo per le zone montane settentrionali. Non s’è ancora capita bene la questione per cui ci ritroviamo indagati: io ho ricevuto la comunicazione della Protezione civile alle 23 quando era già successo tutto, e questo è quello che ho detto ai carabinieri quando siamo stati interrogati nei giorni successivi. Nel momento in cui siamo venuti a conoscenza del fatto, eravamo alla ricerca delle persone, già era successo tutto nel pomeriggio. Io alle 20:30 ho chiamato Olivetti (sindaco di Senigallia, Ndr) che da noi il fiume aveva esondato per cui era presumibile una piena a Senigallia e così è stato. Io sono tranquillo: ho fatto, secondo me, di coscienza quello che andava fatto».
Nemmeno a Dario Perticaroli, primo cittadino di Arcevia, è stato ancora notificato l’atto ma è questione di ore: «Non me l’aspettavo e di certo non in questo modo, venendo a saperlo dai giornali. Mi sento a posto per quello che ho fatto: più di così che dovevo fare? Non so quali siano i miei capi d’imputazione ma sono stato il primo a chiamare la Sala operativa provinciale, la Regione, Olivetti che stava a Senigallia, la protezione civile locale, gli operai del Comune, i carabinieri e i carabinieri forestali, il telefono suonava all’impazzata: in mezz’ora ho messo in moto il mondo intero». Poi è andata via la corrente, non c’era la linea internet e le comunicazioni sono divenute molto difficoltose se non impossibili. «Ora se mi vogliono mettere sulla croce mi ci mettessero pure, ma io ero solo quella sera». E la stoccata finale: «Sindaci in prima linea, col rischio di essere messi al palo: così finirà col non volerlo fare più nessuno, forse solo qualche sfrontato».
Serra de’ Conti è sempre stato un paese vivace ed accogliente, in cui – soprattutto nei periodi più floridi da un punto di vista lavorativo – tante persone immigrate si sono integrate bene. E proprio le esigenze di una accoglienza intelligente e rispettosa di tutti hanno spinto un gruppo di cittadini a richiedere l’assemblea pubblica per avere informazioni circa le sorti future dell’ex Hotel de’ Conti.
Scrive una nota del comune serrano: «Hanno partecipato all’assemblea, convocata nei termini previsti dallo Statuto comunale, ai sensi dell’art.35 (da 1 a 3), coloro che avrebbero potuto fornire informazioni in merito a quanto richiesto. La preoccupazione della cittadinanza, espressa in un documento, è quella di avere – nel cuore del centro abitato – una grande concentrazione di immigrati che, se non ben accolti e gestiti, potrebbero originare un grave problema per la vita sociale del paese».
In sintesi, le preoccupazioni sono legate al numero di immigrati che si andranno ad ospitare (circa 50), data la già cospicua presenza di immigrati nel territorio comunale. L’altra obiezione è riferita alla posizione: dentro il centro abitato e nei pressi di attività commerciali che potrebbero subire un grave danno economico. Infine, un’altra preoccupazione è legata a chi gestirà la struttura, che in passato non ha operato al meglio, in un immobile molto più piccolo, sempre a Serra de’ Conti.
L’amministrazione comunale condivide queste preoccupazioni e ribadisce la volontà di lavorare insieme al comitato «per ovviare alla scelta fatta dalle autorità competenti in materia e per limitare i possibili disagi ai cittadini e agli immigrati che saranno ospitati nella struttura».
a cura di Laura Mandolini
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Il sindaco di Senigallia Massimo Olivetti ha sottoscritto in Prefettura il protocollo d’intesa per la legalità assieme al prefetto di Ancona Darco Pellos
Anche la spiaggia di velluto e Serra de’ Conti hanno sottoscritto in Prefettura il protocollo d’intesa per la legalità. Si tratta di un’iniziativa del prefetto di Ancona Darco Pellos che sancisce una più stretta collaborazione tra le istituzioni per evitare infiltrazioni mafiose in un territorio, come quello regionale, non certo vergine ma ancora essenzialmente privo di grosse criticità. Il protocollo di intesa per la legalità è un progetto che si riferisce allo sviluppo del settore ricettivo e alberghiero ma anche alle altre attività economiche commerciali. La proposta è stata lanciata a tutte le città delle Marche, a maggior ragione quelle turistiche, che potrebbero essere facili prede della malavita, e quelle anche piccole che potrebbero però essere appetibili dalla criminalità organizzata per via delle varie imprese che insistono sul loro territorio comunale, molte delle quali in condizioni di difficoltà economica. Alla firma del protocollo c’erano il prefetto di Ancona Darco Pellos e, per la spiaggia di velluto, il sindaco Massimo Olivetti, ma hanno partecipato anche molti altri sindaci della Provincia di Ancona, oltre al questore, ai vertici dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza.
«Il protocollo è finalizzato a implementare le misure di prevenzione e contrasto ai tentativi di criminalità organizzata nelle varie attività economiche», spiega il primo cittadino di Senigallia. «L’impegno è quello di segnalare passaggi di proprietà sospetti di strutture ricettive, esercizi e attività o di quote azionarie di società, allo scopo di evitare possibili infiltrazioni mafiose nel nostro territorio». Per quanto riguarda la valmisa è stata coinvolta anche Serra de’ Conti, con le sue molteplici imprese, più o meno piccole.
«Il problema è che – ha affermato la sindaca serrana Letizia Perticaroli – con la crisi economica e industriale prima e con la pandemia poi, molte realtà si sono trovate in forti difficoltà, se non addirittura costrette a chiudere. Questo le rende di fatto possibili prede di grandi gruppi criminosi che potrebbero subentrare nelle proprietà, intera o in quote, delle imprese. E’ un meccanismo preventivo: altrove le infiltrazioni sono una realtà nota, è facile che anche qui possano insediarsi soggetti poco raccomandabili. Meglio prevenire, con qualche controllo in più, possibili situazioni a rischio, rispetto a provare a estirpare un fenomeno con tutte le difficoltà che potrebbero conseguirne, a partire dagli sforzi e dai costi da sostenere».
di Carlo Leone
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