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Tag: vita vissuta

Gemellaggi, il gusto del dialogo

La commissione delle città gemellate si è svolta dal 31 ottobre al 1 novembre e ha coinvolto le quattro città gemellate: Senigallia (Italia), Sens (Francia), Lörrach (Germania) e Chester (Regno Unito). Foto: Patrizia Lo Conte
Foto: Patrizia Lo Conte

La commissione delle città gemellate si è svolta a Senigallia dal 31 ottobre al 1 novembre e ha coinvolto le quattro città gemellate: Senigallia (Italia), Sens (Francia), Lörrach (Germania) e Chester (Regno Unito). Commissione che ha visto una significativa partecipazione da parte delle delegazioni ufficiali di queste città.

Durante gli incontri sono stati affrontati temi che riguardano la cooperazione europea, la promozione culturale, lo sviluppo di progetti condivisi. E’ stato anche adottato in questa occasione il nuovo regolamento per la gestione dei patti di gemellaggio, amicizia e fratellanza, che definisce delle procedure chiare e amplia anche le opportunità di collaborazione con città italiane ed estere. Sempre in questa occasione si sono avviati nuovi rapporti internazionali, tra questi il patto di fratellanza con Di Kelle Gueye (Senegal), e il patto di amicizia con Zara (Croazia).

Quando sono nati i gemellaggi, stiamo parlando, se non sbaglio, degli anni 80-90, questi diedero un grandissimo impulso alla possibilità di stringere rapporti cordiali e significativi con diverse località europee ed extraeuropee. Tempo fa era molto più difficile viaggiare. La mia è la generazione che ha potuto godere dell’Interrail, recentemente ripristinato, cioè quella possibilità per i giovani maggiorenni di viaggiare in treno per l’Europa a prezzi assolutamente accessibili rispetto alla normalità dei costi. 

Poi il low cost, la facilità di movimento – ora le giovani generazioni vengono dette la generazione Erasmus – il continente europeo è diventato casa comune. E questo nonostante la fatica delle istituzioni comunitarie ad accreditarsi nelle opinioni pubbliche oppure nonostante eventi di nazionalismo e populisti che minano fortemente l’identità dell’Unione Europea. I gemellaggi, allora, assumono un valore ulteriormente significativo. In tempi di confini che tornano, muri che dividono, guerre un po’ ovunque anche in Europa, i gemellaggi ci ricordano che siamo parte dello stesso pianeta. E non possiamo permetterci di perdere il “lusso” della possibilità di dialogare tra popoli, nazioni, culture. 

Ne va della pace, ne va della nostra convivenza, ne va dello sviluppo a tutti i livelli, non solo del nostro paese, ma dell’intero continente europeo. Scommettere sui confini aperti è una grandissima responsabilità. Nessuno nega la fatica del vivere insieme, la difficoltà di integrare i nuovi arrivati, così come è miope non prendere in considerazione le paure di chi nel nostro paese vede l’arrivo di altre culture come una minaccia alla propria.

Qui la responsabilità politica è forte, perché è proprio della politica saper dialogare con le persone, accogliere le legittime paure e governare i processi. L’Unione europea è stata una scommessa bellissima all’indomani della seconda guerra mondiale. Che ne è di quella scommessa? Se pensiamo che la Comunità economica europea, anzi la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, la Ceca, nacque quando ancora c’erano le macerie fumanti, ci rendiamo conto della portata di quell’esperimento riuscitissimo per certi versi ma incompleto sotto altri aspetti. 

Citando Manzoni ne “I promessi sposi”, oggi rischiamo di sentirci come un vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Così si sente l’Unione europea. In realtà questo vaso di terracotta ha molto da raccontare, ancora anche se i vasi di ferro sono belli forti, pensiamo a ovest degli Stati Uniti d’America, a est la Cina, ai tanti paesi del sud del mondo emergenti. 

Allora parlare di gemellaggi non deve sembrare una forzatura: rappresentano uno strumento piccolo, ma molto significativo alla portata anche di un comune non grandissimo come il nostro, per permetterci di sperimentare, soprattutto per far sperimentare ai più piccoli, la bellezza dell’essere insieme. Nessuno nasconde le difficoltà quando si tratta di dialogare con la diversità, ma è anche bello scommetterci ancora. È bello offrire possibilità di scambio, di divertimento, di cultura, di approfondimento, di comune appartenenza. Allora plaudiamo a questo rinnovato interesse per i gemellaggi, ci auguriamo che anche nel nostro territorio, anche nella nostra città, ci siano possibilità di scambio che ci facciano risentire il gusto del dialogo.

di Laura Mandolini

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Le parole sono stanche

Le parole sono stanche, strattonate, violate; la nostra stanchezza nell’ascoltare troppe prediche lanciate in ogni dove, che neanche i preti… stanchi e stanche di ipocriti appelli – di ogni colore politico – ad abbassare i toni, quando da troppo tempo è difficile difendersi da chi usa pulpiti digitali, televisivi, radiofonici per dire la propria granitica verità. “Che cos’è la verità?”, la terribile domanda che Ponzio Pilato rivolge a Gesù durante uno degli interrogatori più famosi della storia.  Non leggiamo risposta nelle pagine del Vangelo di Giovanni. E forse è questa la risposta più eloquente. Conviene concentrarsi, allora, sull’intramontabile versetto, sempre in Giovanni: “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra (…) Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani”. Ecco, cominciamo noi, più ‘grandi’ a depositare a terra le pietre. Carlo Levi paragonava le parole alle pietre. Lasciamo andare quelle arroganti, scegliamo con cura quelle da dire.

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La Palestina non vi rimpiangerà (e nemmeno la storia)

I territori palestinesi della striscia di Gaza distrutti dal bombardamenti israeliani, 17 luglio 2025. (Photo by Jack GUEZ / AFP)

Rinviata in commissione la proposta di mozione per il riconoscimento dello stato di Palestina da parte del consiglio comunale senigalliese. Nemmeno su questo punto all’ordine del giorno di una seduta in cui più volte c’è stato l’appello ad approfondire le questioni, a studiare, a lasciare l’appartenenza partitica alle spalle, a concentrarsi sui punti fondamentali del dibattito, ebbene nemmeno stavolta l’assise è riuscita a esprimere un voto unanime. Ma se il (de)merito è questo, il metodo è pure peggio.

Dopo la presentazione del testo della mozione da parte della consigliera Stefania Pagani (Vola Senigallia) in cui si è fatto appello alla necessità di pronunciarsi su gravi crisi umanitarie e su sistematiche violazioni del diritto internazionale, lasciando da parte strumentalizzazioni inaccettabili, e dopo altri accorati appelli (Bomprezzi, Pergolesi, Rebecchini, Piazzai), dai banchi della maggioranza cosa salta fuori? Solo una proposta di rinvio in commissione (Schiavoni) e una frase buttata là (Argentati) sulla Palestina guidata da Hamas. Ma chi ha mai parlato di lasciare un paese in mano ai terroristi, fermo restando che invece dell’atteggiamento terrorista del governo israeliano non ci si scandalizza in alcuni partiti? Senza poi contare l’assenza di molteplici esponenti della giunta durante la discussione e la votazione.

Questo modo di aggirare le decisioni, di assentarsi davanti alle sfide (politiche) che la cronaca internazionale ci riporta davanti agli occhi, francamente ha stancato. Cos’altro c’è da approfondire dopo decenni di violazioni, attacchi e morti, dopo decine di tentativi di dialogo falliti? Oggi chi siede sui banchi di qualsiasi istituzione e col simbolo di qualsiasi partito ha il dovere di esprimersi senza tentennamenti. Chi non ne è capace, lasci il posto. La Palestina non lo/la rimpiangerà. La storia nemmeno.

di Carlo Leone

Giovani in fuga

Non ci vogliono abitare più, scelgono altri luoghi digitali molto più a loro misura. I giovani, si sa, da sempre preferiscono bazzicare altrove, lontani da quel mondo adulto che sentono estraneo, se non ostile. E scorrendo, o meglio,’ scrollando’ sul più antico social network in circolazione, viene da dire che hanno ragione. Arroganza, autoreferenzialità, ignoranza spacciata per competenza, volgarità… tanti, troppi frequentano la rete così: evidentemente le loro vite dal vivo lasciano un po’ a desiderare. Cari giovani, buona navigazione su altri mari, sperando per voi e per noi, venti più propizi e tempi più sereni.

Una storia da prima pagina

La Bibbia e quanto le ruota attorno scala le classifiche di vendita, fa boom di ascolti nella tv generalista come nelle piattaforme web. Gian Guido Vecchi, sul Corriere della Sera, si chiede in un articolo “Perché Gesù venne ucciso? La storia del Venerdì Santo: il (doppio) processo e la morte in croce”; il Venerdì di Repubblica, magazine settimanale edito dal quotidiano, dedica la prima pagina a Giuda, “Chi era? Perché tradì. Quale fu la sua fine?” in uno speciale dal titolo “Sulle tracce di Giuda”. La saggistica religiosa occupa sempre più scaffali delle librerie. A quanto pare, alla faccia delle rivoluzioni tecnologiche che vorrebbero scalzare l’umano e alla vigilia della scomparsa – annunciata da autorevoli studiosi – dell’antropologia come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, c’è ancora bisogno di spiritualità, anche di quella cristiana! Altrimenti i colossi mediatici, scaltri annusatori del mercato, non se ne occuperebbero. Non la si cerca, però, nei ‘soliti’ luoghi e nelle modalità tradizionali, inutile nascondersi dietro un dito, la Chiesa è sempre meno attrattiva quale luogo di formazione e approccio alla fede. Si tratta, allora, di una sorta di sana “concorrenza”; di più, occasione propizia per le comunità cristiane per farsi qualche domanda (il Sinodo dovrebbe servire proprio a questo) su come vive e testimonia la Parola, sulla capacità di intercettare i bisogni profondi delle persone, sui linguaggi e gesti che usa. Con serenità, perché lo Spirito soffia dove vuole, tra le pagine di un giornale, in un canale televisivo, laddove meno te lo aspetti. Questa la Sua meravigliosa e soprendente libertà che profuma di Resurrezione, di vita nuova sempre e comunque.

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Il Sinodo per davvero

In molti si affannano a difendere gli esiti della seconda Assemblea del Sinodo delle Chiese in Italia contro la narrazione definita esagerata e volutamente polemica di molti giornali che la descrivono litigiosa e inconsistente. Per chi non lo sapesse, l’Assemblea di fine marzo si è chiusa con il rinvio del voto sul documento finale ad un’altra Assemblea, la terza, inizialmente non prevista e che invece si terrà nel prossimo ottobre. Questo perché i delegati delle diocesi hanno ritenuto la sintesi del documento finale troppo debole, scarna e non capace di restituire i tanti contenuti emersi nei lavori diocesani. Ma perché ostinarsi a dire che è andato tutto bene, che il lavoro è stato costruttivo, che la Chiesa italiana è più unita che mai, ribadire che è lo Spirito a guidare le comunità, questo è certo! Quasi fosse una vergogna discutere, confrontarsi anche in maniera forte e comunque gentile, vedere rispettato il proprio lavoro, parlarsi con franchezza e libertà. Finalmente! Finalmente laici, vescovi, religiosi e preti rivendicano concretezza, passi significativi, anche nelle parole, in uno stile sinodale per davvero. Finalmente in molti si aspettano che ad un impegno costante, continuo e serio della base debba corrispondere un’altrettanta capacità organizzativa di chi al vertice guida questo delicato processo di revisione della Chiesa italiana.

Laura Mandolini

Tutti santi, un po’ anche noi

Santi e beati. Credenti o no nella vita ‘di là’, sentiamo forte il desiderio di guardare oltre, di dire e dirci che c’è dell’altro già su questa Terra, che credere nell’umanità più bella non è cosa da alienati. Tra le tante macerie vicine e lontane, scorgiamo i volti di chi, silezioso e caparbio, tiene fede alla parte migliore di se stesso. Che poi, i santi, alla fine, sono stati ‘semplicemente’ questo.

Figli e figliastri, anche al funerale

Si è svolto il funerale dei due bambini e i fratellini annegati in Puglia, celebrato dall’arcivescovo, padre Franco Moscone, nella cattedrale di Manfredonia. Delle esequie si è fatta carico la Caritas diocesana, mentre i servizi sociali del comune, insieme all’Asl e al consultorio, stanno seguendo la famiglia sotto il profilo psicologico. Sostegno della Chiesa e delle istituzioni, meno della cittadinanza, come ha sottolineato l’arcivescovo durante l’omelia. «Non mi aspettavo che oggi qui ci fosse poca gente. Evidentemente Manfredonia ha tante ferite da guarire», ha detto padre Franco evidenziando la scarsa partecipazione della popolazione ai funerali. In chiesa, infatti, vi erano poche persone. Presenti, invece, il sindaco Gianni Rotice, che aveva indetto il lutto cittadino e il Questore di Foggia Ferdinando Rossi.

L’ennesimo naufragio di umanità

Con il passare delle ore diventa sempre più drammatico il bilancio delle vittime dell’ennesimo naufragio di una imbarcazione carica di migranti che è avvenuto tra il 13 ed il 14 giugno scorsi a Pylos, nel mar Jonio nelle acque territoriali greche. Il timore è quello di arrivare a dover contare più di 600 morti tra uomini, donne e soprattutto bambini lasciati annegare, con soccorsi in estremo ritardo.

L’umanità allagata dalla follia

“La situazione è grave e molto pericolosa perché non sappiamo in questo momento quante siano esattamente le persone direttamente colpite da questo terribile atto di terrorismo. Quello che stiamo vedendo è un flusso di gente che sta arrivando in particolare a Odessa e Mykolaiv ma anche nella parte centrale del Paese alla ricerca di un luogo sicuro dove andare. A questo si aggiunge una grave emergenza di acqua potabile per chi è rimasto”. Parla da Kiev padre Vyacheslav Grynevych, segretario generale di Caritas-Spes, che sta seguendo da ieri e di ora in ora la situazione nella regione meridionale dell’Ucraina inondata su entrambe le sponde del fiume Dnipro dopo che la diga Nova Kakhovka è stata fatta saltare in aria.

9 maggio, una data per tre legata da un filo rosso

Ci sono date che pesano più di altre.  Nel calendario della nostra storia recente, il 9 maggio è decisamente sovraffollato. Si festeggia il sogno europeo, pensando all’anniversario della storica dichiarazione in cui l’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman espose l’idea di una nuova forma di collaborazione politica in Europa, che avrebbe reso impensabile la guerra tra le nazioni europee. Poi,  sempre in questa data, quarantacinque anni fa la mafia uccideva Peppino Impastato, l’attivista siciliano, appena trentenne, saltato in aria a Cinisi, il paese in provincia di Palermo nel quale aveva fondato Radio Aut, emittente libera e autofinanziata in cui sbeffeggiava e denunciava crimini e attività di Cosa Nostra. Mentre a Roma, in una terribile concomitanza, veniva rinvenuto il corpo di Aldo Moro, rapito e poi giustiziato dalle Brigate Rosse. Un filo rosso, che più rosso non si può, lega i tre ‘9 maggio’: quello insanguinato dalla Seconda guerra mondiale, dalla bestialità mafiosa e dalla follia omicida del bluff rivoluzionario brigatista. E tre meravigliose vite uccise proprio perché oltre. Oltre la mediocrità della realpolitik, del malaffare, degli interessi di bottega piegati al potere.

Laura Mandolini

Giornata della libertà di stampa: Italia al 41° posto, nel mondo sempre più difficile informare

Non è in cima ai pensieri di tante persone, ma è un problema, per tutti! Il rapporto di Reporters sans frontières per la Giornata mondiale della libertà di stampa dice che la Norvegia è il paese più virtuoso, la Corea del Nord chiude la classifica. L’Italia è 41esima è non è una bella notizia. La libertà dei media è in uno stato disastroso in un numero record di paesi, secondo l’ultimo World Press Freedom Index di Reporters sans frontières, diffusoin occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa di cui questo mercoledì 3 maggio ricorre il 30° anniversario.

Secondo l’indice sulla libertà di stampa, la situazione è “molto grave” in 31 Paesi, “difficile” in 42, “problematica” in 55 e “buona” o “soddisfacente” in 52. In altre parole, l’ambiente per il giornalismo è “cattivo” in sette paesi su 10 e soddisfacente solo in tre su 10.

Un continuo degrado della libertà di stampa in tutta Europa, tanto più nuovamente toccata dalla guerra, con giornalisti assassinati, imprigionati, aggrediti fisicamente, perseguitati per via giudiziaria o sottoposti a campagne diffamatorie. Libertà di stampa è anche poter intervistare personaggi pubblici senza essere interrotti, intimiditi, umiliati nella propria professione. È esercitare il difficile compito di ‘cane da guardia’ che rende più compiuta una democrazia degna di questo nome. Libertà di stampa è anche un invito forte per i giornalisti e le giornaliste a tenere la schiena dritta, a scegliere la verità possibile, ad essere degni di questo meraviglioso mestiere.

Laura Mandolini