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Tag: religione

Basta a odio, fanatismi e conflitti: l’appello di comunità ebraiche, cristiane e islamiche italiane

Un fronte compatto, che supera le differenze di fede e tradizione, per dire basta a odio, fanatismi e conflitti. È il senso dell’appello interreligioso lanciato a Roma il 29 agosto 2025 da rappresentanti e guide delle comunità ebraiche, cristiane e islamiche italiane. Un testo chiaro e coraggioso, firmato dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, da Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, da Yassine Lafram per l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII), da Abu Bakr Moretta e Yahya Pallavicini per la Coreis e da Naim Nasrollah della Moschea di Roma.

Il documento prende le mosse dalla tragedia mediorientale, che continua a insanguinare la Terra Santa e a generare divisioni in tutto il mondo. “Nessuna sicurezza sarà mai costruita sull’odio – si legge nel testo –. La giustizia per il popolo palestinese, come la sicurezza per il popolo israeliano, passano solo per il riconoscimento reciproco, il rispetto dei diritti fondamentali e la volontà di parlarsi”.

Un linguaggio semplice, ma incisivo: non ci sono soluzioni tecniche, né proposte diplomatiche, ma la convinzione che il cammino della pace debba passare dalla riscoperta della fraternità e dal rifiuto delle contrapposizioni identitarie. “Il fanatismo travestito da servizio verso Dio – denunciano i firmatari – è un inganno pericoloso che offende la fede e alimenta conflitti infiniti”.

“Incontriamoci tutti”: la parola d’ordine
L’appello è anche una proposta concreta: incontrarsi, senza formalismi né protocolli, per conoscersi e costruire amicizia. “Vescovi, rabbini e imam – scrivono i promotori – devono potersi incontrare in Italia con libertà e semplicità, per testimoniare che è possibile camminare insieme”. È un invito che guarda oltre le cerimonie ufficiali e le dichiarazioni solenni: la sfida è portare il dialogo nelle città, nei quartieri, nelle scuole, con attività locali e nazionali di formazione e di incontro.

Contro antisemitismo e islamofobia
L’appello non si limita a evocare la pace in Medio Oriente. Denuncia con forza anche i rischi che corrono le società europee, Italia compresa: l’aumento dell’antisemitismo, dell’islamofobia e delle forme di avversione verso il cristianesimo, alimentati da propaganda e strumentalizzazioni politiche. “Ogni fede – sottolineano i firmatari – va difesa dagli abusi e dalle distorsioni che la trasformano in arma di divisione”. Da qui l’impegno comune a educare alla conoscenza reciproca, a promuovere la lettura autentica dei testi sacri, a contrastare i linguaggi d’odio che si diffondono soprattutto attraverso i social network.

Una responsabilità condivisa
Il documento si chiude con un appello alla responsabilità di tutti: istituzioni, comunità religiose, cittadini. “La pace – scrivono – non può essere lasciata ai governi o ai negoziati internazionali: è un compito che riguarda ogni persona di buona volontà”. Un invito che suona particolarmente forte in un tempo segnato da guerre in Ucraina, in Sudan, in Congo, oltre che in Medio Oriente. “Non possiamo restare spettatori – è il messaggio finale –. La pace non è un’utopia: è un cammino possibile, se scegliamo di percorrerlo insieme”.

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Insegnare religione cattolica a scuola: cambia il mondo, cambiano anche i percorsi?

All’auditorium San Rocco di Senigallia un importante incontro sul tema “L’ora di Religione in un mondo che cambia”

Nello scorso mese di dicembre si è tenuto all’auditorium San Rocco di Senigallia un importante incontro sul tema “L’ora di Religione in un mondo che cambia. Un evento organizzato e promosso dalla Diocesi di Senigallia per far riflettere sulla scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica a scuola ma anche sull’opportunità di evidenziare il dialogo interreligioso e tra le varie culture. Tema quest’ultimo di stretta attualità, trattato anche da papa Francesco nell’enciclica “Fratelli Tutti”.

La riflessione posta dalla Diocesi senigalliese innanzitutto sottolinea il valore inconfutabile della scelta: l’insegnamento della religione cattolica a scuola è l’unica materia che si può scegliere di seguire. Una scelta non scontata, non per forza uguale all’anno precedente (QUI alcuni dati relativi all’anno scolastico 2021-22). Tutti devono scegliere: ci sono cristiani che non fanno avvalere i propri figli di questo insegnamento e ci sono non cristiani che invece con consapevolezza e interesse decidono che avvalersene sia la scelta da fare.

«Ci è sembrato utile e opportuno tornare a fornire strumenti e contenuti – spiega don Davide Barazzoni, responsabile dell’ufficio diocesano per l’insegnamento della religione cattolica – perché chi debba prendere questa scelta possa farlo con cognizione di causa e in piena libertà. Quale conoscenza hanno della disciplina in questione genitori e figli che compiono tale scelta? Come poter metterli nelle condizioni migliori per fare una scelta consapevole e ponderata per il bene del figlio/a e per il suo futuro?». Tra le iniziative, oltre a quella dell’incontro pubblico, c’è anche un dépliant in cui viene spiegato in otto lingue differenti che cos’è l’IRC in breve e quali sono i contorni culturali di questo insegnamento. Un piccolo passo verso una volontà più estesa di tornare a dare valore a quella scelta.

Il secondo aspetto da evidenziare riguarda il tema del dialogo interreligioso e dell’apertura a tutte le religioni e culture. «Bisogna certo vigilare e compiere passi prudenti e saggi verso un reale cambiamento, ma non siamo di fronte ad un “annacquamento” dei contenuti della fede cristiana» rassicura Barazzoni. Nell’enciclica “Fratelli tutti” papa Francesco ricorda che “Le diverse religioni […] offrono un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società. Il dialogo tra persone di religioni differenti non si fa solamente per diplomazia, cortesia o tolleranza”. La scuola quindi può essere uno dei luoghi privilegiati per condurre questo dialogo e in questo senso l’insegnamento della religione cattolica può dare un contributo significativo verso pace e armonia. 

Da sinistra: Asmae Dachan, Filippo Binini, Simone Ceresoni e don Davide Barazzoni
Da sinistra: Asmae Dachan, Filippo Binini, Simone Ceresoni e don Davide Barazzoni

«Non possiamo più rimanere arroccati dietro le nostre presunte sicurezze disciplinari o fare solo riferimento ad articoli di legge e concordati – afferma il responsabile dell’ufficio diocesano per l’Irc. Nella scuola entra la vita vera e l’insegnamento della religione cattolica non può che essere spazio privilegiato dove dialogare. È il tempo di osare nuovi percorsi, nuovi linguaggi, senza sovvertire o ribaltare quello che è scritto nell’accordo tra Miur e Cei, quanto piuttosto renderlo più idoneo al contesto attuale». 

Nasce da qui la proposta di sperimentazioni in alcune scuole della primaria e della secondaria su programmi condivisi con altre discipline in merito a temi oggi assai urgenti da trattare con i ragazzi, come il tema dell’inclusione etnica e culturale, il dialogo religioso, il rispetto delle differenti culture, i linguaggi utilizzati per trattare di alcuni argomenti. La diocesi di Senigallia si impegna in questa sfida sapendo che per individuare la strada migliore c’è da sperimentare, senza la presunzione di risolvere dinamiche complesse e delicate. Servirà l’ascolto reciproco, il rispetto dei ruoli e il dialogo con tutti. «Ci auguriamo che molte altre diocesi intraprendano lo stesso cammino di discernimento e di crescita, così come sappiamo che tante altre lo hanno già fatto e sono state per noi motivo di stimolo e di incoraggiamento» conclude Barazzoni.

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Insegnanti di religione: Cei, firmata l’Intesa sul concorso con il Ministero dell’istruzione

È stata firmata ieri, martedì 9 gennaio 2024, dal presidente della Cei, card. Matteo Zuppi e dal ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara (nella fotografia del Ministero Istruzione), l’Intesa riguardante il concorso ordinario per la copertura del 30% dei posti per l’insegnamento della religione cattolica vacanti, previsto dall’articolo 1-bis della legge 159/19. Il restante 70% dei posti disponibili sarà coperto grazie a una procedura straordinaria, riservata ai docenti con almeno 36 mesi di servizio. Complessivamente si tratta di circa 6.400 insegnanti. L’Intesa firmata oggi, che sostituisce integralmente quella sottoscritta il 14 dicembre 2020, ricorda che la procedura concorsuale “è bandita, nel rispetto dell’Accordo di revisione del Concordato lateranense stipulato tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana il 18 febbraio 1984, ratificato con legge 25 marzo 1985, n. 121 e dell’Intesa tra il Presidente della Conferenza episcopale italiana e il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca sottoscritta il 28 giugno 2012, cui è stata data esecuzione con decreto del Presidente della Repubblica 20 agosto 2012, n. 175”.

I titoli di qualificazione professionale per partecipare al concorso sono quelli indicati al punto 4 dell’Intesa del 28 giugno 2012, rilasciati da Facoltà e Istituti elencati dal decreto del Ministro dell’Istruzione il 24 luglio 2020 (n. 70). Tra i requisiti è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana all’insegnamento della religione cattolica “di cui all’articolo 3, comma 4, della legge 18 luglio 2003, n. 186, rilasciata dal Responsabile dell’Ufficio diocesano competente, nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di partecipazione”. Il concorso, si legge nel testo, “si articola in una prova scritta e una orale” e “accerta la preparazione dei candidati con riferimento alle materie ed alle competenze indicate dalla normativa vigente e dalle intese richiamate in premessa. L’articolazione, il punteggio ed i criteri delle prove concorsuali e della valutazione dei titoli sono determinate dal bando di concorso, tenendo presente che tutti i candidati sono già in possesso dell’idoneità diocesana, che è condizione per l’insegnamento della religione cattolica”.

R.B.

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La guerra in Ucraina e la cura dei fedeli dovuti scappare in Italia

Da sinistra don Pavlo Zavysliak e il vescovo della Diocesi di Senigallia mons. Franco Manenti.
Da sinistra don Pavlo Zavysliak e il vescovo della Diocesi di Senigallia mons. Franco Manenti.

Tra i riflessi della guerra che ha investito l’Ucraina non c’è solo la fuga di tante persone ma anche il dover riorganizzare enti e servizi. E lo stesso ha fatto e sta facendo la Chiesa greco-cattolica ucraina che si è adoperata per poter garantire una presenza e cura spirituale alle persone ucraine che vivono qui in Italia.

In realtà la decisione di istituire un Esarcato Apostolico per i cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia è stata annunciata da Papa Francesco nel 2019: questa unità territoriale ecclesiastica copre l’intera Italia, con circa 70.000 fedeli riuniti in 146 comunità. Una è quella di Senigallia ed è seguita a livello spirituale da don Pavlo Zavysliak (a sinistra nella fotografia con il vescovo della Diocesi di Senigallia mons. Franco Manenti). Al sacerdote 27enne abbiamo rivolto qualche domanda.

«Il mio servizio pastorale nella Diocesi di Senigallia consiste nell’assicurare l’adeguata cura spirituale ai fedeli cattolici ucraini di rito bizantino presenti sul territorio. Di solito, i fedeli ucraini si riuniscono per la preghiera e gli incontri nei templi della Chiesa italiana. Siamo stati calorosamente accolti dai vescovi e dai sacerdoti italiani, e siamo molto grati a mons. Franco Manenti, vescovo di Senigallia e a mons. Andrea Andreozzi, vescovo di Fano e in loro nome ai sacerdoti che ci offrono la loro disponibilità e ci aiutano a sentirci parte della famiglia della Chiesa Cattolica, alla quale appartiene anche la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina. A Fano, ci riuniamo nella chiesa dell’Istituto Don Orione, mentre a Senigallia, fino a poco tempo fa, grazie a Padre Giuliano Grassi, la nostra comunità celebrava la Divina Liturgia (così viene chiamata la Santa Messa nel rito bizantino) due giovedì al mese nella Chiesa di San Martino dei Servi di Maria. Ora, poiché abbiamo la possibilità di celebrare l’Eucaristia ogni Domenica grazie alla generosa disponibilità di Don Paolo Gasperini, io risiedo nella Parrocchia di Santa Maria della Neve e per le celebrazioni ci riuniamo nella Chiesa del Portone».

Cosa significa poter garantire una presenza spirituale per le persone ucraine che vivono qui?
«Prima di tutto, significa stare vicino ed essere disponibile come presbitero. Con la presenza del sacerdote connazionale, i fedeli hanno la possibilità di ascoltare la Parola di Dio e vivere la loro fede nella propria lingua». «Posso affermare con certezza che tutti gli ucraini che vivono qui hanno parenti, amici o conoscenti coinvolti nel conflitto. Perciò, durante le celebrazioni liturgiche, preghiamo in modo particolare per coloro che sono in servizio militare e per la pace in Ucraina e nel mondo. È importante anche essere disponibili per l’ascolto empatico, che può fare una differenza significativa nella vita di chi sta affrontando la sfida di avere persone care in guerra. Insomma, in questo periodo oscuro per la nostra terra….»

Continua a leggere nell’edizione digitale di giovedì 21 dicembre 2023, cliccando qui.
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Nuovi percorsi per l’insegnamento della religione cattolica a scuola

La locandina sull'incontro del 2 dicembre 2023 per l'insegnamento della religione cattolica a scuola

Stare al passo con i tempi, leggere il contesto in cui si vive, osare il cambiamento: questi gli ingredienti di un nuovo percorso che sta per partire nelle scuole del nostro territorio in merito all’insegnamento della religione cattolica (IRC).

La scuola, come sempre, è lo specchio della società e, accogliendo bambini e ragazzi, è anticipazione del domani. Non occorre essere personale scolastico per avere consapevolezza della ricchezza culturale e religiosa delle classi e della necessità di trovare nuove vie di scoperta e di condivisione delle reciproche storie. La via del dialogo e della valorizzazione delle diversità è l’unica percorribile per tentare di costruire un futuro di pace e di giustizia. Da queste considerazioni è nata l’idea di ripensare insieme l’insegnamento della religione cattolica e di condividere esperienze didattiche già avviate da anni, coinvolgendo tutte le famiglie, per uscire dallo stereotipo ancora diffuso tra molti genitori di un’ora di catechesi. Ciò negli anni, data la facoltà di ogni famiglia di avvalersi o meno dell’IRC, ha determinato la suddivisione dei gruppi classe, a partire dalla fede di appartenenza o dalla silenziosa “protesta”.

In realtà gli insegnanti di IRC, al di là delle definizioni e dei pregiudizi, offrono ai nostri bambini e ragazzi uno spazio di conoscenza delle principali religioni, di dialogo tra esse, di scoperta dei numerosi elementi di contatto. Ma soprattutto offrono loro una grande opportunità di esprimere le proprie domande esistenziali comuni ad ogni persona e dare spazio a quell’anelito di spiritualità tipico di ogni adolescente. Il nostro tempo, sempre più materialista e consumistico, capace di riempire la vita dei più giovani saziando le loro necessità fisiche, rischia di fissare a terra il loro sguardo, incurante di ogni naturale esigenza trascendentale. Non è certo l’IRC che può colmare vuoti e rispondere esaurientemente a domande complesse e profonde, ma è una piccola opportunità offerta indistintamente a tutti.

La Diocesi, in collaborazione con tutti i dirigenti scolastici del territorio, ha organizzato un incontro pubblico di ascolto e di confronto, rivolto in particolare ai genitori, con la partecipazione di Filippo Binini, docente e autore di testi IRC, Asmae Dachan giornalista, Simone Ceresoni, dirigente scolastico. In tale occasione si parlerà di un progetto di sperimentazione didattica IRC al quale stiamo lavorando; verrà inoltre distribuito materiale illustrativo in diverse lingue, che sarà poi consegnato a tutte le Scuole.
L’incontro si svolgerà all’Auditorium San Rocco, alle ore 17.30, di sabato 2 dicembre.

dall’Ufficio scolastico della Diocesi di Senigallia

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Scuola, la scelta dell’ora di religione

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Foto: Unsplash

I dati relativi all’anno scolastico 2021/22 restituiscono un quadro di sostanziale stabilità, con una lieve crescita complessiva degli studenti che scelgono di frequentare l’insegnamento della religione cattolica (IRC) e una media nazionale di avvalentisi pari all’84,44%. In particolare, l’88,24% nella scuola dell’infanzia, l’88,21% nella scuola primaria, l’85,58% nella scuola secondaria di I grado e il 78,30% nella scuola secondaria di II grado. Di conseguenza, i non avvalentesi sono stati in media il 15,56%: in particolare, l’11,76% nella scuola dell’infanzia, l’11,79% nella scuola primaria, il 14,42% nella scuola secondaria di I grado e il 21,70% nella scuola secondaria di II grado.

Lo ha reso noto la Conferenza Episcopale Italiana, la cui presidenza ha deciso di mandare un messaggio in vista della scelta per l’anno scolastico 2023/24. “Cari studenti e cari genitori, nei prossimi giorni, procedendo all’iscrizione al primo anno dei diversi ordini e gradi di scuola, sarete chiamati a scegliere se avvalervi dell’Insegnamento della religione cattolica (IRC). Si tratta di una scelta importante, che vi permette di partecipare alla costruzione del percorso educativo offerto dalla scuola. È infatti uno spazio di libertà e di responsabilità quello che avete davanti…

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Madre Teresa: sessant’anni di fedeltà nell’ordine benedettino

Madre Teresa Babetto

I fedeli che si recano a pregare presso la chiesina dedicata a Santa Cristina, in Senigallia, hanno familiarità con il sorriso accogliente di Madre Teresa Babetto. Un sorriso che mantiene inalterata negli anni la sua freschezza e che sabato scorso, 6 agosto, si è fatto ancora più radioso. In quel giorno infatti Madre Teresa ha festeggiato un evento speciale, il sessantesimo anniversario della Professione perpetua.

Con la semplicità che la contraddistingue, la religiosa ha desiderato che la ricorrenza si svolgesse senza clamore, nell’intimità del monastero benedettino di cui è badessa e dove è stata avvolta dall’affetto delle consorelle e dell’amata sorella Maria. I nipoti, Miriam e Benedetto, venuti a Senigallia per l’occasione hanno allietato l’avvenimento unendosi agli amici di Madre Teresa.

La Santa Messa, presieduta dal vescovo Franco Manenti ha visto la partecipazione dei concelebranti: il vescovo emerito Giuseppe Orlandoni, e i sacerdoti don Domenico Pasquini e don Alfredo Pasquali, coadiuvati dal diacono Giuseppe Vita che non ha fatto mancare la sua fedele presenza al servizio liturgico presso il monastero.
Le toccanti parole dell’omelia pronunciata dal vescovo sono scaturite dal brano evangelico della festa liturgica della Trasfigurazione del Signore; due in particolare gli aspetti da sottolineare: la preghiera trasforma Gesù e la vita perché fa emergere la nostra identità; l’ascolto di Gesù e della Parola di Dio sono gli aspetti che qualificano il cristiano, colui che è consapevole di essere figlio amato nonostante le “incrostazioni” della vita.

Questi aspetti sono vissuti in modo particolare nella vita monastica connotata dalla preghiera e dalla meditazione della Parola del Signore. Dalla preghiera, dallo stare con Gesù scaturisce quel sorriso di Madre Teresa che illumina anche le giornate buie. Questo monastero benedettino è un luogo privilegiato per la preghiera alla presenza di Gesù Eucaristia che è sempre esposto per l’adorazione perpetua, e dunque qui risuonano con un’eco particolare le parole pronunciate dal vescovo nell’omelia dedicata alla Trasfigurazione.

Dopo l’omelia Madre Teresa, ha ringraziato Dio con gioia per il dono di essere giunta a questo speciale traguardo e poi con la voce trepidante di emozione si è unita alla consorelle per il rinnovo delle promesse dei voti di consacrazione. Al termine della distribuzione dell’Eucaristia don Domenico ha dato lettura della Benedizione Apostolica del Santo Padre.

Infine nel generale clima di gioia parenti, amici e adoratori dell’Eucaristia convenuti alla Santa Messa hanno salutato calorosamente Madre Teresa.

Pieni di gioia e gratitudine ci uniamo alle parole pronunciate dal nostro vescovo: “Un grande grazie al Signore per il dono del suo amore, per il dono della vocazione a Madre Teresa, per le vocazioni alla vita consacrata”. Grazie davvero Madre Teresa, per quel tuo sorriso luminoso che ci fa desiderare di stare di più con Gesù.

Marina Mancini

La Chiesa profuga

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Una chiesa profuga, composta da cristiani costretti ad abbandonare le proprie case, città, paesi: è un fenomeno poco conosciuto quello che emerge dal rapporto di Porte Aperte/Open Doors, intitolato “Chiesa profuga” e che dimostra una relazione tra la persecuzione religiosa dei cristiani e la condizione di sfollato interno o di rifugiato. Esiste, infatti, una forte sovrapposizione tra Paesi di provenienza dei rifugiati e Paesi noti come peggiori violatori della libertà religiosa al mondo. Il quadro globale della persecuzione religiosa, si legge nel documento, offrirà sempre e solo una visione parziale, se ci si limiterà a considerare la Chiesa statica. La persecuzione religiosa, infatti, “non si ferma necessariamente alle frontiere”.

Il Rapporto – pubblicato in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato (20 giugno) e in concomitanza con le ultime cifre dell’Unhcr indicanti in 100 milioni il numero di sfollati nel mondo – parla dello “sfollamento dei cristiani dalle loro case e comunità” come di “una strategia deliberata di persecuzione religiosa, volta a cancellare la presenza della cristianità dalle regioni in cui la persecuzione è più intensa”. Secondo il Report, in 58 dei primi 76 paesi della World Watch List (WWL), i cristiani dichiarano…

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Scuola cattolica: fisionomia e sfide

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Foto di Feliphe Schiarolli tratta da Unsplash

La scuola cattolica è a tutti gli effetti inserita nella dinamica della comunità ecclesiale: questo il presupposto da cui parte l’istruzione della Congregazione per l’Educazione cattolica dal titolo “L’identità della scuola cattolica per una cultura del dialogo”, che è stata diffusa in Vaticano recentemente. C’è di tutto, in queste pagine, per aiutare ad affrontare anche aspetti pratici molto importanti come il ruolo e la qualità dei docenti e i compiti dei dirigenti scolastici e dei vescovi diocesani.

Il documento stabilisce, ad esempio, che nell’assunzione di insegnanti e altro personale nelle scuole cattoliche si deve tenere conto dell’«identità peculiare» di questi istituti. «In una scuola cattolica, infatti, il servizio dell’insegnante è munus e ufficio ecclesiale», si legge nel testo. Dunque, «qualora la persona assunta non si attenga alle condizioni della scuola cattolica e della sua appartenenza alla comunità ecclesiale, la scuola prenda le misure appropriate. Può essere disposta anche la dimissione, tenendo conto di tutte le circostanze del singolo caso». Più in generale, il conflitto può determinarsi con la legislazione civile. Si prenda ad esempio il caso in cui lo Stato imponga a istituzioni cattoliche pubbliche «comportamenti non consoni» alla credibilità dottrinale e disciplinare della Chiesa, oppure scelte in contrasto con la libertà religiosa e la stessa identità cattolica di una scuola. In tal caso, si raccomanda «una ragionevole azione di difesa dei diritti dei cattolici e delle loro scuole, sia attraverso il dialogo con le autorità statali, sia mediante il ricorso ai tribunali competenti».

In quei Paesi in cui la legge civile esclude una «discriminazione» a causa della religione, dell’orientamento sessuale nota la Congregazione – nonché di altri aspetti della vita privata», viene tuttavia riconosciuta alle istituzioni educative la possibilità di munirsi di «un profilo di valori e di un codice di comportamenti da rispettare». Ne consegue che…

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Religioni a scuola

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Talvolta la realtà supera la fantasia, o meglio l’esperienza concreta vince sulla teoria. è quanto accaduto alcuni giorni fa nell’Istituto Scolastico in cui insegno. In occasione di un appuntamento con un genitore per avviare un’iscrizione scolastica al prossimo anno, alla scelta dell’ora di Religione, c’è stato un attimo di titubanza essendo il padre di religione musulmana.

A quel punto mi sono fatta coraggio e ho provato a spiegare l’importanza di questa ora nella quale si scoprono le principali caratteristiche delle più grandi religioni del mondo, evidenziando punti di contatto e diversità, collegandole all’antica storia dei popoli e delle civiltà. La conoscenza reciproca, ho provato a spiegare, è fondamentale per vivere insieme, per far nascere amicizie tra i ragazzi, per superare diffidenze e pregiudizi. I cenni della sua testa sono stati di condivisione del mio ragionamento ma…

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«La gente non crede più nella Chiesa, nei preti, nei vescovi»

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«Abbiamo perso credibilità. La gente non crede più nella Chiesa, nei preti, nei vescovi. Non solo è diventato molto difficile per le persone credere nella Chiesa, ma è difficile anche capire cosa e se la Chiesa ha ancora qualcosa da dire oggi nella società post-moderna». È Franz-Josef Overbeck, vescovo di Essen, a spiegare come la Chiesa cattolica in Germania si sta impegnando nel cammino sinodale in un contesto profondamente segnato dagli scandali degli abusi. «Il cammino sinodale che abbiamo percorso finora è stato generato sostanzialmente dalla crisi dell’abuso, dal dramma di preti che hanno abusato di minorenni e bambini. Uno scandalo scoppiato nel 2010 che ci ha costretto a cercare, non solo come vescovi e preti, ma insieme a tutto il popolo di Dio e tutti gli uomini di buona volontà, le strade per aprire una nuova tappa della nostra storia come Chiesa in Germania».

Quali effetti ha avuto questa tragedia in Germania?
Abbiamo perso credibilità. La gente non crede più nella Chiesa, nei preti, nei vescovi. Ha ragione Papa Francesco quando dice che stiamo vivendo non tanto un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca. Ci stiamo chiedendo allora come possiamo reagire. Non solo è diventato molto difficile per le persone credere nella Chiesa ma è difficile anche capire cosa e se la Chiesa ha ancora qualcosa da dire oggi nella società postmoderna, mettendo in discussione la plausibilità stessa della fede come sorgente della esistenza del cristianesimo come tale.

Diceva che il cammino sinodale è un processo il cui esito nessuno ancora conosce. Ma dove si vuole arrivare?
Quando la meta del cammino è sconosciuta, bisogna fare un passo dopo l’altro. Questa è la saggezza della Chiesa maturata in 2000 anni di storia e questo è quello che stiamo facendo in Germania. Non conosciamo bene l’esito del percorso ma conosciamo la prossima tappa. Stiamo cercando in questo momento di dare insieme risposte nuove alle domande che ci pone la gente…

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L’incerta fede: la ricerca sull’esperienza religiosa degli italiani

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«Questa ricerca è una miniera. Per la prima volta tutti i dati sono resi disponibili, chiunque può accedere sul sito per leggere le 164 interviste». A ricordarlo è Roberto Cipriani, professore emerito di sociologia dell’Università di Roma Tre, curatore dell’indagine “L’incerta fede. Un’indagine qualiquantitativa in Italia” che segue il lavoro svolto già con una indagine analoga nel 1994. «Questa ricerca – ha continuato – è un punto di riferimento perché è un appuntamento a distanza di una generazione che alcuni studiosi hanno pensato di stabilire».

Il docente ha citato alcuni dati emersi dall’indagine: «Il 14% fa la comunione e il 22% partecipa alla messa la domenica. Sulla felicità è interessante che sia soddisfacente per 154 su 164 intervistati. La sofferenza è presente in quasi il 70% degli intervistati. Pregano una volta l’anno il 20%. Tre quarti della popolazione ha questo momento di contatto e non è da trascurare».

Papa Francesco appare più apprezzato dei suoi due predecessori. Francesco è definito «Papa da aperitivo», una persona aperta e colloquiale, vicina, simpatica. «Gli orientamenti positivi sono il 33,2%, i neutrali il 46,4% e i negativi il 20,3%». «La religione vissuta è marginale nel quotidiano, non è un fulcro. La pratica religiosa è diminuita rispetto al 1994».

In conclusione…

L’articolo completo è disponibile nell’edizione digitale di giovedì 28 ottobre, a questo link.
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